Su Bergonzi e sul doping mediatico

Chiellini Lavezzi Dall'informativa del nucleo operativo dei Carabinieri di Roma del novembre 2005:

6 febbraio 2005, h 11.05

Moggi a Giraudo: "…Sì, secondo me han paura di essere marchiati dopo, così… di essere contro. Va' a capire, perché magari, poi gli facciam le polemiche, però qui siamo arrivati al punto che nel dubbio ci dan… nel dubbio puoi dare a favore o contro, qui nel dubbio dai sempre contro e questo non va neanche bene…"

L'aveva capito Moggi, due anni e mezzo fa, ora ci è arrivato anche Ranieri, che in modo pacato ha espresso alla Domenica Sportiva gli stessi concetti che ai tempi Farsopoli vennero mistificati per linciare il Direttore: nel calcio-spettacolo dell'era della comunicazione esiste un problema di imparzialità nei confronti della Juve.

Per gli arbitri, nel dubbio, è meglio fischiare contro.

Infatti, se un errore ci favorisce, vengono linciati sulla pubblica piazza mediatica; se favorisce gli avversari, la cosa tende a passare in secondo piano, mentre per strada la gente rincara la dose, con risatine maligne: "Ora capiscono anche loro cosa si prova a non essere dalla parte del potere".

Peccato che il potere, ai tempi di Moggi, per lo meno rispetto a milanesi e romane, era tutto meno che a favore della Juve, almeno stando alle indicazioni che l'allora presidente della FIGC dava ai designatori in vista per i big-match:

6 marzo 2005

Carraro a Bergamo: "eeh…ma lei…io… pe… penso non so cosa devo dire… io la vedo…lei mi chiede di vedere io la vedo…le dico mi raccomando… se c'è un dubbio per carità che che che che il dubbio non sia a co… a favore della Juventus dopo di che succede… gli dà quel rigore lì…"

Per questo motivo il povero Bergonzi va compatito e non crocifisso per i suoi incredibili errori di sabato scorso a Napoli, nonostante la Juve, due rigori inesistenti a suo favore (di cui il primo al limite del delirio), nel giro di 10 minuti e nel momento clou di una partita in bilico, non li abbia mai avuti.
Anzi, viene da chiedersi quando mai si sia vista una cosa simile.

Ma come può un arbitro dirigere serenamente la Juventus quando, come capita a Firenze, un gol che dalla prospettiva del campo sembra regolare viene trasformato dalla TV in un pretesto per alimentare nuovi sospetti e recriminazioni, portando un telecronista a commentare "giustizia è fatta" all'avvenuto pareggio? Come è possibile, quando in TV si stabilisce che un gol incontestabile ai sensi del regolamento, come quello di Trezeguet nel derby, era frutto di una regola sbagliata, che però guarda caso quando ne usufruì Di Natale per sconfiggerci andava bene? Alla peggio, meglio fischiare 2 o 3 rigori contro senza tanto andare per il sottile, come è successo a Cagliari, che così sono tutti contenti e nessuno si lamenta.

Sui media si era tanto straparlato di calcio pulito e di lealtà sportiva, pur di vendere a milioni di anti-juventini con la bava alla bocca lo spettacolo della distruzione del nemico. Purtroppo quello spettacolo ha fatto il tutto esaurito e finché funziona l'impresario non pensa certo ad allestirne uno diverso.
Parlare del gesto tecnico di un campione, approfondirne il lato umano, sviscerare i temi tattici di una partita non interessa a nessuno. Altro che valori sportivi.
Meglio riproporre per 2-3 ore sempre le stesse brevi sequenze al ralenti per far gridare a milioni di persone "Al ladro!", nei bar, negli uffici, per strada.

Dopo il doping farmaceutico (evocato solo ai danni della Juventus moggiana uscita per altro pulita da una persecuzione giudiziaria quasi decennale), dopo il finora impunito doping amministrativo (a cui solo la Juventus giraudiana non è ricorsa tra le grandi), assistiamo oggi alla diffusione di una nuova pratica anti-sportiva, il doping mediatico, che altera la terzietà della classe arbitrale creando attorno ai direttori di gara una tempesta di pressioni psicologiche che li inducono a sbagliare nel dubbio sempre contro qualcuno, così la gente è contenta.

Tutto ciò, ovviamente, in nome dell'etica sportiva, è chiaro.