Giovanni Antonio Trapaconte

La più brutta Juventus dell'era Conte riesce per il secondo anno consecutivo nella straordinaria impresa di non vincere in Danimarca. Sembrava di assistere ad una gara europea della Juve anni Ottanta, quando - a dispetto del superiore talento - si affrontavano certe trasferte con mentalità timida e provinciale, spesso subendo avversari improponibili - e di nazioni improponibili tipo Bulgaria, Finlandia, Grecia, ecc.ecc.- e senza pedigree. Se la scorsa stagione si potevano accampare scuse legate all'inesperienza, alla desuetudine a giocare certe partite, questa volta scusanti non ce ne sono. Non può essere una scusante la stanchezza, visto che se dopo 5/6 partite ufficiali dall'inizio della stagione cominciamo già a parlare di stanchezza di pallone non abbiamo capito nulla. Semmai, invece di scusanti sussistono aggravanti, e un'analisi onesta e sincera non può che sintetizzare la prestazione di stasera in quattro parole: "Abbiamo fatto troppo schifo"

Avversari modesti ma convinti e vogliosi contro bianconeri molli, senza dinamismo e cattiveria. Il divario tecnico sembrava enorme, ma in campo si è vista una squadra, la nostra, lenta, impacciata e perennemente sotto ritmo, a tratti addirittura assente di testa oltre che di gambe, incapace di organizzare un'azione degna di nota. Prevengo subito le obiezioni: "Abbiamo avuto una dozzina di occasioni, il loro portiere ha fatto miracoli". Diciamola tutta: "A quello (il portiere, ndr.) abbiamo tirato sempre addosso. Non possiamo pretendere di sfidare il principio di impenetrabilità dei corpi..." Ribadisco, abbiamo fatto davvero schifo: non riuscire a fare due gol e riuscire nell'impresa di subirne uno - peraltro imbarazzante - nell'unica occasione creata da questi pescatori è roba da figuraccia con pochi precedenti.

Il risultato è molto, ma molto peggiore di quello ottenuto lo scorso anno su questo stesso campo, perché è stato ottenuto all'esordio - partire bene è sempre importante- contro la peggior squadra del girone, destinata a mio parere a non raccogliere nulla nelle restanti 5 partite. Il pari contro il Nordsjaelland arrivò alla terza giornata, dopo un esordio dignitosissimo in casa dei campioni d'Europa uscenti del Chelsea e un pareggio -sofferto - contro lo scintillante Shakhtar Donetsk dello scorso autunno. Stasera invece fra proclami vari si è vista una difesa imbarazzante: Chiellini se possibile ancora peggiore rispetto allo sciagurato che ha di fatto mandato in porta Icardi a San Siro; Ogbonna - a tratti osceno - pronto per la nuova serie di "In treatment", perché certi suoi appoggi, certe sue scelte sembrano veramente richiedere lunga assistenza psicanalitica; Bonucci, spostato a destra, oltre a veder limitato l'apporto in fase di costruzione, fatica tremendamente a rincorrere l'uomo, specialità nella quale non è mai stato un fulmine di guerra.

In mezzo, prestazione brutta brutta (rafforzativo) di Paul Pogba, tanto bello ed elegante ai trenta metri, tanto deleterio per la mollezza in area e per come rallenta il gioco con preziosismi inutili e fini a se stessi. Le pause, le lunghe assenze dalla partita, manco me le voglio ricordare. Male anche Vidal, troppo votato alla fase offensiva e poco propenso a rientrare, correre e a mostrare la consueta "garra" che lo ha fatto diventare il beniamino del popolo bianconero. Non male Pirlo, che ha giocato un'infinità di palloni ed è stato - con Tevez - l'unico a fornire idee e a fungere da punto di riferimento per i compagni nei momenti in cui la manovra della squadra tendeva a ristagnare nelle retrovie, con i soliti stucchevoli e lentissimi passaggi in orizzontale fra i tre difensori. Le punte: smarrito (o squagliato) nell'afa di Vinovo Llorente, ricomparso dal ripostiglio nel quale era stato messo a maggio Giovinco - e sinceramente, non se ne sentiva la mancanza - Quagliarella ti fa incazzare perché sparisce per ore ma a fine partita conti: un gol (l'unico, che ha evitato una figuraccia ancora più colossale), una traversa, un assist pregevole per Vidal messo a tu per tu col portiere avversario. Che vuoi dirgli?

Non è Tevez, che ha fatto benino - forse il meno peggio della serata - ma al momento di far gol stasera si è smarrito pure lui, ma cosa possiamo rimproverare ad uno che alle 18.00 del 2 settembre era con la valigia in mano e stasera ci ha salvato il sederino? Non ho molto da rimproverare neppure agli esterni, Lichtsteiner ha lottato e si è proposto con la solita, generosa assiduità, Peluso nella ripresa ha avuto spesso la possibilità di offendere e fino all'infortunio non aveva affatto demeritato. A proposito di Peluso vorrei dire una cosa che magari ai seguaci della "religione contiana" non piacerà, e qui giustifichiamo il titolo del pezzo: sono d'accordo con il suo impiego sin dall'inizio al posto di Asamoah se la cosa è legata ad un minimo di turnover che, con squadre come il Copenhagen è - o meglio, sarebbe, visto il risultato... -  giusto adottare. Meno d'accordo con il cambio Peluso-De Ceglie nel momento in cui ti ritrovi a dover affrontare gli ultimi venti minuti contro un avversario che ha giocato la parte finale della gara barricato nella propria trequarti.

Soprattutto se leggi la motivazione di Conte, che alla maniera del peggior Trapattoni si è presentato in conferenza stampa giustificando l'ingresso di De Ceglie - autore di un paio di iniziative raccapriccianti, da giocatore di almeno tre categorie inferiori- al posto dell'ex atalantino in virtù della prestanza fisica dell'aostano. "Contro squadre fisiche come questa il pericolo di prendere gol su palla inattiva è altissimo, e per questo quando ho tolto un corazziere ho preferito metterne un altro invece di Asa". Avete capito bene: Conte ha studiato il Copenhagen e se ne è preoccupato così tanto da preferire due mediocri esterni rispetto al titolare solo per "l'attitudine fisica". Non a caso ho citato Trapattoni, chi ha un po' di memoria ricorderà che ai Mondiali nippo-coreani l'ex cittì azzurro prima di affrontare l'Ecuador si lasciò scappare una bestialità, una delle tante della sua sopravvalutata carriera: "Dovremo preparare qualche accorgimento per arginare De La Cruz". Ulises Hernan De La Cruz Bernardo, esterno destro di centrocampo ecuadoregno mai sentito nominare prima di quell'occasione, ancora meno dopo. Vi giuro che non vi sto prendendo in giro, controllate se avete del tempo da perdere.

Mi sorge una domanda spontanea: quando andremo a Madrid, e dovremo fronteggiare l'armata che stasera ha giocato a tennis alla Turk Telecom Arena con il malcapitato Galatasaray (riusciremo a batterli quelli? ritroveremo la necessaria fame? avremo sufficiente coraggio? Dubbi, grossi dubbi) cosa lor signori (Trapaconte e i suoi uomini) ci consigliano di fare? Andare al cinema o serata di calcetto con gli amici interisti? Perchè se vai a Madrid in queste condizioni, con questo atteggiamento, il rischio di riscrivere il libro nero dei record è forte.