Reality Serie A

MourinhoSiamo appena alla seconda giornata, ma abbiamo già assistito a situazioni a volte ridicole, a volte surreali, di certo imbarazzanti rispetto a quanto ci viene propinato in temini di pulizia ed etica da almeno due anni.
Sarebbe troppo scontato ritornare sul discorso dei favoritismi arbitrali pro-Inter e dei conseguenti torti subìti dagli avversari della squadra di Moratti: non fanno più notizia, anche l’opinione pubblica si è resa conto di quanto la “scorta” per i nerazzurri sia ormai un fattore talmente assodato che gli avversari non hanno nemmeno più il coraggio di lamentarsi, consapevoli di dover pagare una tassa inevitabile; basta partecipare al gioco e percepire il gettone da buone comparse.
Non è una novità, come non lo è l’asservimento totale dei media nei confronti di questa combriccola di Nuovi Vincenti. Che hanno messo in panchina un tipetto niente male, idolatrato come una divinità, qualsiasi cosa faccia. Mentre alcuni suoi colleghi italiani mostrano un leggero rosicamento per cotanta devozione rivolta all’uomo di Setùbal, altri si stupiscono della meraviglia mostrata dai media nei confronti del buon Josè, considerato un rivoluzionario ma in realtà inventore di nulla. Siamo semplicemente al cospetto di un uomo che attira su di sé tante attenzioni col suo carattere provocatore da far sembrare eccezionali, o meglio “speciali”, atteggiamenti di normale routine. L’uso del taccuino per gli appunti (novità risalente agli anni Ottanta), allenamenti col pallone da subito (moda ormai imperante da diversi anni), l’attenzione maniacale alla fase difensiva (insegnare agli italiani qualcosa in questo senso è almeno pretestuoso…): queste sono le epocali rivoluzioni apportate da Mourinho.
Ma la pletora di “esperti” televisivi celebra ogni gesto, ogni frase, ogni atteggiamento del tecnico lusitano come fosse la Rivelazione, giudicando le sue dichiarazioni critiche nei confronti dei colleghi come coraggiose e istrioniche, quando spesso e volentieri trasudano solo ineleganza e cafonaggine. Talmente grande è la sudditanza nei confronti di questo personaggio e della sua squadra che ogni decisione arbitrale favorevole viene occultata o trascurata, ogni commento tecnico sulla gara dura lo spazio di qualche secondo.
Il resto è un monologo dell’allenatore portoghese, al quale va riconosciuta quell’aria da uomo fascinoso, da bullo del reality che tutti spiano e ammirano e dal quale tutti si aspettano sempre cose originali. E almeno nel modo di esprimersi lo è di certo, sempre indirizzato alla polemica, come nel caso del commento sugli anticipi a “Guida al campionato” sabato sera, quando invece di rimproverare pesantemente il proprio giocatore Muntari (espulso, come già una decina di volte in passato, per un doppio schiaffo volontario al catanese Tedesco) liquidava la cosa con poche parole trasferendo la responsabilità dell’espulsione al “simulatore” Tedesco, reo di essere un giocatore “intelligente” per i campionati latini, ma assolutamente “sensa fair play”, se rapportato al modello del campionato inglese. E su questo tasto ha battuto ferocemente anche quell’omino che risponde al nome di Pistocchi, che è andato in trasfigurazione davanti al totem-Mourinho, tanto che il conduttore Taveri doveva frenarne gli impeti entusiastici.
Finchè davanti alle telecamere non è arrivato l’autore del gesto “sensa fair-play”, il quale si è preso del “simulatore che meritava l’espulsione” dal moviolista di Mediaset, ormai schiumante d’odio, finchè Tedesco non rispondeva per le rime: “Smettetela di proteggere le grandi, se avessi fatto io quello che ha fatto Muntari avrei preso 8 giornate di squalifica. Mi ha preso in un occhio e poi mi ha fatto sanguinare il labbro. Vergognatevi”. Il tutto mentre il catanese si liberava degli auricolari per andarsene, furibondo. Indipendentemente dalle tendenze alla caduta facile del centrocampista rossazzurro, è incredibile come certe cose vengano giudicate in modo diametralmente opposto a distanza di pochi anni, a seconda della maglia che l’autore del gesto indossa. Ed è altrettanto incredibile come a distanza di poche settimane i carnefici si tramutino in vittime.
A Genova ne successero di ogni colore: tutto passò in cavalleria, anzi, Ibrahimovic (autore del gol nerazzurro con il decisivo apporto del braccio) trovò il coraggio di protestare per un presunto mani di Lucchini sul finire della gara, tacendo sull’episodio (sempre di mano) che vide protagonista “Sanètti” nella propria area. Ieri sera il caso-Muntari (espulso giustamente) ha monopolizzato la scena, tutta tesa alla riabilitazione del ghanese “fregato dalla sceneggiata di Tedesco”. E l’autogol fantasma? Era sicuramente gol, come potrebbe essere altrimenti, trattandosi di Inter... Ma ne siamo proprio sicuri? Non è passato molto tempo dai processi mediatici e dalle interrogazioni parlamentari scatenate per un fuorigioco dubbio o per episodi analoghi a favore di altre squadre.
Mistificare la realtà sembra essere diventata la regola, glorificare le gesta dei Nuovi Vincenti ad ogni costo un dovere. Nuovi Vincenti che, sul piano tecnico, hanno usufruito di sorte e aiuti arbitrali, ma di originale e “speciale” non hanno ancora fatto vedere nulla, nemmeno dopo la seconda giornata, dove contro il Catania (non il Manchester United) di Zenga, un altro che col campionato italiano ha esperienze fresche e nemmeno troppo consolidate, la banda Mourinho ha concluso la prima volta nello specchio della porta in modo serio con Ibrahimovic sul finire della gara. E il grande allenatore venuto dalle sponde atlantiche (che oggi si è goduto un sereno pomeriggio a Monza ospite della Ferrari, ormai diventata per affinità una specie di sorella del club nerazzurro: persino il Tg sportivo di Sky ne traccia uno zuccheroso parallelo in tal senso) ha avuto la sfrontatezza di dichiarare: “Meritavamo di vincere 5-1, se avessi giocato io in porta al posto di Julio Cesar non sarebbe cambiato nulla, Tedesco non ha mostrato fair-play". Non si è fatta attendere la replica dell' A.D. del Catania Lo Monaco, il quale ha dichiarato: "Uno che dice queste cose - ha dichiarato il dirigente catanese a Radio Anch'io Sport - non ha rispetto né degli avversari, né della nazione che lo ospita, nè dei tecnici. Mourinho è semplicemente uno da prendere a bastonate nei denti. Poteva evitare di dire ciò che ha detto e rispondergli sarebbe troppo facile... Dico solo che noi non siamo un popolo che si può imbonire con le chiacchiere, Mourinho la smetta di fare il chiacchierone. Muntari, poi, lo conoscono tutti, non è nuovo a questi gesti e meritava quella espulsione sacrosanta. Mourinho farebbe bene a pensare ai suoi problemi, a quanto costa lui e la sua squadra alla sua società. Mi auguro che vinca perché se non vince, si deve prendere la sua bella valigetta e tornarsene al suo paese".
Una prima voce fupri dal coro, una mosca bianca, ma è già qualcosa. Peccato che il messaggio che passerà sarà quello dello "Speciale", tronfio e arrogante come sempre. Attendiamoci punizioni esemplari contro il Catania, perchè nessuno deve disturbare il nobile sodalizio nerazzurro, potrebbe essere “poco simpatico”.
Quindi, avanti così, con questa realtà mistificata che sembra proprio ricreare l'ambiente di un reality-show, nel nome del “sempre allegri bisogna stare che il nostro piangere fa male al re”.