Forano Roma, Milan e Fiorentina

GallianiCampionato che non smette di regalare sorprese. Le balbuzienti della prima giornata (le milanesi e la Roma) steccano ancora alla seconda recita, ad eccezione dell’Inter, che vince in modo rocambolesco ma vince. I nerazzurri impiegano molto per cogliere lo specchio della porta catanese e vi riescono solo un momento dopo essere passati in svantaggio per una bella rete del carneade Plasmati. Il gol scaturito dalla “trivela” di Quaresma, giocatore da rivedere (non un cross decente tra lui e Figo in tutta la gara), risolve molti problemi a Mourinho (il quale di suo schiera una squadra senza logica, con Balotelli e Ibrahimovic a pestarsi i piedi e quindi ad annullarsi a vicenda), evita di metabolizzare lo svantaggio e consente di attutire l’effetto dell’espulsione (sacrosanta) di Muntari, tornato in fretta alle vecchie abitudini. Il secondo gol (che non è chiaro se fosse gol o meno, ma questa è un’altra storia…) nasce da un maldestro colpo di testa di Terlizzi (accostato alla Juve più volte in estate, pericolo scampato!), quindi vittoria ottenuta con due reti confezionate dagli avversari. Detto senza malizia e dietrologia, un generoso regalo di un commosso Zenga al pubblico che lo ha tanto osannato nel pre e post-partita. Una squadra brava a non subire in inferiorità numerica ma che per tirare in porta in modo limpido ha impiegato 80 minuti.
Milan e Roma sono crollate sotto i colpi di Genoa e Palermo. I giallorossi, va detto, ampiamente rimaneggiati, iniziano alla grande con il primo gol italiano di Julio Baptista e creando altre occasioni per passare. Ma subiscono in fretta il recupero rosanero firmato Miccoli, autore di due splendidi gol: a 29 anni e senza l’ingombrante presenza di Amauri, per l’ex “Romario del Salento” sarebbe ora di mostrare ciò che da anni si è visto solo a sprazzi. La Roma è parsa in palese difficoltà fisica e di ritmo, anche se le già citate assenze pesanti si son fatte sentire tutte. Il Milan dei tre palloni d’oro è ancora al palo: squadra lenta, abulica e prevedibile, con tanti portatori di palla. Il solito Milan degli anni scorsi con in più Ronaldinho, quindi, gente che la palla la vuole sui piedi. Il brasiliano, apparso illuminante contro un Bologna che lasciava giocare, è stato travolto dall’aggressività della squadra di Gasperini (Gasbarroni e Sculli su tutti, ma anche la coppia Ferrari-Criscito non ha concesso nulla agli avanti rossoneri). Dopo un intervallo in cui Ancelotti lascia sotto la doccia l’ex blaugrana e Shevchenko (conferma dopo l’esordio col Bologna: l’ucraino è lo stesso di Londra), il Milan sembra reagire ma confeziona un solo pericolo per la porta di Rubinho, che sventa brillantemente su Pato. Tempi duri per Ancelotti, l’impressione è che dipenda molto, se non tutto, dal recupero di Kakà, per ora volenteroso ma non ancora a posto.
Il risultato del Milan e la sua posizione si aggravano se andiamo a vedere come il Bologna fresco corsaro a San Siro, sia stato fatto a fette dall’Atalanta (momentanea capolista con la Lazio) molto più di quanto dica il risultato di misura. Gli orobici giocano un calcio divertente in stile “Chievo dei miracoli”: la mano è la stessa, vediamo quanto dura. La sorpresa più grande sembra essere però la Lazio di Delio Rossi e Lotito, costruita come sempre con la solita politica del risparmio dal presidente biancoceleste, parte bene a Cagliari e continua oggi battendo la Samp, che alla prima giornata aveva spaventato i superfavoriti nerazzurri di Milano. Il giovane Zarate si candida per riscattare la figura non proprio edificante fornita dal fratello qualche lustro fa ad Ancona.
La Fiorentina che ha bloccato la Juve alla prima giornata si scontra col Napoli che bloccò la Roma all’esordio: vincono i partenopei, nonostante un tifo dimezzato e uno svantaggio arrivato con un gol di Mutu in fuorigioco. Ottimo ancora lo slovacco Hamsik (a tutti gli effetti un attaccante mascherato), ancora decisivi Lavezzi e il redivivo Maggio, che ha ripreso a segnare gol importanti come l’anno scorso a Genova. Entrambe le squadre erano allo stesso livello di preparazione, avendo iniziato la stagione prima di altre per obiettivi ben noti, quindi significa che l’incerta Fiorentina apparsa inferiore alla Juve due settimane orsono (impressione confermata oggi al San Paolo al cospetto degli uomini di Reja), fa gridare ancora di più al rimpianto per i due punti persi al “Franchi” da Nedved e soci. Detto del pareggio tra Reggina e Torino causato da due autoreti e della vittoria del Lecce sul Chievo in quello che potrebbe essere un primo scontro salvezza, va segnalata la vittoria del Siena sul’inconcludente Cagliari, che sembra avviato a ripetere lo stesso percorso della scorsa stagione, quando a fine andata pareva spacciato. Vedremo, nel caso, se si verificherà un nuovo miracolo.
In serata ottima Juve contro l’Udinese, che gioca la stessa gara dello scorso anno, quando uscì dall’Olimpico con i tre punti. Questa volta va diversamente, ma il copione è lo stesso: bianconeri a far la gara e a creare occasioni (anche due pali a portiere battuto, come l’anno scorso, appunto) e Udinese pronta a pungere in contropiede. Amauri e Iaquinta sciupano molto ma fanno bene insieme, Camoranesi e Nedved sugli scudi all’inizio e Chiellini decisivo dopo un rientro lampo. Applaudita la buona prestazione di tutta la squadra (trascinata da un Sissoko dirompente nella fase calda della gara) resta la nota dolente di Mellberg, preciso e puntuale fino ai minuti finali, meglio che a Firenze, ma autore di un intervento al limite della decenza in chiusura di gara che rischia di rimettere in corsa i friulani. Per fortuna che c’è San Giorgio Chiellini a metterci una pezza.
In sintesi, la Juventus, tra le grandi, è quella che in queste prime due giornate ha mostrato qualcosa più delle altre. L’abbiamo vista contro due avversari aggressivi e tosti, e non è mai sembrata inferiore. Ma i problemi ci sono: non è possibile avere queste difficoltà nel chiudere le gare, si crea tanto per tradurre poco in gol. E alcuni elementi stanno caricandosi troppo il peso della squadra sulle spalle, alla lunga, potrebbero finire presto la benzina.