Il tifo organizzato: rivogliamo la nostra Juve!

protesta degli ultras juventiniIn diverse occasioni, su www.ju29ro.com abbiamo parlato del tifo organizzato juventino, e non sempre in termini lusinghieri. Stavolta lasciamo che sia una esponente dei gruppi ultras a parlarcene, a raccontarci la propria visione di tutto ciò che ruota intorno al mondo Juve. A tale scopo, abbiamo realizzato questa chiacchierata a 360° con Annamaria di OrgoglioGobbo, conosciuta sui forum juventini come "Miss", con la quale abbiamo già avuto il piacere di confrontarci e di collaborare in diverse occasioni: la sciarpa nerazzurra della Juve, la tragedia dimenticata dell'Heysel, il gemellaggio tra viola e reds, la manifestazione dello scorso 23 gennaio, etc...

Annamaria, cominciamo da questi quattro anni maledetti, in particolare quest'ultimo: la squadra non va, la dirigenza non è all'altezza, la società non c'è; il tifo juventino sotto accusa: multe, cori razzisti, squalifiche, contestazioni, accuse di violenza... qual è lo stato di salute attuale della tifoseria bianconera, dopo questi quattro anni di umiliazioni?
Spossati, ma ancora in piedi, e soprattutto molto incazzati. E' da fine maggio 2006 che il tifo juventino in generale è stato spogliato di tutti i sogni, offeso, deriso, derubato delle vittorie e delle emozioni ad esse legate... ma soprattutto della propria storia. C'è stato un primo periodo, post Calciopoli, fatto di promesse di rinascita, promesse di gestire i tifosi come tifosi e non come clienti. C'è stata fiducia, da parte nostra, concessa alla proprietà e alla nuova dirigenza, PER AMORE DELLA JUVE, perché non si poteva, secondo me, fare altro... in quel preciso momento, quello in cui va inquadrata Calciopoli. Nel corso, però, di questi quattro anni, questa fiducia è stata tradita, e la speranza annientata. Il tifoso è stato trattato peggio di un cliente, perché noi non abbiamo diritto nemmeno al soddisfatto o rimborsato. Noi non abbiamo diritto di critica. Solo di pagare. Non solo: i dubbi relativi alla farsa di Calciopoli, che prima erano di pochi, oramai attanagliano buona parte dei tifosi.
In tutto questo, e dopo 16 sconfitte in questa stagione, credo che definire un vaso colmo il tifo bianconero non sia poi così esagerato.

Numerosi gruppi ultras, club doc, club "normali", associazioni, centinaia di siti web e blog, tifosi vip, tifosi "normali", etc.: come si può riuscire a ricompattare la tifoseria juventina? C'è qualcuno o qualcosa che può fare da catalizzatore, e in che modo?
Il tifo juventino è troppo variegato e diverso, oltre che sparpagliato (e distante, logisticamente parlando, data la nostra peculiarità di essere presenti su tutto il territorio italiano), perché si possa mai sperare di ricompattarlo definitivamente. O di avere un unico leader. Ognuno ha esigenze diverse: i gruppi organizzati sono diversi dai club e dal tifoso occasionale, diversi proprio nel modo di vivere il tifo... e la JUVE. E hanno esigenze diverse. E, purtroppo, c'è poca tolleranza da ambo le parti. Perché comunque il tifo organizzato è sempre sotto accusa, e guardato sempre con l'occhio di chi ti aspetta al primo errore per affondarti, a prescindere...
Poi, ci sono interessi diversi: c'è chi usa la Juve per aumentare la visibilità personale o per interesse personale, e Calciopoli in questo ha fatto, purtroppo, la fortuna di alcuni tifosi, che si autodefiniscono juventini.
In mezzo a tutto questo, è difficile mettere insieme i pezzi delle varie anime del tifo, tanto da riuscire ad essere un'unica entità. Cosa che ci renderebbe fortissimi, sotto tutti i punti di vista: sia come numeri, sia come capacità di arrivare ai media e fare notizia. Io ritengo che sia impossibile: saremo sempre divisi tra di noi, per i motivi sopra citati. Calciopoli è stata devastante anche per il tifo, se vogliamo: l'ha sgretolato e diviso, rendendoci più deboli.
Però, ci sono state singole situazioni che hanno in qualche modo riunito, anche solo per un giorno, il tifo GOBBO... con risultati straordinari: dall'Adunata del 1° luglio 2006, con 40.000 persone in piazza, fino alla manifestazione del 23 gennaio. C'è stato, anche, il movimento che si è creato contro il gemallaggio perverso tra Fiorentina e Liverpool, di cui i mass media poco hanno raccontato, ma che ha portato all'annullamento dello stesso. Oppure la reazione che ha portato al blocco della vendita della sciarpa con i colori nerazzurri messa in vendita dalla società. Alcuni eventi, tutti dall'impatto emotivo molto forte, hanno avuto questa capacità (direi quasi, miracolosa) di riunire il nostro tifo. E, quando è successo, siamo stati devastanti. I numeri sono dalla nostra, le capacità anche. Basterebbero solo più tolleranza... e maggiore pazienza, da parte di tutti e, soprattutto, maggiore rispetto tra di noi. Ma non vedo questa capacità all'interno del nostro tifo.
Ora, per la gara interna di domenica con il Cagliari, i gruppi organizzati hanno emesso un unico comunicato, dove si annuncia che la contestazione contro dirigenza, proprietà e parte dei giocatori prosegue ad oltranza, e si chiede il sostegno di tutti i tifosi presenti allo stadio... comprese le tribune, che normalmente sono più fredde: spero di essere smentita.

Domenica 28 marzo si è svolta la manifestazione annunciata al di fuori dello stadio, rivolta verso società, dirigenza e squadra: il tutto, pacificamente e ordinatamente (niente incidenti o episodi di razzismo o di violenza), ma mediaticamente è stato dato risalto solo al gesto sconsiderato (sicuramente meno violento di quanto si sia fatto apparire, ma ugualmente deprecabile), compiuto da un singolo tifoso ai danni di Zebina davanti all'albergo... secondo te, come mai?
Perché solo l'atto atipico fa discutere, non la normalità. Perché la violenza (o presunta tale) crea polemica e visibilità: la tranquillità della normalità e del rispetto delle regole non fa più notizia, in un paese come il nostro. E' pur vero che, se lo scappellotto goliardico, perché di questo si è trattato, non ci fosse stato... della nostra protesta si sarebbe parlato molto meno. Non voglio dire che lo scappellotto sia stato giusto. Dico che comunque ha reso la protesta più visibile agli occhi dei media, nel male e nel bene. E' vero che opinionisti, o presunti tali, hanno avuto tante chiacchiere da fare... ma, senza quel gesto discutibile, ho paura che la nostra protesta sarebbe passata in toni decisamente minori.
Potere dei mass media, bisogno di polemica... e anche una buona dose di masochismo da parte di alcuni nostri tifosi: siamo sempre i primi a farci male. In quattro anni di civiltà acclarata, l'unica cosa che ha fatto discutere è stato uno scappellotto... e non solo i giornalisti, ma anche i nostri stessi tifosi. Io però non ho visto la stessa indignazione per il dito medio mostrato, di nascosto, ai suoi stessi tifosi. Vi faccio una domanda: se un vostro vicino di casa mostrasse il dito medio ad un passante e l'altro gli rispondesse con uno scappellotto, io credo che il primo pensiero che vi passerebbe per la testa sarebbe "il mio vicino di casa se l'è cercata", ma, siccome lo ha fatto un tifoso ad un giocatore, allora è scandalo. Sicuramente è stata una goliardata da non ripetere... però penso che Zebina non si sia girato perché sapeva che, in parte, la responsabilità era anche sua. E penso anche che, se la società fosse intervenuta in modo doveroso e deciso quando ci fu, nei nostri confronti, la sparata di insulti pesantissimi da parte di Melo, obbligando il giocatore a scusarsi immediatamente (e pubblicamente) davanti alle telecamere e con una multa seria, Zebina non si sarebbe permesso di alzare quel dito medio. Invece, questa dirigenza se n'è lavata le mani, perché probabilmente pensa la stessa cosa del tifoso... pardon, del cliente. E per questo la ritengo altrettanto responsabile del fatto che la situazione tra il giocatore e una parte della tifoseria sia scappata di mano.
Se il rispetto non ci viene dato, noi ce lo andiamo a prendere e, visto che la dirigenza è sparita, ce lo siamo andati a riprendere da soli. E, per quanto possa non essere condiviso questo modo di fare, io sono convinta che nessun altro giocatore si permetterà più di insultarci di nuovo. Discutibile, ma funzionale.

In corso Agnelli, domenica 28 abbiamo visto striscioni (per lo più contro l'azionista di maggioranza) esposti con ordine, abbiamo sentito slogan e cori, indirizzati alla società e alla dirigenza, ma anche verso alcuni giocatori: in particolare Cannavaro, Zebina e Felipe Melo... per quali motivi?
Il tifo organizzato è passionale e ultrà anche nel rapporto con i giocatori. Si può morire per chiunque indossi la nostra maglia, ma pretendiamo rispetto da chiunque la indossi: i tre giocatori indicati non ne hanno avuto.
Cannavaro, sappiamo tutti perché: non gli abbiamo mai perdonato il tradimento del luglio 2006. Mentre giurava di rimanere con noi anche in B, stava già firmando per il Real. E poi, torna da noi dopo quattro anni, solo per prendere la pensione... e perché De Laurentiis non l'ha voluto.
Zebina è da sempre che ha un rapporto difficile con il tifo organizzato: è persona amabile, ma troppo orgogliosa e passionale. Risponde nel nostro stesso linguaggio: è troppo simile a noi, da un certo punto di vista, e questo non ha aiutato a risolvere i momenti di rottura che ci sono stati nel passato. L'ultimo dito medio che ci ha mostrato a Londra è stato devastante per qualsiasi possibilità di chiusura del contenzioso.
Melo, lo hanno visto tutti insultare i nostri familiari e noi in modo plateale e in diretta nazionale televisiva, dopo una stagione quantomeno discutibile e, in molti casi, irritante. Anche le scuse fatte domenica 28 mi sembrano molto teatrali. E se non segnava? Niente scuse? La curva sud, che si era presa gli insulti, tra l'altro non c'era... ergo, non so a chi abbia chiesto scusa. Di sicuro, non alle stesse persone che aveva insultato pesantemente. Noi siamo abituati a pagare se sbagliamo... e a pagar caro: la stessa cosa deve valere per i giocatori. Un personaggio pubblico come lui deve andare davanti alle telecamere, senza aspettare di segnare, e chiedere scusa a prescindere, per gli insulti vergognosi che ha lanciato ad una parte di tifosi e ai loro familiari.
Questione di rispetto nei nostri confronti, e nei confronti di quei valori a cui noi del tifo organizzato teniamo molto.

In queste settimane e, in particolare, in questi giorni, le notizie che arrivano dal processo di Napoli e le nuove intercettazioni lasciano intuire la possibilità di nuovi scenari per il calcio italiano e per il futuro della Juve... secondo te, quale può essere, ammesso che esista, la strada che può indurre la società a fare quanto in suo potere per riappropriarsi della sua storia?
Questa società non lo farà mai: non in modo deciso, secondo me, perché dovrebbero andare anche contro se stessi... e a Torino dovrebbero uscire verità troppo scomode e pesanti, che ribalterebbero di nuovo tutto il mondo del calcio italiano, e scatenerebbero richieste di risarcimenti così numerose che il mondo del calcio ne verrebbe sommerso e distrutto. Anzi, ora come ora, secondo me, qualcuno in sede si sta pure preoccupando molto: delle intercettazioni, delle notizie che arrivano da Napoli e dell'andamento dello stesso processo. Sempre più tifosi GOBBI, e non solo i tifosi, si chiedono come mai questa proprietà non solo non si è difesa, ma anzi ha chiesto pure la serie B. Il problema è uno solo: come fanno ad andare contro se stessi e contro i loro amici che stanno a Milano?
L'unica soluzione è creare un movimento popolare talmente pressante da obbligare la società a prendere una posizione, oppure ad andarsene. Ma sinceramente è molto difficile, viste le premesse. Quello che per ora si può fare è alzare la voce da parte di noi GOBBI: dobbiamo pensare noi alla JUVE e alla nostra STORIA, non dobbiamo mollare, usando Internet e, quando è il caso, la piazza. Dando una mano ai gruppi organizzati che sono in contestazione ormai da mesi... e non certo solo per i risultati sul campo. Se noi tifosi non diventiamo un'unica voce, tra tutte le nostre varie anime, da questa proprietà non verrà mai nulla che possa riscrivere la storia di Calciopoli. Bisogna farsi sentire, come state facendo voi di Ju29ro.com da quattro anni, questo ve lo riconosco con tutto il rispetto che meritate; come fa Giuseppe Belviso che, con la sua associazione, sta facendo battaglie legali in mezza Europa, per poter annullare quella specie di processo sportivo che non doveva mai essere fatto; come stanno facendo i ragazzi della combriccola romana, che con la loro trasmissione "Tutti pazzi per la Juve", in onda il venerdì sera, su RadioErre2 di Roma, stan cercando di dare un'unica voce al nostro tifo, dando spazio a tutte le sue varie anime. Come il tifo organizzato, che da mesi contesta, tra mille difficoltà, diffide e punizioni che vanno oltre la logica, e che sono addirittura preventive, per cercare di zittire una contestazione che oramai è ad oltranza, contro questa dirigenza e una parte della proprietà.
Ognuno di noi ha un suo ruolo molto importante, ognuno svolge davvero un lavoro ammirevole... ma, soprattutto, ha il coraggio di esporsi. Cosa che purtroppo non ha una buona parte del tifo juventino, che ha il vizio di delegare e di pretendere che siano sempre gli altri a fare quello che richiederebbe qualche piccolo sacrificio. E' ora che anche questi tifosi si espongano in prima persona e se, come stiamo provando ad organizzare, ci sarà l'iniziativa di scendere in piazza per obbligare la nostra società a richiedere quanto ci è stato tolto quattro anni fa, è ora che anche loro si muovano in prima persona, e per una volta diventino protagonisti anche loro, mettendoci la faccia, e dando forza a chi da anni sta combattendo in prima persona, contro tutti e tutto. E' ora che anche questi tifosi si assumano le loro responsabilità: sappiamo che le guerre si vincono partecipandovi, e non solo desiderandole.
Su Facebook si è creato un gruppo a supporto e per l'organizzazione di un eventuale nuova adunata come quella del 1° luglio 2006: conta 4.000 iscritti in pochi giorni. Oltre alla rabbia contro questa dirigenza e proprietà per gli errori di gestione della nostra società, ora si aggiunge una nuova rabbia (in realtà, mai sopita del tutto), con le novità eclatanti e sconvolgenti che arrivano da tutte le nuove intercettazioni, spuntate fuori in questi giorni, che vedono implicati dirigenti di altre squadre, tra cui anche l'Inter. E che fanno capire come Calciopoli sia stata in realtà una grande manovra per eliminare la Triade e la JUVE. Era malcostume, non illecito sportivo. Il vero reato, in tutta questa storia, è l'aver nascosto le intercettazioni che sono venute fuori in questo periodo... e quelle che sentiremo martedì 13, alla ripresa delle udienze del processo di Napoli.
Ora è il momento di scendere nuovamente in piazza, come in quel luglio di quattro anni fa. Stiamo invitando anche GOBBI di un certo peso, e ringrazio prima di tutto Gigi Moncalvo, che ha dato il suo appoggio morale e non solo all'iniziativa. Vogliamo provare a fare una grande manifestazione che possa lasciare il segno, sia alla nostra dirigenza/proprietà che agli organi come la Figc. Aspettiamo il 13 e l'udienza del processo, e poi decidiamo che linea seguire e i contenuti della manifestazione che si vuole fare. Dobbiamo tutti continuare per questa strada: ora è il momento giusto. Le grosse novità di questi giorni, e le nuove intercettazioni relative a Moratti e all'Inter, aprono scenari completamente nuovi. Non so dove si andrà a finire, ma so che è ora di combattere, da parte di noi GOBBI, perché la verità esca tutta... e perché ci sia finalmente Giustizia, quella vera. Dopo aver tanto sofferto in quel maledetto luglio 2006, ora è arrivato per noi il momento di rifarci. E di riscrivere la nostra STORIA. Solo noi lo possiamo fare, visto che la nostra proprietà probabilmente non ha interesse a farlo... e, forse, si inizia anche a capirne il perché.
E' ora di far sentire al mondo la nostra rabbia. Pensiamo ad una data di maggio significativa per la nostra storia. E spero che, a 'sto giro, il Popolo GOBBO sappia stupirmi, e che risponda in massa all'iniziativa.

E per tutti noi, quale può essere la strada da seguire per non disamorarci o (come, a quanto pare, sta succedendo a molti) per non distaccarci dalla nostra Juve? Qual è la ricetta?
Combattere. Combattere. Combattere. Mediaticamente, ovviamente. Ognuno per come può.
E quando si è stanchi, e viene voglia di mollare, ci si deve ricordare di tutti i momenti indimenticabili che abbiamo nel nostro cuore, così come ci si deve ricordare sempre di tutto quello che ci hanno tolto in quell'afoso luglio del 2006. E non parlo tanto degli scudetti, ma parlo del nostro sogno. Delle nostre emozioni, del nostro orgoglio. Anche se, alla fine, non ce l'hanno fatta a toglierci tutto. Il primo luglio del 2006, per quanto non tutti l'abbiano compreso, abbiamo dimostrato che non potevano toglierci l'Orgoglio di essere GOBBI e l'Amore per quella maglia.
Noi, in curva, abbiamo un detto: "Un Onore seguirla, un Dovere difenderla". E nel momento in cui vediamo quella maglia entrare in campo, tutto passa in secondo piano. Se siamo andati fino a Crotone, non possiamo fermarci ora. E se, proprio, c'è un momento in cui non si trovano più motivazioni, pensiamo all'Avvocato, a suo fratello, all'avvocato Chiusano, e a chi nel 1897 creò quel sogno chiamato JUVE. Non possiamo abbandonare prima di avere restituito, almeno a loro, quel sogno. Glielo dobbiamo. Per quello che loro hanno donato a noi.

L'interesse del mondo del calcio sembra concentrarsi sulle battaglie per i diritti televisivi, sui bilanci, le sponsorizzazioni, le pay tv: nessun interesse per i prezzi dei biglietti e per le esigenze dei tifosi: come vedi il futuro del tifo organizzato in Italia e, in particolare, il futuro di quello juventino nel nuovo stadio?
Male. Molto male. Vedo un futuro buio, fatto solo di pay tv, di partite giocate in qualsiasi giorno della settimana a qualsiasi ora... spogliando gli stadi della cosa più bella: il tifo. Nel nuovo stadio, se continua così, può darsi che noi non ci entreremo nemmeno, visto la tendenza a volerci far sparire. Siamo gli unici ad avere un responsabile commerciale che va alle riunioni dell'Osservatorio per stabilire i divieti per noi tifosi. Meglio lo stadio vuoto che una contestazione in essere. Però, attenzione, non credo che saremo gli unici a non entrare: se si continua così, farà la fine del Delle Alpi, sempre vuoto o quasi negli ultimi anni. Questo sembra essere il loro motto. Ma, d'altronde, a questa dirigenza sembrano interessare solo i soldi che guadagneranno dalla realizzazione non tanto del nuovo stadio, pagato dagli sponsor, ma del centro commerciale legato ad esso. A loro non interessa il tifoso in quanto tale. A loro interessa il cliente, che è cosa completamente diversa. La tessera del tifoso sarà una carta di credito, che permetterà anche di fare acquisti, e non solo di biglietti per la partita... e, per tutti gli acquisti al centro commerciale, diventerà anche una tessera a punti, all'occasione. Gli abbonamenti e i biglietti costeranno così cari, che solo i tifosi ricchi e i tifosi dal Giappone, o comunque dall'estero, potranno andarci. Così, rivedremo quella desolazione che era tipica degli ultimi anni al vecchio Delle Alpi. Il centro commerciale, in compenso, avrà il suo importantissimo ritorno economico. E, di conseguenza, chi se ne frega se lo stadio sarà semivuoto... tanto il vero interesse sono i contratti con le pay tv.
Davanti a queste considerazioni, non ho molte speranze per il futuro. Ma solo tanta nostalgia per il calcio romantico di tanti anni fa... che non tornerà più.

Grazie per la lunga chiacchierata. L'ultima domanda non può che essere questa: Annamaria... Che fine ha fatto la Juve?
E' dentro nei nostri cuori e nella nostra memoria storica: sta a noi riconsegnarla al mondo e al campo. Ma prima bisogna che cambi tutto in sede. Bisogna che ci siano uomini capaci, e soprattutto con la volontà di farci tornare vincenti, come la nostra storia richiede. La proprietà la vedo dura che possa cambiare. Spero in un passaggio di mano tra gli Elkann e Andrea Agnelli, ma non è cosa semplice. Ci sono troppi segreti che non devono uscire, c'è una Farsopoli ancora tutta da spiegare. Con un bagaglio così scomodo, oltre che pesante, dubito che chi ci ha affondato possa vendere la Juve. Se non altro per custodire le ragioni di certe scelte il più possibile.
Ecco perché stiamo pensando ad una grande manifestazione. Per obbligare chi non ci ha difeso da questo incubo a tirarci fuori. E, se poi se ne vanno, è ancora meglio. Solo così ritroveremo la nostra JUVE e la riporteremo dove le compete.