La Juve non siamo noi

tifosiRitorna di moda, per altro piuttosto annacquato, il dibattito sui giocatori mercenari: professionisti da rispettare, ingrati da maledire, prostitute da sfruttare? Da che il calcio è business, anzi da molto prima, si dicono sempre le stesse cose. Noiose, se non altro.
Quest'anno la lista è lunga e, per citare qualche esempio significativo, stiamo bene alla larga dalle banalità dette su Ibrahimovic e Eto'o, Kakà e Ronaldo. Ci annoiano e, per citare un amico interista, noi d'estate ci vogliamo divertire.
Partiamo quindi dall'aneddoto più divertente, quello che riguarda Thierry Henry. Il campione francese si è trovato, suo malgrado, in una situazione assai imbarazzante: il suo ex compagno nell'Arsenal Patrick Vieira parrebbe in procinto di passare dall'Inter al Tottenham Hotspurs, vicino di casa e nemico giurato dei Gunners. Secondo i tabloid il trasferimento avrebbe avuto la benedizione di Henry, che avrebbe consigliato all'amico di vestire il bianconero nella prossima stagione.
Apriti o cielo! Henry si è affrettato a smentire e ad affermare che lui è un vero Gunner, che mai avrebbe consigliato a un altro Gunner il tradimento e, soprattutto, che mai avrebbe aiutato il Tottenham. Vieira al Tottenham? Sarei scioccato, dice.
Insomma: Henry è per la linea dura. Nessun rapporto coi nemici, figurarsi andarci a giocare.
Ma lui, d'altra parte, sta a Barcelona, mica all'Arsenal.
Mettiamola così allora: un professionista non è tenuto a restare per sempre con la "sua" maglia, ma deve avere bene in mente dove non può andare. Modello Zidane.

La linea dura di Henry ci porta a considerare due trasferimenti mai avvenuti ma molto chiacchierati quest'estate: quello di John Terry dal Chelsea al Manchester City e quello di Pavel Nedved all'Inter.
Il primo, capitano del Chelsea e dell'Inghilterra, cuore dei blues cresciuto nel vivaio, è stato a lungo tentato da una maxi-offerta del City. Troppo a lungo, forse. Un mese di tentennamenti per annunciare che il suo grande amore per il Chelsea mai l'avrebbe portato in un'altra direzione. Trenta giorni di tempo per uscirsene con una dichiarazione di amore incondizionato? No way, non ci si può credere.
John Terry ci ha pensato eccome a lasciare Stamford Bridge, e puerile è sembrato il richiamo alla telefonata con Abramovich che, per dirla con ipocrisia da giornalista italiano, è il "primo tifoso" del Chelsea, una squadra che 10 anni fa non sapeva nemmeno esistere.
La morale della favola è che pare che Terry otterrà un aumento di contratto, diventando il giocatore più pagato del team londinese.
Ribaltati i termini della filosofia Henry: io, la mia squadra non la lascero' mai: ma, se si tratta di essere pagato, tratto pure con Bin Laden per movimentare la trattativa.

Va detto, è giusto, che il City non è affatto un nemico storico del Chelsea. In questa sessione di mercato, però, è riuscito nell'impresa di turbare i buoni sentimenti di gran parte dell'Inghilterra calcistica.
Il City ha messo in difficoltà Aston Villa e Everton, le squadre più virtuose nella gestione societaria, attente al gruppo, decise a non fare follie negli acquisti, ma anche a mostrare fermezza per trattenere i migliori giocatori, e, di conseguenza, premiate dai risultati.
Il Villa ha dovuto cedere il suo gioiello Gareth Barry, a lungo inseguito dal Liverpool di Benitez che, vistosi rifiutato, ha bollato il centrocampista come mercenario, attento solo al soldo.
L'Everton tiene duro per Jolean Lescott, il forte difensore coloured, per cui il City ha messo sul piatto 21 milioni. Sulla sponda blu del Mersey si dicono offesi e irremovibili, tanto di cappello, ma chissà se riusciranno a trattenere il giocatore. Money talks.
Il City ha preso Tevez, che noi tutti credevamo attaccato con il cuore e con l'anima alla MSI Sport Investment di Kia Joorabchian. Un tradimento che fa male.
Il massimo però è' stato Manu Adebayor: si diceva imbarazzato ad accettare la megaofferta della squadra di Hughes, in quanto schiaffo alla miseria del suo paese, il Togo. Ha poi accettato di buon grado, che tanto investirà tutto in scuole e ospedali.
Non è riuscito però a cavarsi dall'imbarazzo quando Sir Alex Ferguson, punzecchiato dai rivali cittadini, ha affermato che il togolese, attraverso il suo procuratore, si è continuamente offerto a Manchester United e Chelsea, per trovare una squadra che all'ingaggio faraonico facesse corrispondere il blasone e la possibilita' di giocare la Champions. Ma Mansour offriva tanto di più.
Qui entriamo nel diritto nobiliare: i milioni delle big four sono più profumati di quelli del parvenu. Andare a giocare in una squadra non ancora di primo piano è prova incontrovertibile di venalità.
Adebayor è peggio di John Terry? Forse sì, ma poi tanto?
Veniamo a noi, dunque: Pavel Nedved. La sua situazione potrebbe essere paragonabile a quella di John Terry, ma con un paio di aggravanti. La prima è che l'Inter è effettivamente un nemico giurato della Juve. La seconda è che, alla soglia dei 40 anni, chi te lo fa fare di sputtanarti? Hai dato (e ricevuto) abbastanza.
Si dice, si sente, che la proposta di rinnovo fatta dalla Juve a Nedved sarebbe stata finanche offensiva nella sua pochezza. L'ammontare dell'offerta, però, non è stato reso noto da nessuna delle parti. E, dispiace per i sostenitori di Pavel, in mancanza di tale necessario requisito di trasparenza, non si può prender parte.
Doveva Pavel rinunciare al milione in cambio della Juve?
Di Canio e Lucarelli, extraparlamentari alle due ali dello schieramento, lo fecero. Ma si resero ben presto conto che la loro rinuncia era sfruttata dai rispettivi presidenti che potevano sfoggiare feticci di lazialità e livornesità a basso costo.
Entrambi hanno preso altre strade, presto o tardi, e quantomeno il livornese si è ripreso anche il miliardo in Ucraina.
Insomma: i soldi a cui si rinuncia spesso non vanno per la "causa", ma nella busta paga di un altro giocatore, o rimangono in cassa.
Il Livorno non spende, ma vuoi che i tifosi critichino chi gli ha comprato Lucarelli, l'idolo?
No, Pavel non doveva sentirsi obbligato. Non è un feticcio, lui, è sempre stato un giocatore.
Ma fino a trattare con l'Inter e, parole sue, a intrattenersi quotidianamente al telefono con Mourinho?
Tu dici: eh ma alla fine non c'è andato. E cosa voleva fare allora? Mettere in mezzo la Juve? Non si fa. Se l'Inter è sbagliata come fine, allora è sbagliata anche come mezzo. Se invece vale Machiavelli, allora niente dichiarazioni sull'amore per la maglia.
Pavel Nedved allora non è uno juventino? Aspetta un attimo. Ultimo esempio: Francesco Totti.
A 33 anni, come suggello di un amore lungo lungo, rinnova il contratto con la sua Roma per 5 anni (fino ai 38!) a 5 milioni di euro annui. Più 5 anni da dirigente, già concordati.
E sappiamo quale sia la situazione economica della Roma.
E' uno che vuole il bene della sua squadra, Totti, lui che è considerato l'ultima bandiera di questo calcio infame?
Non scherziamo.
Il fatto è che la Roma, davvero la Roma sono loro, i tifosi. A Roma, se non ci metti un Capello, le cose vanno come vogliono loro.
Possono ben dirlo: la Roma siamo noi.
Come Totti, Materazzi. Essere l'idolo della curva, paga e paga benone. Termineranno la loro carriera prendendo il doppio e il triplo di quanto prendeva Maldini alla loro età. Maldini che dei tifosi se ne fregava.
Totti è meglio di Adebayor? No, non scherziamo.

Pavel Nedved è meglio di loro? Certo che sì, perché, fintanto che ha giocato per la Juve si è comportato da superprofessionista e da juventino, senza trasgressioni alla regola.
La carrellata proposta vuole illuminare una sola questione: come sia difficile nell'era del professionismo distinguere tra mercenari e bandiere, come i canoni da tifoso siano profondamente errati.
Il tifoso, innanzitutto, sbaglia, perché arrogante, perché presume che la Juventus siamo noi. Eh già, bello.
Non è così, e meno male.
La Juventus è qualcosa di infinitamente migliore di noi. Che quando non siamo teppisti, siamo insopportabili tamarri, pretenziosi intellettuali, inetti ed incapaci. Qualcuno di noi assomiglia persino a Moratti.
La Juventus è qualcosa di infinitamente migliore di Pavel Nedved e di qualsiasi altro giocatore. E' infinitamente migliore di Moggi e di Boniperti. E' migliore dell'Avvocato e del Dottore, che infatti erano più belli quando ne parlavano.
Nessuno ne sarà mai all'altezza, se non trasposto ai tempi dell'età dell'oro.
Non esistono mercenari né bandiere, ma solo juventini più o meno riusciti, e gente capace di insegnare Juve.
Noi, che non siamo la Juve, ma la amiamo, accontentiamoci di vederla vincere. Con o senza Nedved.