Il puzzle delle Sim svizzere: “Ognuno li legge come vuole”

cantanapoliImmaginate che una coppia di amici vi chieda aiuto per una sera, hanno bisogno che gli accudiate il bambino che sta attraversando una fase d’infatuazione per i puzzle.
Accettate, è giusto che ogni tanto stacchino. Così loro prenotano due posti in multisala per "Baciami ancora" e voi vi presentate a casa loro con una confezione da 1000 pezzi, che andranno a comporre l'immagine di un mito della vostra infanzia: Jeeg Robot d’acciaio.
Contento per il regalo, sotto i vostri occhi attenti, il bimbo dei vostri amici inizia a comporre il mosaico, incastra le prime tessere. Man mano che la figura prende forma, però, la sua espressione si fa perplessa, delusa. Lui va matto per i Dragon Ball. Per lui il mito è Goku. Non è l’immagine di Goku che sta comparendo, è qualcun altro che non conosce e che non gli interessa vedere.
Finché, arrabbiato, spazza tutto e ricomincia da capo. Ora inizia a scegliere pezzi non secondo il corretto incastro, ma secondo il colore e la trama della superficie, per tentare di comporre qualcosa che abbia a che fare col suo Goku. Forza i bordi, li piega, in alcuni casi strappa dei lembi di tessera, per poterli inserire dove più gli garba. Alle vostre obiezioni fa i capricci, s’impunta, finché vi rassegnate, lo lasciate fare e accendete la tivù.
Dopo un paio d’ore, il bimbo vi chiama, dice che ha finito, è contento. Ma il risultato che vi mostra, ovviamente, non è quello giusto, non è Jeeg Robot d’Acciaio. Ricorda, anche se molto vagamente, Goku dei Dragon Ball, una figura composta da pezzi deformati, mutilati, che stentano a stare insieme. Molti altri pezzi giacciono in piccoli mucchietti nei pressi, avanzano, non hanno nulla a che fare con Goku, nemmeno nei colori e nella trama. Non gli servono, vi dice il bambino, e aggiunge che evidentemente i puzzle erano due, e che il secondo non gli interessa risolverlo. Per l’ultima volta provate a spiegargli che il risultato del suo lavoro è sbagliato, ma lui fa i capricci, batte i piedi.
Esausti, gli date ragione. Va bene, piccolo, è Goku, non è Jeeg Robot d’acciaio. Stai buono, fra un po’ arriva la mamma.
Con i bambini è così.


Tra le deposizioni del processo Calciopoli del 2009, ne avevamo lasciata indietro una che pubblichiamo oggi, per celebrare degnamente la ripresa delle udienze dopo le feste. E' quella del maresciallo Di Laroni dei cc di via In Selci di Roma. Il maresciallo è l’autore delle informative sul teorema delle Sim Svizzere. Aveva deposto una prima volta il 10 novembre scorso (rileggi qui il nostro resoconto), ma un'udienza non era bastata ed era tornato in aula il 13 novembre per farsi controesaminare dagli avvocati Prioreschi (difesa Moggi), Morescanti (difesa Fabiani) e Sena (difesa Pairetto).
Di seguito, un elenco delle maggiori incongruenze riguardanti il famigerato teorema delle Sim svizzere emerse da quella seconda udienza.

CAPITOLO MOGGI


- IMPOSSIBILE STABILIRE NUMERO E DURATA DELLE IPOTETICHE TELEFONATE FRA UTENTI SIM
Incalzato dall’avvocato Prioreschi e anche dal giudice, lo stesso Di Laroni ha ammesso che è impossibile stabilire quante telefonate siano state fatte con le famigerate SIM svizzere, né, tantomeno, è possibile stabilirne la durata. I dati che i CC hanno analizzato sono stati forniti da gestori diversi, che sulle medesime telefonate (o semplici tentativi di chiamata) riportano spesso orari e numero di contatti molto discordanti fra di loro. Alcune discrepanze messe in rilievo dal controesame dei difensori sono clamorose. Uno tra gli esempi più eclatanti: verso l'utenza 0041764334751 attribuita a Fabiani noi abbiamo, dall’utenza attribuita a Moggi, 10 contatti in uscita e 33 in entrata, al contrario 129 in uscita e 29 in entrata.

- LE IPOTETICHE ATTRIBUZIONI DELLE SIM AGLI ARBITRI SONO STATE FATTE CON METODI APPROSSIMATIVI E NON CERTIFICATI
Per mettere insieme gli schemini delle attribuzioni di cui da tre anni si straparla sui media, non è stato utilizzato alcun software o sistema di gestione professionale dei dati. I cc hanno fatto tutto a mano. Dalla deposizione di Di Laroni: ”Generalmente il gestore Tim li fornisce in txt, la Vodafone li fornisce in Excel, quindi noi ci siamo preoccupati di trasformare manualmente quelli forniti in txt in Excel in modo da averli tutti dello stesso formato; vengono inseriti con un copia e incolla.” Dunque l’analisi dei carabinieri, come ha sottolineato il difensore di Moggi, è stata fatta “a mano”, “un tanto al chilo”, senza usare software “certificati forensi, perché devono consentire che l'originale corrisponda alla copia e devono evitare che nella trasmigrazione dei dati possono esserci errori oppure possono andar persi dati”. Sulla questione, inoltre, emblematica una risposta data da Di Laroni al presidente del tribunale: “Presidente, ognuno interpreta i dati come vuole, c'è un famoso esperto in Italia, lasciamo stare il nome, che li interpreta in maniera informatica”.

- IMPOSSIBILE STABILIRE CON ESATTEZZA QUANDO SAREBBERO AVVENUTE LE IPOTETICHE TELEFONATE
Sempre sui famigerati schemini: come molti lettori ben ricorderanno, vi si indicavano i presunti contatti telefonici nell’arco della settimana pre e dopo gara, senza specificare in che giorno e a che ora. L’avv. Prioreschi ha chiesto spiegazione: “A dire il vero Lei non ha specificato quando questi contatti sono avvenuti, ha detto solo nella settimana prima, anche qui Le chiedo che tipo di contatti sono: chiamate, tentativi, eccetera?” La risposta del maresciallo è stata: “Non si può sapere, con il tabulato davanti uno li interpreta, io sono rimasto nel generico”.

- GLI SPECCHIETTI DISTRIBUITI ALLA STAMPA ERANO FRUTTO DI INFORMATIVE INCOMPLETE O ERRONEE
Sull’argomento i cc scrissero ben tre informative: marzo 2007, luglio 2007 e dicembre 2007. Nel controesame scopriamo che le prime erano in qualche modo incomplete, se non in conflitto con le seguenti (ad esempio, secondo Prioreschi, sia in quella di marzo che in quella di luglio sarebbero stati analizzati dei dati che in seguito le compagnie telefoniche avrebbero rettificato). Ebbene, a livello mediatico, la storia delle sim svizzere uscì ad aprile 2007, e cioè dopo la prima informativa, e da allora a livello popolare si ragiona ancora su quell’ipotesi, che evidentemente è fondata su dati erronei.


CAPITOLO FABIANI

Ad Angelo Fabiani i Carabinieri hanno attribuito “verosimilmente” due sim svizzere. Le basi della “verosimiglianza” sarebbero: la residenza (che era a Roma), le partite del Messina (per cui lavorava come DS) e le telefonate della Sim svizzera a utenze nazionali. Anche l’avvocato Morescanti, legale del Fabiani, nel suo controesame, ha messo a dura prova il metodo dei cc.

- MANCANO I RISCONTRI TECNICI SULLE CELLE E SULLA PRESENZA O MENO DI FABIANI A ROMA
Sulla residenza. Prima di tutto, non si capisce se le due schede in questione accendessero celle telefoniche romane in generale o celle del quartiere di “Primavalle”, dove risiedeva Fabiani. Lo stesso Di Laroni ha detto che solo una delle due schede accendeva, di Roma, prevalentemente la cella di Primavalle. Inoltre, il quartiere è molto vasto e contiene molte celle telefoniche. La Morescanti ha contestato l’assenza di diverse necessarie verifiche per attestare quell’attribuzione: non è stato verificato se le celle accese erano unidirezionali o multidirezionali (se unidirezionali, alcune celle non potevano essere agganciata dalla casa di Fabiani). Non è stato verificato che Fabiani si trovasse effettivamente a Roma in occasione delle telefonate (si è verificato solo che si trovasse nei luoghi delle partite). Non è stato verificato che le celle fossero di tipo SRB (stazione radio base – che dà l’indicazione del terminale) o MSC (che è solo un aggancio fra altre celle); e ciò è grave, perché le MSC non danno la localizzazione del cellulare. Non è stato verificato che la Sunrise avesse un roaming preferenziale (che a volta fa sì che il cellulare agganci una cella più lontana, perché in convenzione con il gestore straniero).

- MANCANZA DI RISCONTRO SULLA PRESENZA DI FABIANI A MESSINA E SULLE CELLE DELLO STADIO
Sulle partite a Messina: non si è verificata la zona di Messina in cui il cellulare agganciava la cella, in particolare che si trattasse di una cella vicina allo stadio. Non si è verificato quale fosse l’albergo in cui dimorava Fabiani quando era a Messina. Non si è verificato quante fossero le persone che seguivano il Messina in trasferta, e in particolare dove dimorasse il Messina quando giocava a Roma (se in un albergo di Primavalle o no).

- MANCANZA DI RISCONTRO SUI NUMERI ITALIANI CHIAMATI DALLE SIM E IN EFFETTI IN USO A PERSONE SCONOSCIUTE A FABIANI
Sui contatti con utenze italiane. Riguardo a una delle sim attribuite a Fabiani, ci sono diversi numeri italiani, con tanto di anagrafica degli utenti che la contattano, ma i Carabinieri non hanno controllato chi fossero queste persone. In pratica, dal dibattimento del 13 novembre scorso, si è intuito che si tratta di gente che non ha nulla a che fare con Fabiani.


CONCLUSIONI (?)

La domanda finale è semplice: quali sono gli elementi che fanno sì che i carabinieri siano così convinti di aver attribuito le sim acquistate da Moggi ai corretti utilizzatori, e cioè a un gruppo consistente di arbitri? Fin troppo significativo un passaggio del controesame della Morescanti: il maresciallo Di Laroni ammette che gli inquirenti sono partiti dalla fine, e cioè che il novero dei possibili utenti è stato individuato solo fra gli indagati (poi imputati). Solo loro sono stati considerati, gli arbitri, nessuna ipotesi alternativa, perché era l’unica che interessava prendere in considerazione.
E non è tutto, ci sono altre tre o quattro cosette, emerse dall’udienza del 13 novembre, che vanno evidenziate.

1) IL NUMERO DELLE TELEFONATE DEI FAMOSI SPECCHIETTI DELLE SIM SVIZZERE ERA DEL TUTTO CAMPATO IN ARIA
Come ammesso dal Di Laroni su richiesta dell’avvocato Sena, difensore di Pairetto, che si è soffermato sulle incongruenze fra le diverse compagnie telefoniche sul numero di contatti fra le sim incriminate, i famosi schemini diffusi alla stampa non sono attendibili riguardo al numero delle telefonate intercorse, ma servono solo a indicare che dei contatti sono intercorsi. Gli schemini non hanno alcun valore né verità, non indicano il numero di telefonate, ma al massimo possono testimoniare che due numeri, genericamente, si sentirono fra di loro. Altro che "40 telefonate prima di Juve-Milan".
2) DELLE SIM PRESE IN CONSIDERAZIONE, QUANTE FURONO VERAMENTE FATTE ACQUISTARE DA MOGGI?
Di Laroni aveva raccontato che le Sim prese in considerazione appartengono a tre gruppi: il primo di 9, il secondo di 12, il terzo di 10. In seguito alla richiesta dell’avv. Morescanti su due numeri svizzeri, Di Laroni risponde che fanno parte del terzo gruppo, ma che il secondo e il terzo gruppo (12 e 10 sim) non corrisponde alle sim indicate come vendute dal De Cillis, ma sono deduzioni che i carabinieri fanno dal traffico, dai tabulati.
Dunque solo le prime 9 vennero acquistate da Moggi?
3) IN SVIZZERA SENZA ROGATORIA
L’avvocato Prioreschi ha ripetutamente chiesto al maresciallo se lui o qualche suo collega, in fase d’indagine, fosse stato in Svizzera, ma Di Laroni ha recisamente negato. Peccato che un mese dopo, e cioè il 22 dicembre scorso, il collega Nardone l’abbia contraddetto, ammettendo che almeno un viaggio a Chiasso ci sarebbe stato.
4) GIA' TRE ARBITRI ACCUSATI DI AVER AVER USATO LE SIM SONO STATI SCAGIONATI
Il 14 dicembre scorso c’è stata la sentenza di primo grado del rito abbreviato, nella quale è giunta l’assoluzione degli arbitri Gabriele e Cassarà, entrambi accusati, nel processo principale, di far parte della rete “segreta” di Sim protette, come illustrato dal maresciallo Di Laroni. Gabriele e Cassarà si aggiungono a Gianluca Paparesta, già prosciolto in fase istruttoria e poi testimone d’accusa che ha raccontato, ad uso del pm che non ha obiettato, che la sim svizzera a lui attribuita era in realtà in uso al padre per fini tutt’altro che illeciti.

E oggi tocca al capo di Di Laroni, l'allora maggiore Attilio Auricchio.

 

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