A San Siro va in scena una bianconera lezione di sport

campiopnato dei piagnoni"La Juve ha stradominato nel primo tempo: ha mostrato senza pudore la sua superiorità mentale, direi la sua collaudata cultura da primato. Noi le grandi sfide siamo abituati a giocarle così: attaccando, senza guardare in faccia a nessuno. Il senso della partita imposto dai bianconeri era questo. E l'Inter ne usciva male: timida, rattrappita, incapace di rovesciare quel fronte dove la Juve imperversava con la sua impressionante forza dinamico - muscolare. Ritmo folle, aggressività stordente. Davids, Torricelli, lo stesso Conte frantumavano in partenza ogni tentativo di un'idea da parte degli avversari."
Queste parole, pubblicate il 5 gennaio 1998, e cioè il giorno dopo lo scontro diretto vinto a San Siro dall'Inter 1-0, non uscirono dalle gole degli ultras bianconeri in curva a Milano, ma le scrisse sulla Gazzetta dello Sport colui che 8 anni patrocinerà l'espressione "Moggiopoli", e cioè Candido Cannavò.

Stiamo parlando dunque del primo scontro diretto del campionato dei piagnoni, quello che si svolse a San Siro, la sera del 4 gennaio 1998. Prima della partita, si celebra il Pallone d'Oro assegnato da France Football a Ronaldo, che ha sbaragliato la concorrenza del "madrileno" Mijatovic e dello juventino Zidane. Poi la parola passa al campo, dove, come descritto da Cannavò, la Juve prende subito il comando delle operazioni, con un pressing continuo guidato di un Davids che giganteggia a centrocampo e un movimento senza palla che, sia per via laterale sia centralmente, costringe l'Inter a un costante affanno. Il presunto astro nascente della fascia nerazzurra, Sartor, viene surclassato da Torricelli, che Lippi avanza a sorpresa a centrocampo, mentre il neo-Pallone d'Oro è abbandonato ai pochi palloni giocabili che arrivano: in tutto il primo tempo l'Inter produce solo un tiro da fuori di Simeone (30'), e a innescare il Fenomeno è solo un goffo tocco di testa all'indietro di Ferrara, con Ronaldo che riesce ad anticipare Peruzzi in uscita e il portiere che devia in angolo.
Per il resto, la partita è saldamente in mano a capitan Conte e compagni, che sfoggiano una condizione atletica superiore e spostano continuamente in avanti il gioco. West sciupa all' 11' la prima possibilità di andare in contropiede, ma è un fuoco fatuo, perché è la squadra di Lippi a guidare le danze, con Del Piero mobilissimo, Conte e perfino Ferrara svelti negli inserimenti. Almeno 3 le grosse occasioni della Juve: al 14' c'è un grande slalom di Torricelli sulla destra, supera un paio di uomini, serve Del Piero che apre benissimo a Davids sulla sinistra: gran tiro in corsa che Pagliuca respinge di pugno. La partita è tutta della Juve, che al 17' confezione un'azione magnifica: Zidane allunga a Del Piero, che dalla linea di fondo calibra un millimetrico traversone sul quale Conte si avvita per una spettacolare sforbiciata; sembra gol, invece all'ultimo, a portiere ormai battuto, West riesce a ribattere, poi sulla respinta arriva per primo Ferrara che fa partire una gran botta che Pagliuca riesce a parare. Al 28' Bergomi atterra al limite della propria area un Davids scatenato, ma la conseguente punizione di Del Piero finisce in angolo; dalla bandierina batte Zidane, la palla piomba sotto porta dove Del Piero devia a colpo sicuro da posizione ravvicinatissima, ma Pagliuca fa il miracolo. Al 34' una mano un po' troppo larga di West fa cadere Del Piero in area nerazzurra, ma Braschi fa segno di continuare.
Il verdetto del primo tempo sembra lasciare l'Inter annichilita: Moriero non si è notato, Ronaldo ha toccato un paio di palloni, Djorkaeff è soverchiato dal ritmo degli avversari. In sostanza, si è giocato nella metà campo nerazzurra e si son viste solo le maglie bianconere. La Juve può solo rammaricarsi di non aver concretizzato le occasioni create. E' stata anche una lezione di tattica da parte di Lippi, che ha schierato un dispositivo insolito, con tre difensori fissi: Birindelli, Ferrara, Montero; a centrocampo, da destra a sinistra, Torricelli, Conte, Davids e Iuliano (che segue Moriero); Zidane a fluttuare tra loro e le due punte Inzaghi e Del Piero.

Nell'intervallo, Simoni risponde togliendo il disastroso Sartor per Fresi, che mette su Zidane. Mossa azzeccata, perché non solo Zidane nella ripresa sparisce, ma soprattutto, non c'è quasi il tempo di rimettere la palla al centro per la ripresa delle ostilità, che sulla fascia destra d'attacco nerazzurro Ronaldo prende palla, elude con uno scatto Iuliano e Montero, inventa un diagonale rasoterra che anticipa il rientro della difesa juventina e trova pronto Djorkaeff alla deviazione vincente. E' il 2' e con una magia del Fenomeno la partita prende una piega a quel punto sbalorditiva.
Al 5' Zidane smista di testa un'ottima palla in area a Del Piero, che però sbuccia il pallone e Pagliuca ringrazia. In realtà la Juve subisce il colpo e la squadra di Simoni si rivitalizza, procurandosi un'altra occasione per Ronaldo sventata da Ferrara. Allora Lippi corre ai ripari: Di Livio e Fonseca per Iuliano e un opaco Zidane. Il primo va a destra, con Torricelli a sinistra; il secondo surroga il francese per compiti e ruolo. Risponde Simoni, spostando Fresi libero e Bergomi su Fonseca. Poi, quando al 23' Fresi esce per infortunio, Simoni mette Bergomi libero e il nuovo entrato Colonnese su Fonseca, al che Lippi sostituisce Conte con Tacchinardi e, per meglio arginare il contropiede, decentra Montero a sinistra con Birindelli al centro della difesa. Lo scontro si fa intenso e in un paio di casi la Juve viene fermata da discutibili decisioni arbitrali: al 25' Fonseca se ne va a destra, centro per Inzaghi che ha la meglio su Galante, dribbling e gol, che però non viene convalidato per un presunto fallo di mani in fase di controllo; in seguito alle successive veementi proteste, Superpippo viene anche ammonito. Lo stesso Inzaghi che era stato affossato in area da West nel tentativo di intervenire su un cross, con Braschi che aveva fatto proseguire. Il giorno dopo, sulla Gazzetta, leggiamo che Superpippo "indietreggia costringendo l'interista all'intervento scomposto". Su youtube ci sono le immagini dei due episodi, fatevi voi un'idea, tenendo conto anche dei piagnistei nerazzurri nell'incontro di ritorno.
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Il finale è burrascoso. Simoni al 43' fa uscire Simeone e manda in campo Zé Elias. A centrocampo c'è uno scontro tra Tacchinardi e Cauet, col primo che tenta, senza riuscirci, di scalciare da terra l'avversario, il quale invece riesce a centrarlo nel basso ventre; così Braschi espelle Cauet e ammonisce Tacchinardi. I bianconeri ci provano fino alla fine del recupero di 5', ma ormai sono troppo lunghi e sfilacciati: Davids e Torricelli, i due giganti del centrocampo juventino, continuano a sorreggere la squadra, ma ormai è un assalto cieco e così la Juve perde un'imbattibilità che durava da 20 partite, iniziata la 28. giornata del campionato precedente (sconfitta interna per 3 - 0 contro l'Udinese). I bianconeri da allora avevano ottenuto 11 vittorie e 9 pareggi. L'Inter torna ad avere 4 punti di vantaggio su una Juve che viene raggiunta al secondo posto dall'Udinese.

Perdere dopo una partita del genere, a tratti entusiasmante, è difficile da accettare, è umano, ma nel dopopartita l'ambiente juventino mostra, oltre all'ovvio dispiacere, serenità e consapevolezza dei propri mezzi, lasciando da parte qualunque tentazione di cercare alibi o alimentare recriminazioni infantili. Su tutte, valgano le parole di Del Piero: "Perdere dispiace sempre. Perdere così, poi, dispiace ancora di più. La sconfitta, infatti, è giunta al termine di una nostra partita buonissima. Peccato che si sia costruito tanto, ma che si sia anche sbagliato tanto. La differenza sta tutta qua: l'Inter è riuscita a concretizzare la sua occasione, noi non ne siamo stati capaci. E sì che ero quasi sicuro che il mio colpo di testa fosse entrato: invece è uscito, non so neppure io come mai. In ogni modo, l'ha spuntata l'Inter ed è questo che conta. Ora, ogni nostro discorso potrebbe apparire quasi una giustificazione". Gli chiedono se prova rammarico o rabbia: "Sì, sono sentimenti che si vivono, questi, con la consapevolezza che avremmo meritato un risultato diverso. Può sembrare una banalità, ma è solo un dato inconfutabile: il campionato è ancora lungo. Di questa partita dobbiamo ricordare le tante cose positive che la squadra ha messo in mostra, senza dimenticare, naturalmente, che però, abbiamo perduto". Gli chiedono di Ronaldo, e anche qui Alex si dimostra un signore: "Chi l'ha vinta dovete essere voi a dirlo, mica io. Posso dire soltanto che prima della partita sono andato a complimentarmi con lui per la conquista del Pallone d'oro. Facendo un bilancio generale, direi che la partita ha mantenuto in pieno tutte le premesse di grande spettacolo e di forti emozioni. Consoliamoci, se vogliamo, con la nostra prestazione, ma diamo anche atto agli avversari di aver disputato una buona partita. Da come si erano messe le cose, era chiaro che chi sarebbe passato in vantaggio avrebbe avuto tantissime possibilità di condurre in porto la partita. Soprattutto perché avrebbe potuto giocare in contropiede".
Anche Simoni deve riconoscere i meriti degli avversari e, parrebbe strano per uno che ha appena vinto, i limiti della sua squadra: "Dobbiamo migliorare, sul piano della personalità la Juventus è ancora migliore di noi. Ha ragione Lippi nel dire che la sconfitta della Juve è immeritata. In effetti dopo quel primo tempo in cui ci hanno messo nell'angolo, posso ben comprendere il suo stato d'animo. E se qualcuno dei miei giocatori dice il contrario, sbaglia.
Nelle partite equilibrate capita spesso che decida un episodio. Lo abbiamo trovato noi con uno dei nostri tipici contropiede chiuso da quell'assist di Ronaldo a inizio ripresa e quindi non abbiamo rubato nulla. Ma trovo logico che il mio collega della Juve parli di sconfitta immeritata. Dobbiamo migliorare, ecco il verdetto di questo incontro. Sul piano tecnico ho avuto la conferma che la mia squadra vale quella bianconera, sul piano della personalità e dell'approccio alla partita invece siamo distanti. La Juve ha disputato un primo tempo di grandissimo spessore, nel quale ha confermato quanta sostanza ci sia dietro i suoi tre anni di successi. Noi invece, io per primo, non eravamo abituati a simili confronti di vertice e lo si è visto in quei primi 45' di enorme sofferenza
".

Peccato che, qualche mese dopo, la sportività dimostrata dagli sconfitti del 4 gennaio verrà ripagata con ben altra moneta.

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