Ciao, mister "allegriaaa!"

bongiornoSe n’è andato Mike Bongiorno, per tutti il re del quiz, per molti il padre della televisione italiana.

Una notizia strana, nel senso che quelli della mia generazione intimamente erano convinti che Mike, che c’era da molto prima di loro, ci sarebbe stato sempre.

Una specie di “Highlander” alla maniera del personaggio interpretato da Christopher Lambert, l’immortale nato secoli fa e che sarebbe sopravvissuto a tutti noi.

Simpatico o antipatico, amato oppure odiato, per alcuni geniale e per altri mediocre, grande testimonial di se stesso e di prodotti, è stato per 60 anni l’indiscusso beniamino di un pubblico che gli ha perdonato le innumerevoli gaffes (che probabilmente sono state, in realtà, la sua forza) proprio perché certi atteggiamenti e certe “cadute” lo avvicinavano al linguaggio e al pensiero popolare.

Mike ha accompagnato l’Italia nei delicati anni del dopoguerra, era l’italiano che risaliva la china facendosi largo arrangiandosi, lui e altri grandi che non ci sono più, presentatori e uomini di spettacolo della prima ora quali Corrado ed Enzo Tortora, e altri che resistono come Raimondo Vianello e Pippo Baudo, il più giovane di tutti, che è ancora sulla breccia nonostante gli acciacchi, e che condivideva con Mike la passione per la Juventus.
Già, la Juventus.

Perché è il Bongiorno tifoso juventino che ci preme ricordare, lasciando ad altri il compito di illustrarne le gesta professionali.

Mike, nato a New York da immigrati italiani (padre siciliano, madre torinese) tornò nel capoluogo piemontese (anche se in alcune interviste dichiarò di essere effettivamente nato a Torino) ancora bambino in compagnia della madre, e in quegli anni cosa poteva colpire la fantasia di un ragazzino torinese, sportivo praticante e agonista convinto, più della squadra del Quinquennio, il primo ciclo vincente della Juventus targata Agnelli?

Detto e fatto, Bongiorno si appassionò a quei colori e non li lasciò più, e, nonostante la sua carriera lo abbia portato a vivere esperienze diverse, non rinnegò mai la sua fede calcistica, nemmeno quando accettò la sfida (e i milioni, tanti) di Silvio Berlusconi e questi, anni dopo, divenne proprietario del Milan.

Una posizione nettamente contrastante rispetto a quella manifestata da altri personaggi (uno su tutti: Emilio Fede che, professatosi da sempre juventino, rinnegò la propria “fede” bianconera per sposare i colori del suo nuovo datore di lavoro), che improvvisamente cominciarono a mostrare simpatie per il club presieduto da colui che all’epoca era soprannominato “solo” Sua Emittenza.

Bongiorno no, lui si considerava amico dell’Avvocato (li accomunava la passione per la Juventus e per lo sci) e si vantava di chissà quali confidenze che Gianni Agnelli gli avrebbe fatto in merito all’acquisto di questo o quel giocatore.

Non è dato sapere se millantasse o meno.

Nei miei ricordi da bambino (erano gli anni Settanta) ci sono i suoi quiz, nei quali spesso e volentieri si cimentavano concorrenti divenuti poi “campioni” preparati sulla materia “Storia della Juventus”.

Quante volte dal video Mike mandava messaggi a Boniperti, chiedendo di poter avere in trasmissione qualche giocatore della sua Juventus, ricordando al presidente che “me l’hai promesso” davanti a milioni di telespettatori.

E nonostante i tempi non fossero maturi, nelle sue trasmissioni cominciarono a fare le prime comparsate gli sportivi e i calciatori, juventini in particolare, dato che il martellamento ossessivo cui Bongiorno sottoponeva Boniperti riusciva a prevalere per sfinimento sulle arcigne posizioni del presidente bianconero.

Ho un vago ricordo di una serata in cui tutta la Juventus andò da Mike Bongiorno (probabilmente per celebrare una delle innumerevoli vittorie che gli anni Settanta hanno regalato a noi tifosi bianconeri), in momenti in cui avere in tv uno sportivo in un programma di prima serata che con lo sport non c’entrava nulla non era consueto quanto lo è oggi, anzi; poteva significare un buco nell’acqua vista la timidezza, l’imbarazzo e la desuetudine per i calciatori di quella generazione ad esprimersi davanti alle telecamere.

Ma allora non c’erano problemi di audience, e, in fondo, Mike Bongiorno anche in quel caso fu un precursore.

Poi ci fu la serata benefica del 2003, nella quale tutta la Juventus al completo si esibì in prima serata sulla RAI per la causa dei bambini ricoverati all’ospedale Gaslini di Genova.

Bongiorno condusse la serata e riuscì a far sciogliere un pitbull furioso come Davids (erano i giorni della querelle con la dirigenza che non accettava la volontà dell’olandese di trasferirsi alla Roma) indicando la Triade e ponendo ad Edgar la domanda-tormentone del periodo: “Ti andrebbe di prendere un caffè con quei tre?”.

Davids sorrise ed annuì.

Gli ultimi tempi, dopo Calciopoli, videro Mike ancora vicino alla squadra, invitato dalla nuova dirigenza allo stadio in qualità di ospite d’onore e impegnato in qualche scaramuccia dialettica a sfondo sportivo con l’ultimo suo partner professionale, l’interista Fiorello.

Ora, mentre si preparava a ritornare sulla scena con un'edizione rinnovata del suo programma forse più celebre (“Rischiatutto” in versione SKY, cioè “RiSKYtutto”), è il destino che improvvisamente glielo impedisce.
Una brutta sorpresa, per noi che lo credevamo fatto della stessa pasta dell’”Highlander”.