Thriller

nedvedVa bene.
Mi è scappato un omaggio a Michael Jackson.
Ma ora capirete meglio.
Da alcune settimane, ossia dalla fine del campionato, girano voci e notizie strane su Pavel Nedved.
Pare che il suo procuratore stia cercando di piazzarlo in qualche altro club.
"Raiola" si chiama, lo conoscono tutti ormai, parlano di lui ovunque.
Bene.
Pare ci siano stati approcci con la Lazio, forse ora ci saranno con l'Inter, e chissà chi altro.
Io non so se queste notizie siano vere o no, anche perché Nedved ha dichiarato che avrebbe smesso di giocare.
Comunque sia, non è di questo che volevo parlare.
Volevo raccontarvi un sogno che ho fatto stanotte.
Probabilmente il fatto di aver sempre stimato Nedved fino all'inverosimile, e il fatto che circolino queste voci da qualche settimana, mi hanno condizionato l'inconscio.
Così ho fatto questo sogno, che in realtà inizialmente mi sembrava un incubo.
Io ero un terzo rispetto a ciò che vedevo e a ciò che avveniva, anche se uno dei protagonisti ero io.
Non so se mi spiego... capisco che è un po' difficile da intuire.
I sogni sono sempre strani.
Comunque nel sogno l'operazione riusciva.
Con l'Inter.
Ora vi racconto, uso il tempo presente, così magari è più facile immedesimarsi.
I giornali titolano:
"Nedved all'Inter!"
"Incredibile! Nedved sarà nerazzurro!"
"Pavel già a Milano, presentazione subito dopo la firma"

E io stanotte sudavo nel letto come una bestia, preso da vortici di incazzatura da sogno.
Poi l'arrivo in corso Vittorio Emanuele... oppure via Durini (perché nel sogno la sede è ancora lì).
I fotografi...
Le telecamere...
La gente che lo accoglie...
Gente di tutte le età.
Qualche timoroso fischio... ma poca roba.
Poi la firma.
Anche io sono presente nell'ufficio...
Ma sono una specie di fantasma.
E quindi non posso neanche ribaltare la scrivania o dare fuoco agli scatoloni pieni di cambiali appoggiati sul tavarolone enorme di lato sulla destra della stanza.
Poi Pavel firma.
Io grido: "Noooooooooo! Che cavolo hai fatto..."
Nell'ufficio c'è gente che entra e che esce...
Li insulto tutti, ma non serve che scriva con quali epiteti.
Io sono un fantasma, nessuno sente niente.
Arriva nell'ufficio un impiegato con la maglia appoggiata sull'avambraccio.
Sembra un cameriere.
Lo insulto.
Niente da fare, nemmeno lui sente nulla.
Cerco di capire che numero gli hanno dato, intravedo solo un po' il nome.
Ma sono tutti di spalle ormai, si avvicinano alla finestra...
Forse mi è rimasta impressa l'immagine di Kakà a gennaio con la maglia 22 alla finestra di casa sua, forse mi ha condizionato anche quella vicenda, e il bello è che la penso questa cosa durante il sogno...
quasi come se sapessi, nel sogno, che in fondo è solo un sogno.
Va bene, sono sempre difficili da spiegare le mie elucubrazioni.
Andiamo avanti.
Presentazione.
Pavel si affaccia.
Dalla finestra dell'ufficio, col pubblico festante sotto.
Al suo fianco Moratti col ghigno.
Lui prende il microfono e dice:

"Sono contento di essere qui a Milano per l'Inter.
Per me vuol dire molto, perché alla mia età non me lo aspettavo tutto questo interesse da parte di altri club di prima fascia.
Però devo comunicarvi che, a causa di mie personalissime perplessità, ho deciso di risolvere oggi stesso il contratto.
Lo faccio per correttezza.
Alla mia età non sarei mai in grado di aiutare la squadra in modo determinante e a farvi vincere il 14° scudetto.
Scusatemi".


Poi si gira di scatto, tira una gomitata sui denti di Moratti, spinge via un paio di persone lì attorno, prende i contratti sul tavolo, e comincia a correre su per le scale verso il tetto del palazzo.
Io guardo il tutto basito.
"Ma che fa?!?!"
Nessuno risponde ovviamente.
Tutti sorpresi i presenti.
Moratti per terra è sotto schock, non ha ancora capito bene cosa è successo, comunque istintivamente si porta una mano alla bocca e si conta i denti.
D'istinto comincio anche io a correre per le scale verso l'alto.
Sento sotto la gente che sale le scale inferocita.
Comincio ad avere paura.
"cazzo cazzo cazzoooo...."
Intanto corro, ma sono lentissimo rispetto al resto del mondo.
Negli incubi è sempre così.
Comunque il vantaggio è enorme e arrivo sulla terrazza in tempo.
Sulla terrazza c'è un elicottero.
C'è Pavel già accomodato e il pilota con le cuffie al suo fianco.
Sono un pirla.
Io perché dovrei scappare?
Comunque... anche se sono un fantasma, preso dal panico, corro verso l'elicottero che ormai sta quasi per staccarsi da terra.
Abbasso la testa, corro e busso coi pugni.
"Aprite! Apritemi che arrivano! Vengo via anche io!"
Pavel ride.
"Cosa ridi balengo! Aprimi 'sto portellone! Come si fa?"
Lui ride ancora di più.
Mi rivolgo stravolto al pilota.
Batto coi pugni.
"Apri! Come si apre 'sto cavolo di portellone?"
Sento un brusio in lontananza forse, magari è la gente onesta che è arrivata sul tetto e punta dritta verso l'elicottero.
O forse no.
Nel sogno mi chiedo come è possibile sentire un brusio mentre l'elicottero sta già facendo girare le pale da un pezzo e mentre 'sti due pirla stanno facendo girare le palle a me chiuso fuori.
Batto ancora i pugni, perché il pilota demente non mi guarda neanche e si prepara schiacciando bottoncini e muovendo levette.
"Apri cretino!"
Stavolta batto il pugno destro sul vetro tanto da farmi male, anche se il dolore non lo sento per via della tensione emotiva del momento.
Il pilota si gira di scatto dalla mia parte, con le cuffie non lo avevo riconosciuto...
Sono io.
Il pilota sono io.
Rimango di sasso.
Quando mai ho imparato a guidare un elicottero?
Il mezzo si alza.
I due pistoloni dentro ridono come matti.
Riporto Nedved verso Torino.
Cioè, lui lo riporta verso Torino.
Che poi lui sono io.
Io rimango lì sulla terrazza.
Ma non so se è stato uno scherzo oppure è davvero che Nedved dopo due minuti che ha firmato ci ha ripensato.
Poi, ripensandoci, visto che il pilota sono io, cioè lui, ma pur sempre io...
E' uno scherzo.

Per fortuna mi sono svegliato di colpo.
Il sogno/incubo è finito prima che la gente inferocita raggiungesse la terrazza e se la prendesse con un fantasma.
Una strizza mi sono preso stanotte...
Dopo essermi svegliato sono andato in cucina, verso il frigo, a bere un po' d'acqua fresca.
Mentre camminavo a piedi scalzi pensavo:
"Speriamo che Pavel non faccia una sciocchezza così grande...
Va bene che a Galfer si meriterebbero una sputtanata galattica, ma basta prendere un microfono e dirci esattamente qual è il problema, ammesso che un problema ci sia".

Poi stamani ho ripensato all'immagine dell'elicottero che vola via mentre io e Nedved ridevamo.
Cioè... ridevano...
Loro ridevano.
E allora ho pensato tra me e me:
"Certo che quando m'impegno sono proprio un DISonesto..."
E poi finalmente ho riso anch'io.
L'io quello vero.