Il giornalista onesto

stampaSto per compiere una parabola un po' complicata; ma devo. A un mese di piccole esperienze dirette con alcuni giornalisti, e di osservazione mirata al loro lavoro svolto sul campo, vi propongo le mie prime conclusioni e, per forza, qualche dubbio.
Ho cominciato con Tuttosport, quasi per caso, scrivendo una mail nella quale chiedevo solo che venisse fatta cronaca del processo di Napoli e di tutti i procedimenti a esso direttamente o indirettamente inerenti, perché ero stufo di andare a scartabellare nella rete per trovare informazioni. Qualche giorno dopo mi ha risposto Alvaro Moretti, in maniera anche un po' piccata. Per forza, però; la mia mail non era di miele. Ma quel modo di essere piccato aveva un retrogusto gradevole; erano le parole di un uomo schietto. E a me le persone piacciono così.
Incoraggiato, ho scritto a Carlo Nesti, Gazzetta dello Sport e Alessio Secco. Nesti mi ha risposto in questo modo: "Ciao. Il tuo sfogo è legittimo, ma non chiedermi di esprimere giudizi su singole testate. Io cerco di pensare a me stesso, senza badare ai difetti altrui. A livello Rai, non posso occuparmi del processo, in quanto non di mia competenza logistica. Ai tempi di Guariniello, sono sempre stato in prima linea, soprattutto quando i fatti diedero ragione alla Juve."; può piacere o no, ma bisogna riconoscergli la trasparenza. Gazzetta e Secco hanno fatto che non rispondere.
Ma io sono cocciuto; la stessa mail l'ho pubblicata su "TuttoJuve" e su "JuWorld", tanto per gradire.
Alcuni utenti hanno seguito il mio esempio; ora, non so se per caso, la cronaca degli accadimenti processuali comincia a trapelare, in alcuni casi "a denti stretti" (Gazzetta) e in altri con toni neutrali.
Pensavo fosse finita lì, nel senso che ero pronto a rivolgere la stessa mail alle testate "omertose" sull'argomento, e invece ecco la novità: l'Espresso pubblica quel famigerato articolo di Alessandro Gilioli.
Bene. Cioé, no. Bene una cippa. Male, malissimo. Tendenzioso, fasullo, disinformato, copia-incollato da un passato informativo deviato e deviante.
Così mi scatta la tastiera; preparo una mail che pubblico nel forum pubblico (che all'inizio resta in attesa dell'approvazione dei mod, perché nomino J1897) e, tanto per ingannare il tempo, vado sul sito dell' Espresso e lascio, a titolo personale, le mie rimostranze. Molti più utenti di prima seguono il mio esempio e, quando uno di loro pubblica l'indirizzo del blog di Gilioli, la giornata si trasforma in una vera "caccia al giornalista".
Però, ed è quasi un miracolo, nessuno lo insulta; lui, invece, sì, chiamando "idioti" alcuni utenti senza specificarne i nick (beh, così siamo capaci tutti, suppongo); preso tra troppe fiamme bianconere, e in evidente difficoltà, gli sfugge di fare la cosa più logica e semplice: scusarsi per l'articolo pubblicato. In fondo, tutti noi gli avevamo solo detto che le notizie del suo articolo erano fasulle, che non si era informato, che non stava seguendo, com'era nettamente chiaro, il Processo di Napoli.
No, niente scuse; un paio di link per dimostrare che Lui aveva criticato la dirigenza dell'Inter (già, Lui è il Giornalista Onesto...della Banda degli Onesti!), un insulto lasciato sui generis (che a me, quando vanno sui generis, mi arrivano dritti alle pelotas...) e infine la bomba. Sì, perché un utente ha scritto cose intelligenti (come tutti) usando tatto (come tutti) educazione (come tutti) però facendo anche finta di lusingarlo (e lui ci é cascato in pieno. Tipico di chi ha l'ego pieno d'aria e vuoto di sostanza); Gilioli ha deciso di rispondere nel dettaglio. E, nel suo dettaglio, noi poveri mortali non possiamo sapere le cose che sa lui, il quale, per il mestiere che fa, ha sentito certe persone dell'ambiente raccontare cose che...insomma, un po' come si fa al bar, mi sembrava di capire.
E no. Un momento. Come si fa al bar un paio di cicche! Qui c'è un Processo in corso!
Bene. In più persone veniamo fulminati dalla stessa idea: "Caro signor Gilioli, se Lei è a conoscenza di cose inerenti la vicenda denominata Calciopoli, vada a riferirle subito ai pm; è un suo preciso dovere civico".
Nessuna risposta pubblica. Però privata sì. Volete sapere cosa mi ha risposto questo galantuomo? Questo "signore" d'altri tempi scrive così al mio indirizzo email:"ma lei sta bene? Guardi che probabilmente ci sono buoni psichiatri anche nella città in cui abita. ag"
Carino, non vi pare? Mentre leggo alzo le mani lentamente verso il cielo e, mentre sorrido, me le porto al volto. Non è possibile. E questo fa il giornalista? Rispondo così:
"Ma perché... Perché mi rende tutto così facile? Non c' è quasi gusto, davvero!
Non bastava dire "signori, ho sbagliato, rimedierò"? Era troppo?
Mah... Forse sono io che non sto bene (tra l'altro carina questa mail, che renderò pubblica, dato che mi sembra un tantino diffamatoria...). Posso risponderle che vedremo alla fine della questione chi sta meglio, tra me e lei. Cordialità."
Penso che sia finita qui, vi pare? Gli ho anche chiesto il perché avesse deciso di rendermi tutto così facile, lasciandogli intuire che si stava sbilanciando pericolosamente. Insomma, uno furbo si sarebbe fermato, no?
Sta di fatto che lui non l'ha fatto, e mi ha risposto così:
"continua a pensare che lei non stia bene. adesso mi scusi ma la lascio, non ho tutto 'sto tempo da perdere con gli ultras. buona giornata e non dimentichi di farsi vedere!"
Notare la prima parola: "continua", anziché "continuo"; bel sintomo di nevrosi su tastiera, basta far caso alla distanza dalla "a" alla "o"; beh, confesso che mi scappa una risata. E un paio di cose che forse è meglio che io non esprima qui, ma la sostanza la conosce anche lui. E' contenuta in questa mia risposta:
"Quello che lei pensa mi é indifferente; non merita la mia attenzione, il suo pensiero. Merita, però, una riflessione... E' possibile che presto saprà quale.
Cordialità."
Mezz'ora dopo mi arriva l'okay dei mod: tempismo perfetto! Alla mail da mandare all'Espresso aggiungo, con il copia e incolla, il botta e risposta avuto con Gilioli, perché sappiano chi stipendiano; non lo faccio per ottenere qualcosa, lo faccio per dargli fastidio. E ne sono consapevole. Però, è chiaro che il prossimo articolo avrà di certo toni più cauti; non penso che la redazione apprezzi un collaboratore che da degli idioti ai lettori o che manda mails dando (per ben due volte) del matto a un privato... In fondo, c'è sempre il rischio di querela, e confesso che la tentazione l'ho avuta; poi, saggiamente consigliato, ho soprasseduto.
E qui, ora, tiriamo le fila di tutto l'articolo; visto lo stile di Moretti, visto lo stile di Gilioli, si accende la lampadina e vado a far spesa di quotidiani. Non sto ad annoiarvi; vi passo solo il succo: "Libero", con Mughini e Fabrizio Biasin in pole position, sono gli estremisti della difesa, mentre l'Espresso e il Corriere della Sera (e Gazzetta, Stampa, Repubblica) gli estremisti dell'attacco.
Mi fermo a pensare. Bello, "Libero", no? Ci leggo Moggi, Mughini, Biasin... E magari ci godo, da BiancoNero. Invece se leggo le altre testate mi incazzo. E a questo punto mi chiedo: ma perchè godo e mi incazzo per la stessa notizia?
La risposta è che non c' è onestà nel giornalismo. Non c'è onestà intellettuale. C'è della prostituzione (quando ci si vende per soldi si chiama così, non è colpa mia) e della partitica offuscata dal tifo. Qualche volta becero, altre volte elegante, ma sempre di nebbia in Val Padana si tratta, sia essa sulle sponde milanesi che su quelle auguste taurinensi.
Concludo.
L'altra sera, in privato, ho scritto ad Alvaro Moretti, ringraziandolo perché il sito di Tuttosport era stato il primo a dare gli exit del Processo di Napoli, e dicendogli che lo consideravo PALLEDOTATO, scritto così, in maiuscolo e tutto attaccato.
Vi regalo la sua risposta:
"Preferisco onesto e senza cateratte sugli occhi, allora e ora. Almo."
Ci rifletto. Ha ragione lui. Quando leggo un suo articolo non mi incazzo e non godo: esamino i fatti di cronaca, e rileggo per capire bene come sono andate le cose. Non c'è faziosità, non c'è partitica. C'è esposizione distaccata, con analisi approfondite basate sui fatti.
Forse è questo fare dell'onesto giornalismo, e ancora mi chiedo: ma ci vuole tanto?
Forse ci vuole il coraggio di recepire un unico stipendio senza extra, il coraggio di rinunciare a posizioni più privilegiate e il coraggio di anteporre la verità dei fatti ai propri sogni da tifoso.
In altre parole, ci vuole il coraggio di essere uomini fino in fondo.