CAMPI MINATI - Il bluff Mourinho

campi minatiMi piace viaggiare. Mi piace vedere facce nuove, conoscere esperienze nuove. Amo tornare a casa mia. Amo gli amici che conosco da tempo, fare ciò che ho sempre fatto con passione.

L'arte della comunicazione è particolare. Ognuno ha la sua teoria in merito ed a volte è sufficiente un sospetto, un sussurro, per scatenare quello che gli americani chiamano "Effetto farfalla": il battito d'ali di una farfalla in Cina può scatenare un uragano in Florida.
Pare che uno dei massimi comunicatori del calcio italiano sia quel Josè Mourinho, tanto abile a parole quando si tratta di difendere o esaltare il suo operato da riuscire ad ottenere dal mondo del giornalismo una reverenza totale.
Era così anche ai tempi di Moggi, quando si andava a mangiare gratis a qualsiasi evento organizzato dalla Gea, dalla Juventus e da chi per loro.
Chi c'era, c'era, e chi s'è visto, s'è visto: l'importante è non dimenticare mai. Questo è il vero problema.
Mourinho è un grande comunicatore. O forse le escort non sono molto attente.
Mourinho fa parte di quella schiera di allenatori che hanno capito come la comunicazione sia alla base del successo per chi dirige un gruppo, in qualsiasi settore. Non è un caso che uno dei tecnici meno vincenti della storia in proporzione al capitale economico ed umano a disposizione sia riuscito a convincere tutti di essere il messia venuto a salvare il mondo del calcio italiano dalla barbarie tecnico-tattica.
La comunicazione insegna che la prima specifica di ogni discussione riguarda l'oggetto: di cosa si sta discutendo. Errori arbitrali e giornalisti-escort.
Parliamo degli 11 punti 11 che l'Osservatorio arbitrale attribuisce all'Inter come frutto di sviste arbitrali.
La buona Juventus, per onor di cronaca, ha 3 punti in più di quelli teorici, in un campionato che vede, anche quest'anno, il 48% delle gare falsate da errori. Esiste una favola non scritta, secondo cui alla fine dell'anno torti e favori si equilibrano. Non vorremmo essere nei panni dell'Inter: 11 punti in meno da qui alla fine della stagione sono tanti, roba da coppa Uefa.
Quando c'erano Bergamo e Pairetto, con il sorteggio parziale, gli errori erano inferiori. Secondo i giornalisti che Mourinho disprezza, e i magistrati che si informavano da quei giornalisti, il sorteggio non era regolare, e gli arbitri venivano scelti a comando. Prova che c'era la mafia, la cupola. Un tribunale ha dato loro torto: i sorteggi erano regolari. Gli arbitri capitavano a caso.
Ora gli arbitri non sono più sorteggiati, ma vengono scelti a comando da Pierluigi Collina (uno sul quale quei giornalisti non hanno avuto la dignità di scrivere due righe). Il mondo arbitrale è cambiato in meglio, e gli errori sono aumentati, mentre dopo le parole di Mourinho a Torino per il derby arriva Farina, arbitro che col bianconero non ha buon feeling, che quest'anno arbitra grazie a una deroga, e il cui rendimento è considerato insufficiente dai principali osservatori arbitrali. Sa fare il suo mestiere.
Nella comunicazione esistono due tipi di verità: quella oggettiva, o assoluta, e quella soggettiva, o relativa. Mourinho riesce a fornire un esempio calzante di come non raggiungere nessuna delle due.
I dati dimostrano che le osservazioni di Mourinho sui favori e sui torti non sono assolutamente veritieri. La sua tesi non concorda con la natura delle cose, con la verità oggettiva. Gli arbitri non aiutano Juventus, Milan o Roma, ma aiutano l'Inter. E tanto anche.
Andando oltre, ha torto anche sul giudizio dei giornalisti. Basta infatti lasciar passare poco più di 24 ore dalla sua sfuriata ed assistere ad Inter-Sampdoria, dove durante l'intera telecronaca si è assistito a un monologo nerazzurro da parte di opinionista e telecronista, al punto da lasciar pensare che la squadra di Genova arrivasse dalla Turchia e non meritasse attenzione. Niente di male.
Nemmeno niente di male quando si chiede un deferimento anche di Claudio Ranieri per l'intervista post Lazio - Juventus, dietro solerte assist di uno zelante addetto stampa nerazzurro.
Ranieri andrebbe deferito, è vero. Non ci si può lamentare quando si rischia di vincere una Coppa Italia battendo in casa propria Catania, Napoli, Lazio e forse in finale la Sampdoria. Quattro partite da vincere per un trofeo, il decimo, che in bacheca secondo alcuni dovrebbe salvare il posto a chi ha fatto sì che questa Juventus dovesse ambire a un traguardo tanto prestigioso.
A volte è meglio il silenzio.
Resta il fatto che è impensabile (forse) che dipendenti del servizio pubblico si prostituiscano intellettualmente a Massimo Moratti. Da qui si deriva che il termine prostituzione non è appropriato, non sempre.
La verità soggettiva è che i giornalisti non sempre sono pagati per fare le escort, a volte sono ninfomani di natura, anche se pudicamente cercano di nasconderlo.
Intanto, tre pere da una Samp in dieci, e a casa, cari Civoli e Collovati.
E' una dimostrazione relativa, che rispetto alla verità assoluta non stabilisce nulla, ma che dimostra come nel merito ancora una volta il tecnico nerazzurro esperto di comunicazione ha sbagliato indirizzo. I giornalisti-escort-porcelloni non attaccano l'Inter, la tutelano.
Sempre a livello di comunicazione, dunque, la sua tesi si può attaccare in via diretta, non negando che la sua affermazione sia veritiera (quello che dice è vero: gli arbitri sbagliano, i giornalisti sono delle prostitute), ma negando l'affermazione finale, o la conseguenza (l'Inter è la vittima).
Volendo essere un pò più precisi, la sua tesi è attaccabile anche in via indiretta: il risultato di quanto afferma è falso, quindi quanto ha affermato è falso, ed è dimostrabile attraverso prove ed esempi che dimostrano che la vittima di questo "sistema" non è lui, semmai altri. Mourinho ha solo evidenziato che esiste un sistema, non che il sistema è contro l'Inter. Ha dimostrato che esistono giornalisti-escort-porcelloni e che esistono giornalisti che non sanno niente di comunicazione, che non sanno fare informazione ed informarsi, che non sanno fare un contraddittorio per paura di conseguenze o connivenza. Complimenti e tante grazie.
Ma dubitiamo che questo fosse il suo intento. Non era questa la sua intenzione comunicativa, non era la ricerca di uno scontro dialettico. Non è pirla.
Esiste allora un'altra forma di comunicazione, ovvero quella del mascherare una realtà indicando un problema diverso da quello da affrontare.
Non servono tanti giri di parole o trattati: "Mourinho ha paura di perdere un campionato che solo lui può perdere, e parla per distrarre l'attenzione da una squadra che da un mese a questa parte sta tirando avanti a colpi di aiuti arbitrali, come faceva la squadra di Mancini lo scorso anno". Parole di chi di calcio ne capisce e non ha avuto bisogno di studiare comunicazione. Parole che avremmo voluto sentire pronunciate da chi, con un sussulto di orgoglio, ha provato a ribellarsi all'attacco del tecnico portoghese, nel tentativo di difendere i colori bianconeri, salvo poi trincerarsi dietro al silenzio quando dall'altra parte si è alzata nuovamente la voce.
Non è colpa sua. Lui ci ha provato. Ed ha anche studiato comunicazione, solo che quel giorno era assente e nessuno gli ha spiegato l'insegnamento che Mourinho ha fatto suo: quando ci si accorge che l'avversario è superiore e si finirà per avere torto, si diventi offensivi, oltraggiosi, grossolani, cioè si passi dall'oggetto della contesa, dove si ha partita persa, al contendente e si attacchi in qualche modo la sua persona.
Ranieri direbbe: "Stile Inter". Noi parliamo di comunicazione.
In attesa di assistere all'effetto farfalla, facciamo nostro solo una volta questo insegnamento, per rispondere a chi apre bocca per dire cose senza senso, a chi insulta la nostra Juventus, a chi ha distrutto la nostra Juventus, a chi ha parlato troppo ma non l'ha mai difesa, a chi ritiene che dovevamo espiare, all'opinionista che va in tv a parlare di Juve e fa la figura del clown per portare a casa la pagnotta, a chi fa diventare l'informazione uno spot per una squadra di calcio, a chi parlava di cupola e adesso tiene la bocca chiusa, a chi parla della nostra storia perchè una storia non ce l'ha, a chi parla di rubare e da un anno non ha un rigore contro, a chi apre bocca e poi ritratta con la coda tra le gambe: "Taci, pistola".