Benvenuti all'inferno

ken shiroBene. Bene. Bene.
Dunque quel bugiardo mafioso di Moggi, che telefonava ai designatori per condizionarne l’operato, non era bugiardo e non era mafioso.
Porca pupazza! Proprio ora che mi stavo abituando all’idea…
L’unica cupola che esiste è quella parte stempiata del suo cranio.
Idem per i due bugiardi per eccellenza, Bergamo e De Santis, che da oltre tre anni vanno cianciando che tutti i club telefonavano e tutti intrattenevano rapporti con loro, mentre l’opinione pubblica italica li additava come due assassini.
Tutti intrattenevano rapporti con loro, per davvero.
Eccoci qua.
Di nuovo all’inferno, se non altro per il calore che c’è e per quello che arriverà a breve.
Ecco le telefonate che non avevamo ancora sentito.
Tutti prodighi di cordialità, amicizia e rispetto verso il sistema calcio nel complesso.
Ecco le telefonate di Moratti, Facchetti, Galliani, ecc.
E non finisce qui.
Per ora abbiamo solo scherzato.
Antipastini, per cercare di mettere appetito ai lettori.
Ed ecco già la stampa di regime che si adopera per tentare di arginare il mare, o il fuoco, visto il titolo sovrastante.
Travaglietti e Severgnetti vari…
Ed ecco, per l’ennesima volta, il silenzio avvilente di John Elkann.
Proprio ora che la Juve è stata riportata ai fasti di un tempo… (de che?)
Proprio ora che una semifinale di Champions gli stava facendo venire l’acquolina in bocca…
Questo è l’inferno ragazzi.
Caliente e devastante.
L’inferno del “zitti Juventini! Fatevi la B, che vi è andata bene! Eravate da C. Lasciate perdere, perché le telefonate le abbiamo sentite tutti!”.
Ecco.
Forse le abbiamo sentite tutti, ma non le abbiamo sentite tutte.
Ora sentiremo, finalmente, anche le altre.
E non solo quelle della B.D.O.L. (Banda Degli Onesti Longobardi), ma anche quelle degli altri semi-onesti.
D’ora in poi ci saranno nuovi temi da trattare nei bar del “bananeto della bassa Europa” (autocit.).
D’ora in poi gli Juventini avranno qualche nuova freccia al proprio arco da piazzare sulla fronte degli onestissimi anti-Juventini sportivi italici.
Ed il bello deve ancora venire, non solo perché alcune di quelle già pubblicate sono più gravi di quelle di Moggi, ma perché, se l’antipasto è questo, non oso pensare a come possono essere le altre.
Anzi, oso, oso.
Saranno settimane roventi.
Non dimenticate però una cosa.
Da molti anni ci sono squadre in A che non dovrebbero esserlo per motivi di bilancio, passaporti falsi, operazioni di mercato svolte senza rispettare alla lettera i regolamenti sportivi, ecc
Ancora, per l'ennesima volta, il solito esempio che faccio sempre a tutti gli amici longobardi.

Dichiarazione di De Biase, ex Giudice sportivo dello scandalo del calcio scommesse degli anni 80, rilasciata nell'estate 2006:
"Premesso che parliamo di voci che devono essere confermate, direi che l'indagine si presenta piuttosto complessa, perché investe sia la magistratura ordinaria che quella sportiva. Dire che l'Inter non rischia nulla, salvo una multa, significa non conoscere le leggi. L'Inter rischia, anche la radiazione, in teoria. Inoltre c'è un particolare che sembra essere sfuggito a molte persone che vedo sulle reti delle varie TV parlare a sproposito: la liceità dei pedinamenti.
Non scordiamoci che siamo in un campo ben definito, cioè quello della giustizia sportiva, dove non sempre valgono le regole della giustizia ordinaria. Un esempio pratico: se io, privato cittadino, mi rivolgo ad un'agenzia investigativa, regolarmente licenziata, per far pedinare mia moglie, pensando che abbia un amante, non commetto reato. Queste regole non valgono nella giustizia sportiva: è chiaro che se applico lo stesso concetto, l'unico scopo che mi prefiggo è quello di avere dei vantaggi illeciti.
Oltretutto pare che, oltre ai pedinamenti, ci siano anche delle intercettazioni illegali, a danno di squadre avversarie, direttori sportivi e membri della Gea. Quindi, ripeto, se le notizie verranno confermate, direi che l'Inter rischia, e molto, anche perché tra Inter e Telecom c'è un singolare processo di osmosi: dirigenti, managment e membri del CDA dell'una rivestono, a vario titolo, incarichi nell'altra".

Insomma.
Ci sono molti campionati da rivedere e molte decisioni da prendere.
Calciopoli esiste, ma è un’altra rispetto a quella che ci hanno raccontato.
Moggi è una formica.
Io non so se si riuscirà a sovvertire finalmente quelle indecorose ingiustizie viste negli ultimi dieci anni di calcio.
Magari anche solo gli ultimi cinque anni di calcio…
Il comportamento della Torino bene non mi ispira per nulla.
La vedo difficile ma, per quanto io non sia un simpatizzante di Moggi a prescindere, tifo per lui.
Alcune settimane fa, in un programma sportivo su una tv piemontese, ha detto:
“Io nel 2006 non ci ho capito niente”.
Concordo, finalmente si è tolto il mantello da Superman e ha confessato.
Concordo alla grande.
E’ stato da tutti, senza offesa, sopravvalutato nelle sue capacità.
Ottimo come dirigente, ma come mafioso è davvero un pippone.
Ora è sempre più chiaro che davvero si difendeva dai poteri forti.
Finisco con una storiella breve breve.

C’era una volta una foresta.
Tutti i giorni, alla stessa ora, un elefante passa nello stesso punto per andare ad abbeverarsi.
E tutti i giorni calpesta un formicaio.
Le formiche sono arrabbiatissime, ovviamente, perché devono tutti i giorni contare i morti e ricostruire quello che l'elefante il giorno prima ha distrutto.
Un bel giorno la formica Regina organizza una mega-riunione e spiega che, anche se l'elefante è molto grande, essendo il formicaio composto da milioni di esemplari, se gli si lanciassero addosso tutte insieme, dovrebbero riuscire quantomeno a spaventare l'elefante, in modo che in futuro non passi più di lì.
Detto fatto, il giorno stabilito tutte le formiche si appostano per l'imboscata.
Chi su rami d'albero, chi dietro le foglie, chi sotto gli arbusti, e così via.
Quando l'elefante, alla solita ora, passa nel solito punto, tutte gli si lanciano addosso.
Lui, con una semplice scrollata delle zampe e con dei movimenti del corpo, le fa cadere tutte.
Meno una.
Una che miracolosamente rimane appesa al suo collo.
Vedendo la scena, tutte le altre urlano in coro:
"Strozzalo, dai! Strozzalo!"

Io non so se noi, quattordici milioni di formiche, ce la faremo.
Nel 2006 abbiamo perso.
Ma adesso è arrivato il momento di sferrare un altro attacco.
Andiamo pure avanti.
Senza paura di niente e di nessuno.
Andiamo e... scateniamo l’inferno.