Maggiani o Moggiani? Una ricostruzione a freddo

MoggiMolto si è ironizzato sul cognome dello sfortunato guardalinee della sezione di La Spezia, che domenica, in occasione di Catania-Juventus, al 26’ del primo tempo aveva deciso di far annullare il gol regolare di Bergessio dopo un conciliabolo con l’arbitro Gervasoni e l’addizionale Rizzoli. Il presidente del Catania, Pulvirenti, espulso in quella circostanza per proteste, è andato poi davanti ai microfoni a denunciare il fatto che sarebbero stati alcuni giocatori della panchina della Juve a fare annullare il gol, riportando nelle menti di molti tifosi certi miti e leggende metropolitane legate all’ex Direttore generale della Juventus, Luciano Moggi, costruzioni di fantasia per il momento però in qualche modo suffragate da sentenze penali di condanna. Sentenze illogiche, incongruenti, molto discutibili, che sfruttano la genericità della legge 401/89, secondo la quale in pratica qualsiasi comportamento potrebbe configurare reato, ma tant’è. Per ora.

Dicevamo dunque, Maggiani o Moggiani? Andando a rivedere e ad analizzare a freddo la dinamica dell’azione e il comportamento dei vari attori durante e dopo la circostanza si può mettere in evidenza una serie di fatti:

1) L’errore di Maggiani: un errore che ci può tranquillamente stare e che non è per nulla diverso da un qualunque fuorigioco fischiato o non fischiato per pochi centimetri. Nella stessa partita abbiamo diversi casi simili, tipo quello successivo fischiato per errore a Bendtner o quello non fischiato nuovamente a Bendtner, quando invece si trovava in fuorigioco, e da cui poi nascerà il gol di Vidal. Ma errori di questo tipo ci sono in tutte le partite, basta vedere il modo in cui il giorno precedente il Milan aveva raccolto l’intera posta contro il Genoa grazie ad un gol di El Shaarawy viziato da fuorigioco di Abate. Se ci mettessimo qui ad elencare tutte le decisioni sbagliate su fuorigioco mal sbandierati solo in questo campionato, probabilmente non reggerebbe il server (che in ogni caso non pare avere spalle larghissime).
Cosa rende quindi la circostanza differente dalle altre? Non certo le proteste juventine, a quanto pare dovute ad un'incertezza dell'assistente nell'indicare il centrocampo, a conferma della validità della rete all’arbitro. Praticamente ogni rete un po’ dubbia, ma anche qualsiasi altra decisione controversa dell’arbitro, viene quasi sempre contestata dalla squadra che la subisce. È sicuramente questa una cattiva abitudine da stroncare, ma non può essere presa a conferma di un'eventuale teoria dietrologica secondo cui sarebbe stata la panchina a provocare l'annullamento della rete. Nelle poche decisioni in cui un arbitro torna sui suoi passi c’è sempre la protesta di una squadra o dell’altra.
L’unico aspetto che rende il caso leggermente differente è la discussione tra assistente e arbitro addizionale ed il fatto che l’arbitro corregga una decisione già presa. Ma anche ciò non è poi così raro, visto che non c’è nemmeno bisogno di andare troppo indietro nel tempo per trovare una simile. Paradossalmente il giorno precedente a Catania-Juve si è verificato lo stesso caso in una partita di Serie B, tra Padova e Bari. E non è poi tanto strano che con sei arbitri in campo i vari giudici di gara si confrontino su ciò che i singoli hanno visto. Si può discutere dell'efficacia di avere così tanti occhi a controllare campo e giocatori, visto il rischio di sovrapposizioni e di contributi parziali al fatto storico, ma d’altronde così è stato deciso e così è avvenuto a Catania. Tra i compiti dell’arbitro addizionale c’è quello di aiutare a vedere cose che possono essere sfuggite ai colleghi e sincerarsi se l'assistente abbia visto il tocco di Lodi rientra senza dubbio nella casistica. Di conseguenza, non c’è nulla di strano, anzi è doveroso da parte degli arbitri prendersi il tempo necessario per analizzare una situazione complessa che ha visto durante la traiettoria del pallone due tocchi da parte di giocatori siciliani ed un incrocio tra il catanese Bergessio e Asamoah.

2) Le dichiarazioni di Braschi alla Domenica Sportiva: ad un primo ascolto potevano apparire molto equilibrate e di buon senso, ma all’ascolto attento emerge un comportamento del designatore arbitrale molto discutibile. Che un ex-arbitro della sua esperienza non si renda conto della difficoltà di prendere la decisione giusta in una circostanza del genere ci stupisce molto, anche perché, affermando che quel fuorigioco fosse un “errore abbastanza evidente”, di fatto scarica l'assistente e lo espone al solito sentimento popolare anti-juventino fatto di dietrologie e argomentazioni tendenziose.
Le immagini televisive, bontà loro, sono molto chiare e mostrano come, al primo tocco di Spolli, Bergessio fosse in posizione regolare di circa mezzo metro, mentre al successivo tocco di Lodi, che è poi il momento in cui doveva giudicare l'assistente, lo fosse soltanto per pochissimi centimetri. Un paio di fotogrammi dopo quello dell’ultimo tocco, con il pallone che percorre un altro paio di metri, Bergessio si trova già in fuorigioco. Quindi sarebbe stata una decisione difficilissima da prendere, anche nel caso in cui Maggiani avesse visto il tocco di Lodi. Figuriamoci con un arbitro addizionale che lo avvisa di un tocco a metà traiettoria o giù di lì. Tocco tra l’altro di striscio e quindi di difficile interpretazione.
Dopo questa ricostruzione rimane molto difficile parlare di errore clamoroso e sottoscrivere le parole di Braschi nei confronti di un proprio tesserato. Capiamo la necessità del designatore di non esporsi troppo, ma resta a nostro avviso un comportamento colpevolmente debole, ingiustificato e accondiscendente verso un'opinione pubblica anti-juventina, aizzata dai soliti attori, addetti ai lavori; e da chi deve successivamente andare in campo ad arbitrare la Juventus un segnale che non può che essere letto alla stregua del famoso “Mi raccomando eh, che faccia la sua partita ma non sbagli a favore della Juve”, dell’allora presidente della Federcalcio, Franco Carraro, all’allora co-designatore arbitrale Paolo Bergamo, raccomandazione che contiene un chiaro messaggio: nel dubbio che non si favorisca la Juve, altrimenti succede il finimondo. Infatti, dopo un periodo abbastanza tranquillo, al primo caso in cui nel dubbio venga in qualche modo favorita la Juventus, succede il finimondo. Quasi fosse programmato, con tutti allineati e coperti in attesa del primo errore dell’arbitro per attaccare la Juventus.

3) L’errore vero e proprio: per tornare alla valutazione tecnica, appurata l’estrema difficoltà a giudicare la circostanza, l'ovvia collaborazione con gli altri esponenti del sestetto arbitrale, a nostro avviso l’errore che fa Maggiani è quello di non applicare una direttiva, a sua volta molto discutibile, di lasciar correre nel dubbio. Questa direttiva, introdotta alcuni anni fa, aveva in qualche modo sostituito una precedente regola non scritta che circolava nell’ambiente arbitrale ed era frutto di una convinzione che fosse “meglio un gol regolare annullato che uno irregolare concesso” e che aveva spesso portato gli arbitri, nel dubbio, a fischiare pur di evitare il rischio di concedere un gol irregolare. Un po’ come dire, meglio un colpevole fuori che un innocente in galera.
Siamo però su un terreno estremamente soggettivo ed opinabile e solo Maggiani stesso potrebbe spiegare il percorso logico che lo ha portato a tornare sulla propria decisione.

In conclusione, Maggiani ha deciso di non avere dubbi, anche in seguito alla comunicazione da parte dell’arbitro addizionale di un tocco successivo a quello di Spolli. Errore grave, ma che nulla può avere a che fare con Moggiani e altre dietrologie a cui il sentimento popolare anti-juventino spesso preferisce ricorrere, piuttosto che analizzare le circostanze con buon senso e razionalità. Ma si sa, la Juve rubba, a prescindere, sempre e comunque.