Il tempo da dare, il tempo di ricevere

tifosiRelegare il tempo ad unità di misura è crudele, o forse solo limitante, più giusto sarebbe associare il termine ad un modo di vivere e lasciarlo passare, con o senza emozioni.

Il tempo cambia l'umore, ma più spesso dobbiamo riconoscere che è l'umore, o ciò che percepiamo, a determinare quanto ne serve o se è abbastanza e troppo poco. Mi sono spesso ritrovato a vivere 90 minuti in un soffio e, pentito di non essermeli goduti, avrei voluto durassero molto di più, ma in questi ultimi anni ho vissuto anche l'angoscia nel chiedermi "Quando finisce questa partita?" ed oggi pomeriggio, purtroppo, all'angoscia si è aggiunta anche l'indecisione.

Sono riuscito, anzi, sono riusciti a confodermi i sensi, non riuscivo più a capire se mandare avanti veloce o schiacciare pausa, indeciso se lentamente soffrire ancora a lungo, aspettando un'improbabile vittoria, o battere le palpebre sentendo il fischio del 2 a 2, mandare affanculo l'agonia e zittire subito quella fastidiosa voce, squillante ed inutile. "Aiutalo..." "Solo..." "Attaccalo...", perdendo tempo nel dire ai giocatori quello che già stanno facendo, invece di trovarne altro per ascoltare parole che mai ascolteremo, ma che tanto vorremmo sentire... "Vattene... "Andatevene"!!

Stavo per dimenticare perché ho passato mesi (percepiti come anni) ad aspettare una mail del Team che mi invitasse o mi mettesse alla prova per darmi la possibilità di esprimere le mie opinioni e confrontare la mia gioia e le mie emozioni. Scrissi in quell'occasione uno sproloquio sulla passione che mi lega a questa squadra e sul perché di certe divisioni su come vivere la propria Juventus. Ora rileggendolo mi sono convinto a rimarcare il concetto in maniera più autorevole, ovviamente verso me stesso!

Siamo liberi di passare il tempo, almeno quello libero, come vogliamo, ed è forse per questa ragione che impegno parte di un sabato pomeriggio assolato e, con meno rammarico, la piovosa domenica, a scrivere sulla Juventus ed ai tifosi della Juventus. Sì, ammetto che mi piace, ma senza una passione che si scrive a fare? Per soldi? E soprattutto di cosa scriverei?

Ecco perché ammiro senza riserve e soprattutto oggi, anche chi spende del tempo per sostenere la propria squadra accompagnandola o aspettandola dappertutto. Il tempo sul pullman, il tempo nello stadio, aspettando l'evento, il tempo sacro della domenica o quello, forse un po' piu sacro, del sabato sera, e il tempo, quello più lungo, quando si torna a casa sconfitti, come stasera, quando anche "l'altro" tempo, quello meno clemente, aggiungerà la pioggia alla delusione. Per questa, e per altre ragioni, ritengo discriminante sentenziare su quanto sia più juventino esserci o non esserci, scrivere o non scrivere. Abbiamo 2 colori, scegliete quello che preferite, noi saremo l'altro!

Ognuno ami e soffra come preferisce.

Però, rinnegando per un momento quanto scritto fino ad ora, l'unica cosa certa, oggi, è proprio l'unità di misura. Tre anni, e non la tiro per le lunghe, tre anni di pazienza, per vedere il popolo Juventino, finalmente unito, lamentarsi sui monitor e dagli spalti. Era ora capissimo di prendere una posizione unica e forte. Non ha importanza chi lo ha fatto prima o chi lo ha fatto dopo, l'importante era arrivarci, l'importante era prenderne coscienza, tutti assieme.

Mercoledì sera, ed oggi pomeriggio, ho visto rinascere qualcosa e qualcuno da una sconfitta, ho visto la voglia di un'altra Juventus, non quella in ufficio e nemmeno quella in panchina. Ho visto una Juventus che ha voce, una Juventus che canta ed una che scrive, ecco perchè, oggi mi permetto di scrivere "La Juve siamo noi" perché voi possiate leggerlo e sentirlo come l'ho sentito io quando molti altri, eccetto me, lo cantavano dagli spalti.

Abbiamo dato, TUTTI, tutto il tempo che potevamo, ora è finito per noi, e dev'essere, per forza di cose, finito per chi non sa farci gioire e non sa farci rispettare. Ora è il tempo di ricevere.