Atalanta battuta e signorina sbugiardata

Qualcuno ci ha sperato.
Anzi, mezza Italia ci ha sperato, dopo quel primo tempo chiuso in parità da un’Atalanta attenta e diligente, brava ad approfittare di una delle pochissime incertezze mostrate dalla difesa juventina nelle ultime nove giornate di campionato.
C’era in “quell’Italia” la speranza di arrivare allo scontro del 5 gennaio con la Grande e Imbattuta Roma a tiro di sorpasso, per rendere ancora più rovente un clima che si è già iniziato a preparare nell'ultima settimana, accendendo polemiche che con il campo non hanno nulla da spartire.
E chissà quante ne sentiremo nei prossimi giorni, con due settimane senza calcio di serie A.
La strategia è sempre la solita e sappiamo che in passato ha (ahimè) dato i suoi frutti: la storia insegna che se vuoi lottare e pensare di avere "sciòns" (come direbbe Gianni Cerqueti...) contro la Juve devi giocartela soprattutto fuori dal campo con ogni mezzo, l’esatto contrario di quello che anni di sentenze vergognose e storture mediatiche - offensive per un paese che si professa civile - hanno divulgato come verità assolute.
La verità odierna dice che se Paul Pogba (un campione: giovane e sbadato, ma un campione. E lo ha dimostrato anche oggi) si ricordasse che non basta avere mezzi fisici e tecnici di un’altra categoria per sovrastare gli avversari, ma che ogni tanto sarebbe utile ricorrere a metodi più sbrigativi e magari collegare il cervello, probabilmente Buffon avrebbe chiuso la gara con il nono “clean sheet” consecutivo in campionato.
Invece siamo a parlare di un’inviolabilità della porta bianconera chiusa a 745 minuti, per colpa di una dormita collettiva – Pogba in completo letargo e Marchisio, Asamoah e Barzagli almeno un pochino intorpiditi - che all’atto pratico non cambia molto, ma andate a chiedere a Buffon e Conte quanto trovino piacevole subire reti…
E’ un peccato perché quel benedetto cecchino di Carlos Tevez aveva trovato in fretta anche oggi il modo di rispondere a chi, all’atto della firma con la Juventus, ne aveva sminuito il valore e immediatamente cavalcato i difetti, riducendo l’argentino al rango di semplice “buon giocatore”, difficile da gestire, grasso e ormai pronto per il carrello dei bolliti.
Qualche sera fa ho assistito divertendomi un sacco ad uno dei soliti teatrini televisivi, quelli per intenderci che pullulano di soggetti dal volto ingiallito e dal fegato prossimo all’esplosione.
A domanda del conduttore, in chiave Milan: “Rimpiangete ancora il mancato ingaggio di Tevez?” la risposta dei due interlocutori (uno di fede rossonera; l’altro, autentico paladino di antijuventinità) è stata la seguente, espressa con tutta la fierezza che il tifo-contro può ispirare: “Ma no! Ci risulta che la Juventus sia stata eliminata dalla Champions League, mentre il Milan è agli ottavi…”.
Cari signori, cantatevela e suonatevela come volete, certo è che mentre sto scrivendo in tv va in onda il derby dei poveracci, uno spettacolo deprimente che sintetizza la pochezza, la decadenza di Milano, tornata a fare da spettatrice al tavolo dello scudetto come accadeva più o meno agli inizi degli anni Ottanta.
L’immagine del derby meneghino è quella di un calcio in declino, tecnicamente mediocre e managerialmente alla frutta, fra cessioni necessarie, ribaltoni societari epocali e quantomeno gestiti con modalità discutibili.
La rissa finale, e il commento del match winner, “il derby più importante del Mundo”, per uno che ha vissuto Boca-River, sono il sintomo di quanto ormai questa gente sia scollegata dalla realtà e il calcio italiano e le istituzioni che lo governano siano sulla stessa lunghezza d'onda.
In questa realtà non è stato per sua (e nostra) fortuna coinvolto Tevez, bensì il suo predecessore pagato 11 milioni per scaldare una panchina e ritagliarsi qualche spazio marginale.
11 milioni come 11 sono i gol segnati dall’Apache in 17 partite di campionato, una quota mai raggiunta da nessun giocatore della Juventus dell’era-Conte.
E l’uomo da Ciudadela promette di non fermarsi qui, come di certo non si fermerà Llorente.
Dopo un primo tempo a livello-Margheritoni (vedi film di culto: “Mezzo destro, mezzo sinistro”) il basco si sveglia e serve un pallone splendido a Pogba (che altrettanto splendidamente trasforma. Perché, come ho scritto prima: è giovane e superficiale, ma il francesino è un campione) prima di chiudere la gara in proprio con l’ennesimo, identico movimento finalmente andato a buon fine dopo che, per oltre un’ora, la guardia di Migliaccio lo aveva reso inefficace.
La firma di un Vidal cauto e poco incisivo, sul quale - va detto - pendeva il rischio squalifica in vista del big match contro la Roma, suggella una vittoria chiara e limpida, una risposta ai giallorossi vittoriosi ma non brillantissimi sul derelitto Catania.
Ora le vacanze, una settimana di riposo che Conte ha concesso ai suoi ragazzi (si ritroveranno a Vinovo il 29) in previsione di un 2014 che sarà impegnativo nonostante la prematura uscita dalla Champions League; e per finire massima solidarietà al Mister anche e soprattutto per il silenzio tenuto nei confronti dei media, atteggiamento che la società ha rispettato e appoggiato (vedi dichiarazioni di Marotta nel pre e nel post partita).
A tal proposito, mi segnalano una gustosa figura di emme rimediata dalla solita signorina D’Amico e dal suo parterre di geniali opinionisti, tutti concordi nel censurare la condotta del tecnico juventino che non rilasciando dichiarazioni penalizza gli abbonati e i tifosi del suo club, così interessati a conoscere il parere del tecnico campione d’Italia.
Il lato buffo della vicenda sta nell'evidente contrasto fra l'atteggiamento della signorina D’Amico, che insisteva nel puntualizzare negativamente sulla decisione di Conte, e quello che andava in video, dato che in sovrimpressione comparivano i testi dei tweet di molti tifosi juventini che incoraggiavano e plaudivano alla scelta del Mister, auspicando un silenzio stampa ad oltranza da parte dell’allenatore leccese almeno “fino a fine stagione”.
Cari giornalisti, per voi vale lo stesso discorso fatto per Calciopoli: ci avete preso per i fondelli una volta, volete continuare a farlo?
Bene, sappiate che prima o poi il conto arriverà pure a voi.
E, potete scommetterci (ogni riferimento a fatti e personaggi è puramente voluto), sarà salatissimo.