Milan, la "sfortuna" è finita

BerlusconiGiornata non particolarmente ricca di episodi eclatanti, con i risultati che rispecchiano i pronostici della vigilia e senza episodi arbitrali clamorosi ad incidere sui punteggi delle gare. Le dichiarazioni dei protagonisti sono state quindi abbastanza moderate, senza dar spazio più di tanto alla polemica.
Una sola eccezione, e riguarda l’ospite fisso di questo spazio, lo “Specialone Mourinho” che, a Sky Calcio Show, dichiara di auspicare un miglioramento nei rapporti tra l’arbitro Farina e Ibrahimovic, definendo il primo: “poco innamorato di Ibra, lo riprendeva per ogni piccola cosa”, atteggiamento che poteva portare a conseguenze pericolose per il secondo, da lui definito “troppo emosionale”. In sostanza ha detto che Farina ha solleticato i nervi di Ibrahimovic per tutta la gara, ma guardandosi bene dal risparmiare al fischietto ligure la definizione di “arbitro grandissimo e bravissimo, non ha sbagliato niente oggi”. E di rimando, sollecitato dalla D’Amico sulle differenze tra stile di arbitraggio inglese e italiano, ha ribadito quanto già espresso in passato, ovvero come l’Inghilterra sia il Paradiso dei fischietti mentre i Paesi latini ne siano invece il Purgatorio, affermando anche quanto la sua linea comportamentale sia di non parlare dell’operato dei direttori di gara. A questo punto, la conduttrice romana ha strabuzzato gli occhi e ha risposto all’illustre ospite: “Si, ma se lo fa lei per primo è normale che noi le veniamo dietro…”.
E' un peccato comunque che Mourinho abbia criticato l'operato di Farina e si sia dimenticato di menzionare il netto calcio di rigore negato al pur dimesso Toro. Beh, si dirà: "era sul 2-0 per l'Inter...". Sentivamo insulti e frasi ingiuriose all'indirizzo della Juve della Triade per episodi molto meno chiari, anche quando gare completamente dominate finivano tre o quattro a zero per i bianconeri .
Una bella figura, non c’è che dire, nella nemmeno tanto celata convinzione che questo “Signore” potrà farci divertire parecchio, in campo e fuori…

Il fatto della giornata è sicuramente la rinascita del Milan, al quale è bastato rinunciare a tre dei quattro grandi acquisti estivi (sicuramente i più reclamizzati dalla critica) per proporre un assetto più logico e finalmente vincente. La grinta e il carattere mostrati stasera contro una Lazio tornata sulla terra, dopo due giornate in alta quota, fanno pensare che Ancelotti abbia capito il momento della squadra e abbia deciso di puntare sullo schieramento più logico e affidabile. Alla faccia dei numeri da foca. Quindi in campo Seedorf e non Ronaldinho (quello dell’ “alegria” e dei passaggi “no look”, ma anche della propensione al sacrificio uguale a quella del periodo catalano), con l’olandese che d’estate è sempre fuori squadra ma che stasera, simbolicamente, apre il tabellino dei marcatori. Ritornano in formazione il tanto vituperato Gattuso, dato in declino, al posto di Flamini (quello strappato alla Juve che l’ha seguito per mesi e ha preferito il Grande Milan, tra lo scherno della critica che lanciava sberleffi verso Torino) e il vice-vice capocannoniere dello scorso campionato, trattato come il brutto anatroccolo dell’attacco rossonero, calcolato poco o nulla in estate, e quando considerato, solo perchè il suo arrivo avrebbe rimpinguato il ricco carnet di belle figliole nel parco- mogli dei milanisti. Ma nella gerarchia, prima di lui veniva l’uomo dell’Est, tornato grazie alla promessa fattagli due anni fa dal presidente e che, dai primi momenti, ha fatto intuire quanto meglio avrebbe fatto a lasciare che il figlio approfondisse il suo inglese.
4-1 all’ex capolista squagliatasi alla distanza, nonostante un paio di situazioni dubbie provocate da Zambrotta (ma prontamente liquidate da Mediaset, pardòn, da Casarin, come "poco serie per dare rigore", secondo il suo "personalissimo" metro di giudizio...). Gli abbracci a fine gara tra Ancelotti e gli uomini che via via gli si paravano davanti sono stati segnali di quanto la situazione fosse delicata. Per carità, siamo solo all’inizio, ma certe cose sono significative. L’impressione è che i tanti soldi spesi potessero essere risparmiati: è bastata una squadra “logica”, con più cuore, con più attributi, un impegno da “squadra” di calcio, invece che da Harlem Globetrotters, e un Kakà in buona condizione per tornare a fare risultato.

Ora Mediaset ricomincerà con le fanfare sul grande e meraviglioso Milan che fra due domeniche sarà certamente in testa alla classifica, favorito d'obbligo ecc. ... che “ha perso le due gare precedenti per sfortuna” (parola di Berlusconi), occultando i milioni parcheggiati in panchina come solo dalle parti di Cologno Monzese sanno fare.
Il derby di domenica prossima promette scintille, in campo e fuori. I giornali già fremono per l’attesa. Chissà se la Juve sempre più rabberciata (notizia della riesumazione dell’oggetto misterioso dai gusti difficili, Tiago) potrà in qualche modo avvantaggiarsene.