Scissione in Lega: i frutti avvelenati del nuovo calcio pulito

bilancioPer comprendere la scissione avvenuta ieri in Lega calcio secondo noi è necessario tornare indietro nel tempo, fino all’estate di farsopoli. Infatti in quell’estate caotica si decise di modificare il sistema di ripartizione dei diritti televisivi. La Melandri, all'epoca ministro dello sport, decise di ritornare alla vendita collettiva in nome di un principio mutualistico male applicato e miope che, come vedremo, è la causa principale dell’attuale situazione.

Il sistema di vendita collettiva dei diritti tv è difficilmente gestibile e a nostro avviso inefficiente: infatti si rilevano i seguenti problemi:

1) Problemi legati alla ripartizione dei proventi: come ripartirli equamente?;

2) problemi legati all’azzardo morale: come evitare che le piccole società amministrino male le proprie risorse, visto che sanno di poter attingere al calderone delle risorse collettive, prendendo una quota di risorse che altrimenti sarebbe stata appannaggio delle grandi società?;

3) come evitare eventuali prevaricazioni delle grandi società che naturalmente avrebbero provato ad imporre le loro visioni strategiche?;

A questi limiti strutturali si aggiunsero inoltre le promesse velleitarie del ministro, che in sostanza definì il ritorno alla vendita collettiva come una svolta per tutto il calcio, in quanto dalla sua entrata in vigore tutte le componenti del sistema avrebbero avuto più risorse. Naturalmente ciò sarebbe stato possibile solo se gli acquirenti dei diritti avessero accettato di spendere di più.

Purtroppo questi intenti, che già allora si poteva sospettare fossero demagogici, oggi possono essere considerati come una chimera. Infatti, nel frattempo è arrivata la crisi economica, che ha eroso i ricavi delle televisioni che dovrebbero acquisire i diritti per le partite. Ma non solo, il calcio italiano si è impoverito dal punto di vista tecnico: i più grandi campioni ormai giocano in altri campionati.
Difficile in questa realtà ottenere un aumento delle risorse dalla vendita dei diritti tv.

In questo contesto generale, secondo noi, va vista la spaccatura in Lega di cui si erano avute lle cui avvisaglie si erano già manifestate nei mesi scorsi. Già da qualche mese infatti era in atto uno scontro tra diverse “cordate” per l’elezione del nuovo presidente. Da una parte c’era chi voleva riconfermare Matarrese, dall’altra invece vi erano i fautori del “rinnovamento”, cioè le società che intendevano votare un candidato con competenze manageriali.
Alla fine, almeno per la serie A, si è arrivati ad una candidatura unitaria individuata nella persona del montezemoliano Beretta.
Come ampiamente previsto da alcuni osservatori, ciò però non è bastato. La lega si è spaccata tra A e B sul cosiddetto “voto ponderato”, quindi addirittura prima di confrontarsi sul nome del presidente.
Secondo noi, questa spaccatura è evidentemente pretestuosa, il nodo vero è senza dubbio quello della ripartizione delle risorse: infatti, oggi Matarrese si è apprestato a sottolineare che della separazione tra A e B ancora si dovrà parlare e soprattutto si dovrà parlare delle risorse che dovrebbero spettare alle società di B.
Il nodo, dunque, è sempre quello, anche se nessuno ha il coraggio di parlare chiaro: il paradiso terrestre promesso dopo farsopoli si sta dimostrando un inferno, non ci sono più soldi per tutti.

L’unica vera soluzione è quella di ritornare alla vendita individuale erogando contributi alle società di B. A corollario di questa soluzione ci deve essere la volontà da parte della FIGC di controllare rigorosamente i bilanci delle società, mandando in B o lasciando fallire coloro che hanno avuto in passato una gestione poco oculata che zavorra tutto il sistema.
Se non si prenderanno questi provvedimenti la separazione tra A e B sarà solo il primo capitolo di un declino che il calcio italiano ha fatto di tutto per meritare.


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