CAMPI MINATI - Perderanno perché qualcuno si accontenta

campi minati"Prenderanno uno che si accontenta"

Finisce anzitempo la stagione di Ranieri. Dove può andare questa Juventus senza l'allenatore aziendalista per eccellenza non lo sappiamo.
Quello che è certo è lo sgomento per la querelle legata alla retribuzione spettante al tecnico romano.
La Juventus vorrebbe rinviare la risoluzione consensuale oltre il 30 giugno o, in alternativa, ottenere la rinuncia da parte del tecnico alla buona uscita stessa.
Il ritardo nella rescissione costringerebbe però il tecnico a restare fermo un anno, cosa che ha spinto Ranieri a minacciare di adire le vie legali, mentre il suo avvocato (Grassani) butta acqua sul fuoco puntando a una rapida risoluzione extra giudiziale, smascherando di fatto il bluff dell'allenatore che non può permettersi un processo vista la necessità di risolvere la questione in tempi brevissimi.
La Juventus in tutto questo cerca, come con Andrade, di risparmiare il più possibile, sfruttando una posizione di vantaggio per evitare di spendere qualche centinaio di migliaia di euro.
"... e se fosse la Juve che non mi ha facilitato il ritorno al lavoro? I club si informano, a volte bastano due parole e le voci su un Deschamps con un caratterino particolare girano".
Così rispondeva Deschamps a "La Stampa" non più tardi di due mesi fa, in merito ai motivi per cui faticava a trovare un impiego. Tutto il resto è superfluo.
Superfluo dire che
non riesco a provare simpatia per un tecnico che, pur di restare inchiodato alla panchina, ha in tutto e per tutto avallato le scelte societarie e preso in giro i tifosi con dichiarazioni in perfetta sintonia con la dirigenza, per evitare di affrontare la realtà di un disastro annunciato e prevedibile.
Ranieri ha, per tornaconto, contribuito ad affossare la Juventus assecondando un progetto tecnico disastroso e senza capo né coda. Per questo, non merita alcuna compassione.

Così come non meriterà alcuna compassione il prossimo tecnico che siederà sulla panchina bianconera se non avrà il coraggio di pretendere che la Juventus sia costruita secondo criteri vincenti.
Sono ormai tre anni che si sente parlare di ridimensionamento economico, ma la realtà dei fatti è che questo ridimensionamento non c'è mai stato.
Il ridimensionamento è stato tecnico ed è dovuto alle inefficienze ed alle incapacità tecniche di dirigenza ed allenatore.
Alle cessioni effettuate a causa di Calciopoli hanno fatto seguito acquisti di importo superiore. Per la prima volta dopo gli anni della Triade, la proprietà e gli azionisti di minoranza hanno contribuito con una ricapitalizzazione, fornendo soldi che in precedenza mai erano stati dati a Moggi e Giraudo. Il monte ingaggi è pressoché identico a quello della gestione Triade, quindi non sono le risorse ad esser venute a mancare, semmai è il metodo di impiego a lasciare a desiderare.
Lo sponsor New Holland è un altro segno dell'impegno profuso, data l'incapacità dei nuovi manager di trovare un nuovo partner commerciale, cosa mai accaduta nella precedente gestione.
L'aver ottenuto i fondi per la costruzione del nuovo stadio grazie alle sinergie Ifil ha eliminato anche le problematiche relative alla necessità di dover far fronte a spese che avrebbero potuto intaccare il budget per il mercato (fatto ammesso anche da Blanc).
Quello che è mancato in tutto questo, non sono dunque i soldi. Ma la competenza e la passione.
Se l'indifferenza verso questa squadra mostrata da John Elkann è evidente, non altrettanto si può dire in relazione ai soldi spesi per la sua gestione.
Per paradosso, non un euro è mai uscito dalle tasche di Umberto Agnelli, anzi è proprio con l'avvento di Umberto che la Juventus ha portato per la prima volta nella storia, con la quotazione in borsa, soldi alla Ifil e non viceversa. Chi ha sempre speso soldi nella Juventus per passione è stata la famiglia di Gianni Agnelli.
Il problema legato alla attuale proprietà è di ben altro tenore: a partire dal 1990 tutti i dirigenti designati dall'avvocato e dai suoi eredi non sono stati in grado di fornire garanzie tecniche adeguate e un progetto serio.
E' proprio a causa del danno economico catastrofico causato dalla gestione di Montezemolo e del secondo Boniperti che Umberto Agnelli dovette, in accordo col fratello, affidare la Juventus a Giraudo e Moggi, per costruire un progetto vincente sia sul piano economico che sportivo e rimediare allo sfacelo finanziario causato dal presidente della Ferrari e dal nonno di tutti gli juventini.
La sostanza dei fatti è che gli uomini proposti da Gianni Agnelli allora, come da John Elkann oggi, erano e sono inadatti al mondo del calcio.
Se è vero che un distinguo morale e tecnico può essere fatto per ogni gestione, i risultati sono identici: grossi investimenti, grossi errori tecnici, progetti e risultati sportivi fallimentari.
La sostanza dei fatti è che solo attraverso la collaborazione e l'unione di intenti la Juventus può tornare vincente. E' necessario che l'asse Gianni-Umberto riviva in John Elkann ed Andrea Agnelli.
L'esonero di Ranieri non è certo più inglorioso di quello di Dino Zoff o di Carlo Ancelotti, che avevano una caratura umana e tecnica superiore, quindi niente di nuovo sotto il sole, il problema è nel futuro.
Dopo Ancelotti arrivò Lippi, che chiese (o trovò) Buffon, Thuram e Nedved (tra gli altri). Dopo Zoff arrivò Maifredi, che pretese Luppi e De Marchi e confermò Dario Bonetti.
Se, come dice il mio amico Roberto, Diego è il nuovo Baggio, spero non facciano arrivare Cassano (un misto di Hassler e Di Canio), altrimenti è veramente dura, perché Legrottaglie ha la velocità di Julio Cesar, Marchisio mi ricorda Corini da giovane (bruciato e bocciato prematuramente), e la Juventus schiera un attacco che non ha un attaccante che quest'anno abbia toccato quota 15 gol (Diego compreso).
Pare che anche Giovinco potrebbe essere venduto, come Rui Barros all'epoca, per esigenze di bilancio.
Per i nuovi Luppi e De Marchi c'è tempo tutta l'estate, ma con questo triciclo potete contare che non sono molto lontani.
Spalletti ha dimostrato di sapersi accontentare, a Roma. Ferrara ha chiuso la bocca su Calciopoli e Moggi, per quieto vivere. Conte sa che un'altra big difficilmente lo cercherà mai ed alla città di Bari ed i suoi tifosi non sta dimostrando certo riconoscenza, tergiversando in attesa di un'offerta non solo da parte della Juventus, ma anche di Fiorentina, Parma ed Atalanta. Una B come quella di quest'anno era veramente poca cosa, e il Bari non potrà certo permettersi il calcio super offensivo mostrato nella serie cadetta, se vuole salvarsi, e questo Conte lo sa bene.
Speriamo di non dover rimpiangere anche Tiago, il nuovo Aleinikov.
L'unica cosa da ricordare? La differenza tra la carriera di Maifredi, Marchesi e quella di Zoff ed Ancelotti. Differenze di stile, capacità o ambizioni. Tutto il resto è superfluo.
Il problema è uno solo: per giocare a pallone ci vogliono le palle. Per allenare non servono. Per vincere sì.
Qualsiasi allenatore arriverà, se semplicemente saprà accontentarsi, sarà un fallimento.
E lo stesso vale per John Elkann: accontentarsi dei risultati di questa dirigenza, con tutti i soldi investiti, è da perdenti. Se ne faccia una ragione.