Storia di un forum e del codice etico che lo mise a tacere

Succede che un giorno un forum chiude. Succede che, di punto in bianco e senza nessun preavviso, se ne va l'unico vero mezzo di informazione rimasto in questo panorama mediatico più orwelliano di Orwell.

Sconcertante ma, in fondo, comprensibile. Provate ad immaginare: questo forum (www.J1897.com), che conta circa 30.000 iscritti e numerosissimi contatti giornalieri, nel giro di pochi mesi viene più volte menzionato dai giornali, compare in televisione e diventa addirittura oggetto di discussione durante l'ultima Assemblea degli Azionisti della Juventus. Bene, una persona normale ne legge il nome su un quotidiano, si collega ad internet, inserisce le parole in un motore di ricerca e in un attimo eccolo là, di fronte alla più grande community bianconera d'Italia.
Poi, leggendo le discussioni della sezione denominata Farsopoli, scopre un mondo diverso: un mondo dove Cannavò è un po' meno Candido, dove Palombo è un pesce della famiglia degli squali e dove Verdelli, al massimo, è un libero dell'Inter premorattiana. Un mondo dove, incredibilmente, si fa informazione. Già, perché su quelle pagine virtuali da tanto tempo veniva portata avanti una battaglia per la verità. Avvocati, analisti finanziari, professionisti di ogni genere, ma anche giornalisti improvvisati, tifosi in cerca di risposte e persone qualunque si sono confrontati, hanno messo in piedi iniziative, confrontato documenti e pubblicato libri. Una caverna platonica dove la verità aveva fatto breccia, dove molti si erano "svegliati" dal torpore indotto dai dogmi televisivi e dalle compiacenze giornalistiche.

Ecco, tutto questo stava diventando scomodo: la gente cominciava ad aprire gli occhi, a pensarla diversamente e ad associare la parola scandalo non più a Luciano Moggi, ma a qualcun altro. La voce corre, il passaparola è un mezzo formidabile: via uno, poi l'altro e l'altro ancora. Un processo lento ma inesorabile.

Si viene quindi a sapere che alla base della chiusura del forum c'è una minacciata azione legale da parte della Juventus F.C., infastidita per l'uso indiretto del proprio marchio che il sito fa per ottenere sponsorizzazioni pubblicitarie. Lo stesso dicasi per una società partner del club torinese, seccata per la pubblicazione di alcune fotografie protette da copyright.
Non sappiamo se quanto accaduto sia solo un pretesto per togliere di mezzo la voce indesiderata di migliaia di tifosi indignati dalle menzogne di Calciopoli ma, certamente, da questa vicenda abbiamo appreso qualcosa: questa dirigenza, questa proprietà, questa Juventus sta riuscendo a fare peggio di quella precedente. E non in termini sportivi, perché su quello non c'è mai stata competizione.
In quale altro mondo accadrà di vedere un club di calcio che va contro ad un inerme gruppo di propri tifosi? Un monumento andrebbe fatto a questi tifosi, che hanno sopportato di tutto, dalle reticenze processuali al ritiro al Tar, da una campagna acquisti castrata alla mancanza di un progetto chiaro e sostenibile. Invece hanno scelto la via dell'intimidazione, scendendo nel ridicolo. E non stiamo parlando di milioni di euro, ma di quattro baiocchi in croce che ragazzi volenterosi mettevano insieme pur di mandare avanti la loro "creatura".

Ma forse dovevamo aspettarcelo, fin da quando ci presero in giro con la storia del codice etico, un pistolotto sbrodolante che ha fatto diventare il tifoso juventino il più imbecille (e preso in giro) d'Europa. Per mesi abbiamo ascoltato tutto il male possibile sui presunti misfatti della Triade (ci fu persino chi accusò Moggi di vendere orologi per rimediare risorse da impegnare nelle schede svizzere...) ma mai come in questo momento abbondano le miserie e i colpi bassi: prezzi dei biglietti invariati, allenamenti a pagamento (e, quando non a pagamento, a porte chiuse), sezioni del sito ufficiale accessibili solo dietro versamento di denaro, azioni legali contro i propri tifosi, aumento di capitale sulle spalle dei piccoli azionisti, il tutto condito da un vastissimo repertorio di promesse non mantenute e da un quintale e mezzo di parole al vento.
Incredibile, ma questo è ciò che sta accadendo in seno alla società che ha voltato pagina, che ha scelto i valori di Facchetti, che ha optato per la trasparenza e il dialogo. Ma lo hanno detto loro a gran voce: adesso non hanno più nemmeno i telefoni per dialogare. Peccato, perché c'è una domanda che sempre più tifosi sentono l'urgenza di porre a questi signori: "quando ve ne andate dalla Juventus, dalla nostra Juventus?".