Juve, abbiamo un problema

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Sì, dopo il derby è ufficiale, abbiamo un problema.
Che non è l'ormai consolidata abitudine adottata da ogni avversario del nostro campionato di adeguarsi - snaturando le proprie caratteristiche-  allo schieramento di Conte puntando a non prenderle.
Caso unico nella nostra serie A.
E non mi lamento mica, ci mancherebbe, visto che questa disparità di trattamento che gli avversari riservano alla Juve rispetto a tutte le altre concorrenti testimonia ogni settimana quanto i vari teoremi che ci vogliono propinare ("Napoli da scudetto!", "Roma in fuga tricolore!", "Inter da titolo!") siano in realtà baggianate buone per orientare l'opinione pubblica stravolgendo la realtà.
Una specialità dei media nostrani.
Il problema non è neppure il turnover, che di volta in volta porta il Mister a rimescolare la formazione, e nemmeno una certa mancanza di dinamismo: con la frequenza di impegni cui sono chiamati in questo periodo gli uomini di Conte (Nazionali comprese) sarebbe disumano - e pericoloso in prospettiva - pretendere di vedere la Juve “rullare” gli avversari.
Il problema, è ufficiale, è il clima che si sta creando e qui torniamo ai media.
D'altronde, bisognava aspettarselo: da quest'estate l'unica vera mission di tv e giornali è tentare di destabilizzare, mettere pressione all'ambiente juventino.
E al contrario, è praticamente obbligatorio esaltare qualsiasi gesto, atteggiamento o prestazione di chiunque si ponesse nella condizione di candidarsi al ruolo di anti-Juve.
Se l'episodio di Verona ha aperto le danze scatenando le prime reazioni dei soliti noti, chissà cosa succederà nelle prossime ore e nei prossimi giorni.
Il gol che decide il derby è viziato da un fuorigioco di Tevez intento a divincolarsi da un avversario, una delle solite trattenute reciproche sui calci d'angolo che spesso portano l'arbitro a fischiare un salomonico fallo di confusione in favore della difesa.
Mazzoleni non fischia nulla e càpita che nel momento in cui Bonucci colpisca di testa l'argentino sia sbilanciato col corpo oltre l'avversario, postura che gli pregiudica l'equilibrio nel colpire un pallone che sbatte contro la traversa prima della testata vincente di Pogba.
Fuorigioco, certo, ma sentire l'ex interista Daniele Adani commentare: “Fuorigioco! Veramente quasi di un metro... è oltre al suo marcatore... fuorigioco netto!” e rimarcare per tutto il resto della telecronaca “Juve in vantaggio con gol in fuorigioco” fa - scusate la terminologia - semplicemente schifo, soprattutto per chi è abbonato a Sky e spende bei soldini nella speranza di avere un minimo di servizio imparziale.
E' così che si fomenta un sentimento popolare, è così che si distorce la realtà dei fatti.
Parafrasando un noto pensatore di estrazione interista, io devo pensar male.
Perché fra ieri e oggi sono avvenuti due episodi che definire sospetti è poco.
Il primo riguarda l'anticipo di ieri (Genoa-Napoli) e non posso fare a meno di far notare come la regia di Sky abbia taroccato un replay.
I fatti: Gilardino viene atterrato in area, con probabile espulsione da ultimo uomo a carico del difensore napoletano.
Ma l'arbitro fischia, il guardalinee ha segnalato il fuorigioco del centravanti rossoblu.
Parte finalmente il replay, o meglio, parte subito un fotogramma fisso, in cui Gilardino è in fuorigioco.
Poi le immagini scorrono da quel punto, e si vede in realtà che quello non era il momento del passaggio, che arriva un secondo o due dopo, dopo che Gilardino fa un passo indietro e, per quel che si intuisce, si rimette in linea.
Ma non c'è certezza, perché la regia non ferma, non cerca il fotogramma giusto, e i telecronisti fan finta di niente.
Lo stesso è accaduto nel pomeriggio, quando durante Cagliari-Inter Guarin è intervenuto scioccamente su Cabrera, il quale stava aspettando solo il contatto col colombiano.
Contatto che puntualmente avviene, Cabrera cade ma la regia sceglie di offrire - a distanza di un minuto abbondante e dopo aver mandato in onda più replay di un'azione trascurabile successiva al presunto rigore - un solo replay, per giunta da angolazione infelice.
Commento di Antonio Di Gennaro? “Qui Guarin ha rischiato”.
Punto.
Basta.
Nessuna riproposizione, nessuna discussione ulteriore.
Ma vi pare un atteggiamento serio e credibile?
Letto quanto sopra, sorge spontanea una domanda: notate differenze con la consuetudine con la quale vengono meticolosamente sezionati gli episodi potenzialmente pro-Juve?
Da stasera, da domani, si parlerà solo del fuorigioco di Tevez, e non si parlerà granché di altro, men che meno del fatto che la Juve avrebbe dovuto giocare più di un tempo in superiorità numerica, visto il fallo da rosso diretto - sanzionato con un semplice giallo - di Immobile su Carlitos, fallo che potrebbe costringere l'argentino - che ha rimediato una lacerazione profonda alla caviglia - a saltare la sfida contro il Galatasaray.
Lasciando da parte le storture mediatiche, veniamo al campo.
Come detto in apertura, ogni avversaria affronta la Juve con la consapevolezza di essere inferiore e puntualmente si arrocca a guardia del proprio fortino.
Il Torino non è stato da meno, con l'aggiunta della consueta durezza - a volte oltre i limiti del regolamento - che contraddistingue le prestazioni della seconda squdra cittadina nel derby.
Durezza erroneamente scambiata per “cuore Toro”, “tremendismo” e chissà quante e quali altre definizioni di cui è piena la retorica autoferenziale del popolo granata.
Sono stati talmente rinunciatari, i granata, da non aver mai costretto Buffon ad una sola parata e i difensori bianconeri ad un minimo intervento in affanno.
Con queste premesse, era difficile che il Torino potesse interrompere un digiuno da gol nel derby che dura dal febbraio del 2002, e ancora più complicato immaginare i granata riuscire nell'impresa di rivincere una “stracittadina” dopo più di 18 anni.
Un altro “0” che oggi ci regala soddisfazioni è quello relativo alla voce “gol subiti”, e che questo coincida con il ripristino della linea difensiva più collaudata potrebbe non essere casuale.
Di certo, l'esperimento della Juve senza Pirlo se da un lato ha tolto un pizzico di creatività, dall'altro ha probabilmente incrementato la solidità difensiva.
Pogba “dove lo metti sta” migliore in campo non solo per il gol, ma perché può giocare ovunque, sia mezz'ala che centrale, persino esterno come si è visto a Verona, al contrario di Vidal che si è limitato al compitino e a Marchisio, efficace ma calato alla distanza forse per le due partite e mezza giocate in sette giorni dopo ben quaranta giorni di stop.
Davanti si è mosso bene Giovinco, alla prima da titolare in stagione e, nonostante la generosità della prestazione, aspettiamo ancora un suo gol decisivo in una partita importante.
Di tutt'altra pasta Tevez, ormai diventato una specie di totem offensivo, e se nel primo tempo ad ogni tocco di palla veniva puntualmente raddoppiato se non triplicato, nella ripresa ha fornito assist, provato a concludere e tenuto su la squadra come solo lui sa fare.
Meno incisivo del solito al pressing sulla partenza dell'azione, ma probabilmente la ferita rimediata nel primo tempo deve avere avuto il suo peso.
Adesso viene il Galatasaray, affidato a Didier Drogba - e forse, nelle prossime ore, già consegnato a Roberto Mancini - ed è inutile dire che l'eventuale assenza di Tevez complicherebbe parecchio le cose.
Anche di questo Conte e i suoi ragazzi dovranno ricordarsi al prossimo derby, quando la lezione ai tipetti granata dovrà essere impartita con ancora più convinzione.

 

 

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