Un po' per scherzo e un po' no: ccà nisciuno è pirla

MourinhoLe capacità di Mourinho come affabulatore le riconoscono tutti, e non c'è niente da dire, ma sulle sue capacità di allenatore è come se ci fosse nell'aria un grande interrogativo che intimidisce giornali e giornalisti, perché un fatto a me pare certo: se, dopo aver licenziato Mancini, Moratti dovesse ritrovarsi di nuovo con una squadra senza gioco e senza identità (e magari pure senza quella Coppa che Galliani gli mette spesso meteforicamente sotto il naso), un qualche pirla ci deve essere, e se non è Mourinho, allora sarà chi l'ha portato in Italia a nove milioni netti all'anno. Su questa possibile (probabile?) "pirlaggine", qua e là affiorano dei dubbi, e allora volevo farli notare, un po' per scherzo e un po' no.

Da semplice tifoso (uno dei cinquanta e passa milioni di allenatori che ci siamo in Italia), volevo ricordare per prima cosa i proclami che lo hanno accompagnato quando è sbarcato in Italia. Ne ha fatti tanti, tutti ricordano quello riuscito meglio ("io non sono un pirla"), ma ha anche detto che avrebbe difeso sempre e comunque i suoi giocatori, che avrebbe giocato con i due esterni d'attacco (due ali "per volare", come scriveva all'epoca Fabio Monti sognando trionfi europei) e che voleva due giocatori per ruolo più due in sovrannumero per ogni evenienza. E Moratti l'ha accontentato, spendendo quasi 50 milioni per Mancini e Quaresma, evidentemente per volare sempre più in alto e arrivare a questa benedetta Coppa, e dandogli una rosa non di 24 ma di 29 calciatori.

A questo punto, restava da vedere come giocava l'Inter per valutare se il suo allenatore non era secondo a nessuno, come diceva il suo ufficio stampa, oppure uno dei tanti, perché nel mondo del calcio di affabulatori e basta ne abbiamo tanti e qui sono cominciati i problemi. A dispetto dei risultati, infatti, gran gioco all'inizio del campionato non si vedeva, e l'ha capito anche Cannavò che è arrivato a scrivere: "Il calcio alla portoghese è ancora un mistero" (era il 2 ottobre), mentre Moratti, forse in attesa di capire meglio, diceva a Fabio Monti che per il gioco bisognava dare a Mourinho il tempo di spiegarlo ai giocatori e ai giocatori quello di riuscire a metterlo in pratica (erano i giorni successivi al derby).

Si rischiava di dover aspettare a lungo, ma a dire il vero, dopo la vittoria sulla Juve, il Corsera ha preso posizione e Moratti pure: sul Corriere del 24 novembre, in una spettacolare mezza paginata firmata da Sandro Modeo, si parlava di "orchestra Mourinho", si diceva che la Scala del calcio aveva trovato il suo grande maestro concertatore, mentre Moratti, che del Corsera e di Fabio Monti a quanto pare si fida, si sbilanciava a dire che il Mou era il migliore degli allenatori che aveva avuto all'Inter e, aggiungiamo noi, dato che erano stati tanti, si poteva concludere che Mourinho aveva superato la prova, che si trattava proprio di un allenatore speciale, anzi dello Special One. Ho provato a rileggerlo in questi giorni quell'articolo che aveva mandato in estasi Moratti ed in effetti suonava allora, e suona ancor di più oggi, strano, perché l'autore sosteneva, in parole povere, che Mourinho non ha una tattica preferita, le ha studiate a fondo tutte (sarà per questo che scrive tanto durante le partite?), ma non ha scelto nessuna.

Dico strano, perché intanto l'Inter aveva vinto con Muntari che aveva messo in rete una svirgolata di un compagno e mi sembrava un po' azzardato trasformare un raglio d'asino in un "va' pensiero"; ma il fatto ancora più strano era che, secondo la fantasia del collega di Fabio Monti, la non preferenza di Mourinho non voleva dire che aveva le idee confuse, no, il fatto era che lui sapeva scegliere scientificamente la tattica adatta ad ogni partita e magari ad ogni spezzone di partita, proprio come fanno i gran direttori d'orchestra quando governano i vari passaggi di un'opera lirica alla Scala. Sono arrivate le partite con il Siena, il Calgliari e l'Atalanta e questa faccenda dell'orchestra Mourinho si vedeva proprio che stonava, i ragli d'asino aumentavano e a me, e chissà a quanti dei cinquanta milioni di allenatori, tornava il dubbio che l'Inter non avesse un gioco, il dubbio che Mourinho avesse sì studiato le tattiche e i block-notes dei suoi appunti, ma finora ci avesse capito poco e non per colpa della lingua. Galeone, che l'allenatore l'ha fatto sul serio e penso che pirla non è neppure lui, dubbi non ha avuti, e durante Inter-Cagliari, quando il Mou ha messo in campo il quinto attaccante, e non era la prima volta che succedeva, ha lasciato la tribuna di S.Siro, e mentre prendeva la scala per andarsene, ha detto ai giornalisti "Questo non è calcio. L'Inter è una squadra senza capo né coda".

Appunto, l'interrogativo che ponevo all'inizio sul gioco e l'identità della squadra, interrogativo che dopo la batosta di Bergamo ero convinto sarebbe uscito nelle interviste a caldo del dopo-partita. Ecco che infatti Varriale ci ha anche provato e ha chiesto "Visto il primo tempo, e' d'accordo che l'Inter e' stata tatticamente sovrastata dall'Atalanta?". Qui Mourinho ha fatto il portoghese, non ha pagato il biglietto e, scuro in volto, ha risposto che la tattica non centrava e che si era perso per colpa di alcuni errori difensivi che non si fanno neppure nelle scuole-calcio. S'è visto che la risposta non è piaciuta a Varriale, che però è rimasto zitto, ma secondo me avrebbe voluto replicare (perché ha la faccia di uno che per pirla non vuole passare neppure lui). Qua invece si può parlare liberamente e, dato che nessuno di noi cinquanta milioni di allenatori è fesso, io volevo dire, intanto, che addossare tutta la colpa ai giocatori si lega poco e niente col proclama alla Pinetina: lì aveva detto che li avrebbe difesi contro tutto e tutti, ma adesso è bastato un 3 a 1 per dare del pirla a Cordoba e Maxwell; mentre per quanto riguarda l'altro proclama, quello riuscito meglio, ripeto la previsione (diciamo la speranza) che della possibile pirlaggine di qualcuno prima o poi i giornali dovranno parlare senza timidezze e riserve.

Anzi, a questo riguardo volevo chiudere proprio con Cannavò, anche perché grande estimatore di Moratti, cioè di quello che alla fine della fiera potrebbe fare la figura peggiore se l'Inter non dovesse vincere la Champions (le ali che avevano fatto sognare Fabio Monti nel frattempo si sono spuntate) e continuare ad avere i problemi che ha adesso. Prima segnalavo che ad ottobre il Candido non aveva ancora capito il calcio "alla portoghese", dopo Bergamo si vede che qualcosa ha cominciato a capire tant'è che ha concluso l'ultimo suo pistolotto post disfatta così: "Di Mourinho apprezziamo, sinora, forza di lavoro e dialettica di microfono. Forse è il caso che si applichi a qualche lezione di italiano: di calcio italiano, dico, perché con la lingua è bravo, forse anche Special". Se è vero, come dicono, che Cannavò partecipa a riunioni conviviali con Moratti e che quando scrive è come se fosse il patron a parlare, allora dico che l'ufficio stampa di Mourinho dovrebbe stare all'erta (e anche i suoi procuratori e gli avvocati).

Perché se gira in un certo modo, secondo me potrebbero succedere due cose:
1) Che Varriale parlerà di nuovo di tattiche e la stampa dovrà indagare a fondo sull'interrogativo se c'è un pirla, per scoprire chi è;
2) Che Moratti, capita l'antifona, cercherà di chiamarsi fuori.


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