Il cuore Juve mata il Real

Alex Del PieroSerata d’altri tempi, quando la Juve faceva la Juve di norma e non in casi eccezionali, come accaduto stasera con questa squadra che ha finalmente mostrato di avere un'anima (e anche altri attributi). Il tutto nonostante l’infermeria continui a riempirsi vista la miriade di guai fisici che continuano ad accumularsi, vuoi per sfortuna, ma anche per dabbenaggine. Dabbenaggine perché, per l’ennesima volta, si rischia un giocatore non pronto e si paga puntualmente dazio. E’ successo con Legrottaglie stasera, ma la casistica è zeppa di esempi, fin dalla scorsa stagione: Camoranesi, Buffon, Chiellini ecc. ecc.
 
Fatte le logiche premesse, stasera la squadra merita rispetto. Per il cuore e la generosità. Davanti agli occhi del presidente UEFA, l’indimenticato Platini, seduto a fianco di Cobolli Gigli (immagine raccapricciante…) la Juve sfodera una gara di sostanza contro un avversario tecnicamente superiore, anche se indecifrabile. Incanalata subito nella giusta direzione grazie ad una splendida combinazione Marchisio-Amauri-Del Piero e conclusa da un tiro che ha riportato alla mente le prodezze che il numero 10 bianconero esibiva ai tempi della sua esplosione europea, 13 anni fa, la partita vedeva le merengues patire il ritmo forsennato dei primi 10/12 minuti juventini. Per quel piccolo scorcio di partita, ritrovavamo la Vecchia Juve, anche se con il passare dei minuti il Madrid recuperava le redini del gioco con la sua trama persino noiosa di passaggi, ma raramente pericolosa nel concludere. La Juve teneva bene, con una buona prova della coppia centrale di centrocampo Sissoko-Marchisio, con il giovane cresciuto in casa per nulla in soggezione davanti a quelle maglie bianche, anzi, mostrandosi brillante e propositivo, mentre il maliano, al solito, felicissimo di esibire la sua debordante fisicità.
Ironia della sorte, uno sfortunato scontro tra i due ha costretto il centrocampista torinese ad uscire per infortunio intorno alla mezz’ora, lasciando il posto a Salihamidzic, limitato finchè si vuole ma abituato da almeno un decennio a giocare queste gare, e il bosniaco infatti non sfigura. Citazione per Nedved, sembrato per una sera tornato ai tempi belli, tanto aggressivo e propositivo all’inizio, quanto intelligente e referente per i compagni nel momento di maggior pressione della squadra di Schuster. Grandissima prova di Amauri, il vero eroe della serata. Mai domo nel lottare contro Cannavaro (grande gara la sua, ingenerosi i fischi) e Pepe e a tener su la squadra, il brasiliano è formidabile a tutto campo, persino da difensore aggiunto e perciò conclude sfinito. Ma l’assist per il vantaggio e il gol che decide il match sono opera sua.
Buone prove da Molinaro (davvero sorprendente la prima frazione) e Grygera, altro tizio che in Europa sembra trovare stimoli maggiori.
In sostanza, una serata da Vecchia Juve, senza per questo esaltarsi troppo, ma ricordiamoci cosa abbiamo visto nell’ultimo mese… Unico dubbio da sollevare, sull’effettivo valore di questo Real Madrid gestito da un tedesco che predilige gli olandesi (una rarità, più o meno come un pisano amante dei livornesi!): è veramente una grande squadra? E soprattutto, qual è il senso di tanti giocatori dalle caratteristiche praticamente identiche impegnati forzatamente fuori ruolo per necessità di non scontentare nessuno? E’ la solita filosofia del club madridista, la filosofia del calcio spagnolo in genere, che soprattutto in trasferta soffre se gli avversari spingono sull’acceleratore, salvo far prevalere la qualità a lungo andare, anche se crea in realtà due sole occasioni oltre al gol di Van Nistelrooy. Ma al “Bernabeu”, troveremo ambiente e rivali molto diversi, perciò godiamoci questa serata ma aspettiamo a manifestare trionfalismi.

La classifica del girone, comunque, sorride alla Juventus, ora in testa con 5 punti di margine sulla terza, il Bate Borisov, che a sorpresa rischia di vincere contro quella che un solo mese fa era definita da molti come la squadra più forte d’Europa, lo Zenit, che resta la classica squadra russa, piena di talento e mezzi fisici, quanto scriteriata per atteggiamento mentale. Lo Zenit è la squadra che ha nettamente tirato di più in porta tra le quattro del gruppo in questa fase d’andata: ha fatto due soli gol e un solo punto, e occupa l’ultima posizione in graduatoria.

GLI ALTRI GRUPPI - Gli altri gironi vedono la Fiorentina travolta da un Bayern che le concede molto, spesso anche occasioni clamorose, ma i viola partono male e i bavaresi, comunque non trascendentali, evidenziano i limiti d’esperienza della squadra di Prandelli, ora in grossa difficoltà a causa del successo del Lione sul campo della Steaua. Un 5-3 che manda i francesi secondi a +3 sui viola e a -2 dalla squadra di Klinsmann. Tantissimi gol anche sugli altri campi, a cominciare dal 6-3 col quale il Villarreal strapazza (più nel punteggio che nel gioco) i danesi dell’Aalborg, in un raggruppamento che sembra ormai delineato visto il concomitante successo del Manchester Utd sul Celtic con un secco 3-0, mentre all’Arsenal che passeggia 5-2 in casa della squadra che spaventò il Chelsea nei quarti della scorsa edizione (il Fenerbahce), si contrappone la sorpresa di giornata: il successo della Dinamo Kiev ad Oporto per 1-0, ma tanto basta per lanciare gli ucraini al secondo posto.

Postilla: nel post gara, l’amministratore delegato Blanc dispensava parole dolci per tutti, toccato dalla serenità che un simile regalo (la vittoria) gli aveva donato. E parlando della partita di San Pietroburgo, menzionava il buon risultato della sfida tra Zenit e Artmedia, la qual cosa denota la sua profonda conoscenza del calcio internazionale…
E’ proprio vero che stasera al “Comunale” (ci piace chiamarlo ancora così) in tribuna c’erano due “Roi”: “Le Roi Football” e “le Roi gaffeur”…

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