Fango dalla Germania

StampaAltro giro, altra corsa. A pochi giorni di distanza dal fango schizzato dagli studi di Euronews, questa volta è stato un giornale tedesco molto seguito e stampato a Monaco di Baviera, la Süddeutsche Zeitung, a pensar bene di associare la Juve al doping.
L'occasione per l'attacco alla reputazione del club torinese viene fornita dalla pubblicazione del rapporto sull'inchiesta del Senato francese sul doping. Il Parlamento francese si era proposto di comprendere meglio il quadro relativo alle possibili pratiche dopanti avvenute in quegli anni nello sport nazionale tramite l'audizione ed ascolto delle testimonianze di molte personalità del mondo dello sport d'oltralpe, tra cui anche l'ex giocatore ed allenatore bianconero, Didier Deschamps. E se la parte del leone del rapporto finale l'ha fatta il ciclismo, esso conteneva anche alcuni riferimenti al calcio francese che proprio in quegli anni vinceva Mondiali ed Europei.
E fin qui è cronaca. Ad un certo punto dell'articolo del giornale tedesco però troviamo una affermazione molto lesiva dell'immagine della società e che per la sua gravità potrebbe anche essere passibile di querela: "Der verweist auf Deschamps' Engagement bei Juventus Turin, das damals eine Apotheke mit verbotenen Substanzen unterhielt, die zur Versorgung einer Kreisstadt ausgereicht hätte, wie italienische Staatsanwälte formulierten", ovvero "(il rapporto, ndr) fa riferimento all'attività di Deschamps presso la Juventus, squadra che manteneva una farmacia di sostanze proibite, la quale sarebbe stata sufficiente, a detta di Procuratori della Repubblica italiana, per rifornire un'intera città di provincia".
Lasciando stare la parte relativa alla quantità di farmaci, che poi si dimostrò essere in linea con le altre squadre di Serie A del tempo, ad essere assolutamente priva di fondamento e falsa è l'affermazione sulle sostanze proibite. Dal processo penale presso il Tribunale di Torino in cui venne contestato l'abuso di farmaci da parte della Juve risultò che la società bianconera non faceva alcun ricorso a prodotti illeciti.
Sotto inchiesta infatti finì soprattutto l'utilizzo "off-label" di alcune sostanze lecite, una pratica la cui illiceità era tutta da dimostrare; e per la lentezza cronica del processo il tutto finì poi per cadere in prescrizione. Sebbene in prescrizione dal punto di vista penale, tuttavia dal punto di vista sportivo tali attività passarono al vaglio del TAS, che confermò che soltanto l'utilizzo di sostanze vietate avrebbe potuto costituire doping. Oltretutto, nonostante l'attenta verifica della WADA, agenzia mondiale anti-doping, nessuno dei medicinali trattati allora dalla Juve è stato, ad oggi, aggiunto alla lista dei prodotti dopanti (qui il nostro 'Dossier doping').
L'unico prodotto vietato dai regolamenti sportivi che trovò spazio all'ultimo minuto nell'impianto accusatorio, per altro senza che gli inquirenti ne trovassero alcuna traccia nella farmacia bianconera, fu l'epo. Ma la perizia d'Onofrio, che intendeva dimostrarne l'uso, venne smontata durante il processo d'Appello che escluse l'utilizzo della sostanza proibita (qui trovate la nostra analisi della perizia D'Onofrio nelle sette puntate della serie 'Perizia D'Onofrio Reloaded' (primaseconda, terzaquartaquinta, sesta, settima) L'anno successivo la Corte di Cassazione confermò definitivamente la sentenza d'appello.

Non sappiamo se si tratti di un errore, di sciatteria, di scarsa conoscenza dell'argomento o di un copia-incolla rosastro, ma l'affermazione è pesante e andrebbe immediatamente corretta.