Calciopoli quattro anni dopo/2 - Orgoglio e vergogna

bananasI primi giorni furono di smarrimento, credevo ancora in ciò che passavano i media, convinto che il ruolo dell’informazione fosse quello di raccontare ai cittadini i fatti di cronaca affinché essi potessero formarsi liberamente la propria opinione, magari attingendo a una molteplicità di fonti per mediare tra le diverse sfumature del racconto, dovute ai diversi orientamenti politici e culturali delle sorgenti di informazione.

Nella vicenda Farsopoli, le sfumature furono minime, la condanna dei media fu unanime, Moggi e la Juventus furono colpevoli senza se e senza ma, sin dai primi messaggi cifrati di Palazzo di Vetro, e con particolare accanimento dopo il via libera pubblico di John Elkann in quella maledetta domenica di maggio. In quei primi giorni, prima di mettere in discussione la credibilità dei media, per qualche giorno pensai che quello che stava accadendo potesse essere una cosa buona, e che John Elkann volesse sfruttare l’occasione per guidare il movimento del calcio verso un cambiamento radicale, riportandolo indietro nel tempo, per riavvicinarlo ai valori più veri e genuini dello sport. Ben presto però mi resi conto che la colpevolezza della Juventus era un dogma non supportato da evidenze, non esistevano prove a supporto dell’assunto (dopo quattro anni non ne sono ancora state trovate, mentre a carico di altre squadre sono stati rinvenuti indizi ben più gravi di quelli usati per eliminare la Juventus, nascosti all’opinione pubblica dal 2006), mi accorsi insomma dell’inganno che si stava perpetrando ai danni della squadra che stava per schierare otto calciatori nella finale del Campionato del mondo, stabilendo un record che probabilmente rimarrà ineguagliato per diverso tempo. Il 6 agosto 2006 mi iscrissi al forum bianconero J1897.com sul quale iniziai a scrivere i miei dubbi su ciò che stava accadendo, dubbi che venivano condivisi da altri utenti, alcuni dei quali avevano idee molto simili alle mie. Conobbi allora attraverso i nicknames coloro con cui avrei poi orgogliosamente condiviso per quattro anni il cammino di Ju29ro. In quei giorni, dal 6 al 31 agosto 2006, sperai ancora in un sussulto di orgoglio da parte dell’allora presidente Cobolli Gigli, e mi illusi quando ebbi la fortuna di leggere il testo del ricorso al TAR, nel quale mi riconoscevo appieno. Ricordo con piacere un topic che aprii su J1897.com dal titolo “La vera posta in gioco”, nel quale peroravo la causa del ricorso al TAR sostenendo che la serie B era niente in confronto alla difesa della storia e dell’onore della Juventus. Simili concetti li espressi in una lettera aperta a Cobolli Gigli e Blanc pubblicata su Tuttosport in data 29 agosto 2006, solo pochi giorni prima del ritiro del ricorso al TAR che coincise con la fine delle mie illusioni.

Ricordo benissimo il 31 agosto 2006. Mi trovavo in Calabria per un sopralluogo preliminare alla realizzazione di un impianto eolico e ad ogni trasferimento in auto da uno dei siti prescelti per l’ubicazione delle turbine all’altro accendevo la radio in attesa della notizia sulla decisione del CDA della Juventus sul ricorso al TAR. I segnali dei giorni precedenti non erano incoraggianti, la sensazione che la Juventus stesse per essere definitivamente venduta era forte e divenne certezza verso sera, quando una voce soddisfatta annunciò la resa di Elkann, che poi scoprimmo suggerita da Montezemolo. In quegli stessi giorni dovevo prendere la decisione finale di trasferirmi in Australia. La decisione era matura da tempo, il visto per la residenza permanente sarebbe scaduto dopo pochi mesi e il tempo necessario per organizzare gli aspetti pratici del trasferimento stava scemando, dunque non potevo più attendere. Direi una sciocchezza se negassi che la vicenda di Farsopoli abbia influito sulla mia decisione. Più volte mi sono chiesto e ancora mi chiedo: cosa penseranno di me i miei figli quando dirò loro che ho deciso della loro vita per una squadra di calcio? La risposta che mi sono dato tante volte in questi anni è che Farsopoli va ben oltre il calcio, è una rappresentazione del degrado di una nazione, il cui popolo si è gradualmente abituato ad accettare qualunque nefandezza da parte di una classe dirigente in gran parte corrotta: in essa i media non sono al servizio dei cittadini, ma sono espressione degli interessi dei propri editori e dei politici di riferimento, e non vi può essere accettato che un ex-capostazione sia più bravo del pupillo di una dinastia di petrolieri. Una nazione in cui, sino a che dureranno i risparmi accumulati dalle generazioni del boom economico e ci sarà qualcosa da addentare, basterà offrire tette e culi in TV all’ora di cena, e una squadra da tifare alla domenica, per sfogare le frustrazioni quotidiane, e si potrà tentare di far credere al popolo che Cristo è morto dal sonno, che la mia Lucca ha bisogno di uno stadio nuovo, che Moggi doveva comprare gli arbitri per battere l’Inter e che un appartamento con vista Colosseo costa una manciata di euro.

A quattro anni di distanza da Farsopoli ho imparato a non credere a nessuna fonte giornalistica, cerco di acquisire attraverso Internet fatti che siano accertati senza ombra di dubbio e di formare la mia opinione basandomi esclusivamente su di essi, ho smesso di credere nel sistema calcio, guardo distrattamente la Juventus in streaming, soprattutto per seguire le gesta degli ultimi campioni cui sono rimasto affezionato (Camoranesi, Trezeguet e prima di loro Nedved) e ho perso anche quel barlume di speranza che ancora riponevo nel sistema politico italiano. Sono orgoglioso di aver combattuto in questi quattro anni, e di continuare a combattere, insieme al team Ju29ro, questa piccola grande battaglia di civiltà per denunciare la farsa del 2006, una battaglia che sembra continuare ad essere ignorata dalla proprietà della Juventus, nonostante il tanto atteso cambio al vertice. Oltre all’orgoglio, provo però anche imbarazzo e vergogna per avere atteso una vicenda pallonara per condurre la mia battaglia di civiltà. Perché non ho dedicato tempo e risorse per studiare le carte processuali del caso Moro, di Ustica, della strage di Bologna o di quelle di Falcone e Borsellino? Se però un manipolo di internauti riuscisse nel miracolo di abbattere i potentati che stanno dietro a Farsopoli grazie all’utilizzo delle nuove tecnologie in funzione della diffusione capillare di una verità scomoda (anche se solo pallonara), magari anche tanti altri comincerebbero a tremare.