Altro fango tedesco

Media"Con la Juventus di Torino questa sera il Bayern di Monaco incontra una delle società più chiacchierate a livello mondiale". Ebbene, non siamo su un blog di ultras fanatici del Toro, dell'Inter, della Roma o del Napoli, bensì su una radio tedesca, Deutschlandradio, che trasmette da Colonia su scala nazionale, con un budget annuale di ca 180 milioni di Euro. Una società di diritto pubblico e partecipata anche dalle televisioni statali ARD e ZDF.
L'occasione per parlare di Juve è stata la partita dei quarti di finale di andata di Champions League della stagione appena conclusa, persa dalla formazione bianconera per 2-0 all'Allianz Arena. Allo scopo di introdurre la gara ai propri radioascoltatori, l'emittente aveva invitato un Professore Emerito di Sociologia, Detlev Claussen, dell'Università di Hannover, nel nord della Germania, autore di decine e decine di libri ed articoli che vertevano sui temi della sociologia, e che hanno toccato talvolta anche l'argomento calcio come fenomeno di massa.
Sul sito della radio viene riportata la trascrizione dell'intervista, nella quale il professore lancia contro la Juve, ma anche contro Fiat e la stessa città di Torino, una serie di schizzi di fango per certi versi sorprendenti.
L'intervento è un po' datato, essendo del 2 aprile 2013, ma lo vogliamo proporre lo stesso per dare la dimensione di ciò che anni e anni di disinformazione ed attacchi mediatici sistematici contro la Juventus finiscono poi per provocare anche all'estero.

Dopo un paio di domande introduttive all'ospite e risposte sul sistema calcio italiano in generale, definito "completamente distrutto alle manipolazioni, e non da oggi, ma da 40 anni", si arriva alla prima bordata: "La città di Torino si è trasformata negli ultimi 40 anni nell'incarnazione della corruzione". Quindi prosegue con pesanti insinuazioni politiche sul periodo fascista, con illazioni sull'origine del nome della squadra bianconera così vicina a "Gioventu' torinese"; quindi con il regime di allora, a detta del Prof. Claussen, la "Gioventu' torinese" si sarebbe "arrangiata benissimo". Così come del resto "anche la Fiat", la quale "è passata poi attraverso il miracolo economico degli anni '50 e '60 all'attuale Italia corrotta, corrotta ad ogni livello". Ed infatti, prosegue il ragionamento dell'intervistato, mentre prima il "vero spirito di Torino era il Toro", soltanto "dopo il 1950 la Juve cominciò ad emergere"; dimenticando forse, il professore, i 7 scudetti vinti fino ad allora dalla Juventus e i tanti giocatori bianconeri che avevano contribuito a vincere due campionati del mondo, nel 1934 e nel 1938.
In sostanza, leggendo l'intervista, al lettore rimane facilmente l'idea che fino al 1950 la Juve non fosse una squadra importante, e che il periodo di successo del dopoguerra della squadra torinese fosse in realtà in qualche modo legato alla corruzione del calcio italiano degli ultimi quarant'anni.
Così, subito dopo, a supporto di questi concetti ricorda che Gheddafi è stato un azionista della Juve; e poi tira fuori Calciopoli. A questo punto entra in gioco una teoria piuttosto stramba, che vuole Zinédine Zidane abbandonare il club torinese perché "stanco di sopportare le cure mediche" praticate lì, senza ovviamente citare il fatto che il francese aveva all'epoca 29 anni e la proposta del Real Madrid era di 75 milioni di euro. Eccoci quindi, dopo Farsopoli e la corruzione, all'argomento doping. L'emerito professore è "convinto che lì (alla Juventus, ndr) sia stato praticato doping sistematico". Una riprova di ciò è una sorta di "statistica", secondo la quale in quegli anni il maggior numero delle reti decisive venivano segnate, testuale, "al minuto '92 o '93". Il che, dal suo punto di vista, "aveva a che fare con il doping, ma anche con il fatto che gli arbitri lasciavano giocare finché non arrivava la rete decisiva". E ti pareva.
L'intervista poi si sposta sui tifosi, nei quali sarebbero da distinguere "i tifosi del Centro e del Sud italia" dagli ultras che vanno allo stadio, a detta di Claussen veri e propri gruppi delinquenziali, violenti e razzisti. E qui tocchiamo il punto più basso dell'intervento, allorquando viene tirata in mezzo la tragedia del Heysel, alla quale, secondo l'illustre parere, avrebbero contribuito anche quei gruppi. In sostanza come se in quel maledetto settore Z ci fossero stati gli ultras juventini e non spettatori normali che al momento dell'acquisto del biglietto della partita erano per lo più ignari del fatto che avrebbero poi dovuto condividere la curva con gli hooligans inglesi dai quali poi sarebbero stati aggrediti in modo selvaggio.

In questa intervista abbiamo dunque visto un campionario di falsità, sciocchezze ed illazioni degne di un sito anti-juventino di infimo livello. Non ci saremmo di certo aspettati di ritrovare tali assurdità in una radio nazionale tedesca di diritto pubblico*, dette da un emerito professore con alle spalle un lungo curriculum accademico nel campo della sociologia. Ma si vede che ormai il fango buttato addosso alla Juve è talmente tanto da aver varcato i confini ed essere schizzato fino alla vicina Germania.

*Per correttezza riportiamo il fatto che in fondo alla trascrizione dell'intervista Deutschlandradio ricorda a tutti che le affermazioni degli intervistati riportano le opinioni degli stessi e che la loro politica prevede di non fare proprie tali opinioni