CrosettiAbbiamo intervistato il noto giornalista di Repubblica Maurizio Crosetti, che ha gentilmente accettato di rispondere ad alcune nostre domande a 360 gradi sul mondo del calcio: caso Conte, Calciopoli, giustizia sportiva, giornalismo e Del Piero. Ecco le sue risposte.


Partiamo dalla sentenza su Conte. Come si può rispettare e non commentare una sentenza nella quale viene scritto che un elemento individualizzante è "l'infortunio del Mastronunzio del tutto inesistente", quando lo stesso giocatore ha poi fatto rilevare che non è mai stato messo fuori rosa, ma che nelle ultime tre giornate era infortunato?
Infatti la storia di Mastronunzio assomiglia, per ora, al vecchio Comunardo Niccolai: un autogol in mondovisione.

Che giustizia può garantire una Procura Federale che non fa neppure una verifica sul sito del Siena, che riportava i due infortuni di Mastronunzio in data 12 e 20 maggio? Un blogger ancor prima della sentenza aveva fatto questa semplice indagine. Secondo Lei perché gli 007 di Palazzi non l'hanno fatto?
Perché sono investigatori che farebbero fatica ad incastrare pure Paperino che ruba la marmellata. La giustizia federale, comunque finisca questa vicenda, va rifatta da zero. Cominciando, naturalmente, da Palazzi.

Pippo non è più credibile al 100%, non è più Dio, ma su AlbinoLeffe-Siena gli credono ancora, gli credono anche quando ricorda l'episodio di Mastronunzio solo il 10 luglio, eppure aveva coinvolto il suo ex compagno di camera già dal 29 febbraio per AlbinoLeffe-Ancona. Come è possibile, secondo Lei, che non ne parlò allora e disse, invece, prima a Palazzi e poi al PM di Cremona, che "TUTTA la squadra. TUTTI furono d'accordo", senza escludere Mastronunzio?
Infatti stiamo aspettando che qualcuno ci spieghi quando, come e perché “Pippo” è credibile e quando non lo è. La giustizia, non solo quella sportiva, non è un elastico.

Dalla Carta dei Doveri: "Il giornalista non deve omettere dettagli essenziali alla completa ricostruzione dell'avvenimento". Perché sui siti online delle principali testate, sportive e non, le ultime dichiarazioni di Mastronunzio sono state oscurate, impedendo a milioni di lettori di farsi un'idea più completa dei fatti?
Questo non posso saperlo, io rispondo solo di quello che scrivo e mi basta e avanza: è il bello del giornalismo. Uno sport individuale, anche se sembra un gioco di squadra.

Secondo Lei qual è la logica applicata dalla Procura Federale secondo la quale Conte "non poteva non sapere" mentre altri allenatori, ad esempio Ventura e Mondonico, potevano legittimamente ignorare quello che avveniva nello spogliatoio delle loro squadre?
Io penso che, sempre, un allenatore non possa non sapere. Altrimenti si deve dimettere, perché è fesso oppure cieco. Se le cose accadono, se le voci girano, l’allenatore sa.

Larrondo portato da Palazzi sul banco degli imputati con l'accusa di illecito, con virata dello stesso SuperProcuratore a patteggiamento per omessa denuncia, Le sembra normale? Perché su queste cose non ci sono mai domande dei giornalisti ai vari Zeman, Abete e Petrucci?
Sono costretto a ripetermi: non posso né devo rispondere a nome di un’intera categoria (non mi piacciono le categorie). Quando intervisto Palazzi (mai successo), Abete (forse una volta sola) o Zeman (mai successo), non mi censuro certo le domande perché mi conviene.

A proposito di schemi, assistiamo ad uno schema collaudatissimo di certi giornalisti e redazioni: fare sempre a Zeman una domanda sulla Juve e/o su Conte, poi chiedere al Petrucci o Abete di turno un commento sull'esternazione di Zeman. Perché certi giornalisti non hanno fanno una domanda sull'opportunità dell'esternazione di Sandulli, non fosse altro per par condicio e per rilevanza del fatto?
Perché stuzzicare il fuocherello con la benzina garantisce l’incendio, ma non è questo il giornalismo in cui mi riconosco.

Sandulli: "A Conte è andata bene". Conte che, ferito da questo giudizio anticipato e poco opportuno, parla di un giudice-tifoso dice quello che molti pensano e che nessuno ha il coraggio di scrivere, per dirla alla Petrucci?
Non si era mai visto un giudice che esce dalla camera di consiglio e commenta una sentenza. Sandulli doveva dimettersi il giorno stesso.

Come mai secondo Lei l'onestà intellettuale mostrata da Oliviero Beha nel mondo del giornalismo è tanto rara e si ha sempre la sensazione di leggere giornalisti con la sciarpa di una squadra?
Oliviero Beha è molto bravo, ma fa da sempre il bastian contrario: uno schema fisso. Ma i giornalisti ultrà sono molto peggio, ne conosco parecchi e li evito.

Citiamo un caso specifico tra tanti che registriamo. Su Repubblica online abbiamo potuto assistere ad un articolo scoop in cui Matteo Pinci annunciava che Conte si sarebbe dimesso: articolo editato nel titolo e nel testo dopo poche ore. Conte non si è dimesso, nessuna rettifica. Il dovere di rettifica è morto per voi giornalisti? E' visto come un optional e non un dovere?
Se il mio collega ha scritto quelle cose, evidentemente gli risultavano. L’obbligo di smentita non è l’obbligo di auto-smentita: poi Conte non si è dimesso, ci sono notizie che si smentiscono da sé.

Nel 2006 ci aspettavamo che chi scrivesse su Calciopoli avesse almeno letto davvero le due informative distribuite, commettendo un reato, ai media. Lei le aveva lette? E se sì, ha in quella torrida estate messo in evidenza che risultavano evidenti tracce dell'Inter e che non era il caso di assegnarle anche uno scudetto di cartone?
Non ho mai seguito direttamente il processo, nel senso dell’inchiesta giudiziaria. Ho scritto qualche commento, certo. E ho sempre sostenuto, carta canta, che quello scudetto non dovesse essere assegnato. Non restituito alla Juventus, ma non assegnato.

Repubblica nel 2006 è stata alla testa della falange mediatica che ha chiesto la testa di Carraro e di Pappa, accusati di aver tenuto "le carte nel cassetto" per neppure quattro mesi. Perché non abbiamo visto un identico atteggiamento verso Abete e Palazzi che potevano chiedere le intercettazioni dal 2007 ed hanno mandato tutti in prescrizione nel 2011?
Da mesi Repubblica chiede le dimissioni di Palazzi e la sostituzione di Abete, ne scrive spesso anche il nostro capo dello sport, Aligi Pontani, anche sul sito internet. Se dite così, siete lettori distratti.

Alla luce del mancato deferimento per tutte le società e tesserati prescritti nel 2011 per le intercettazioni "sfuggite", secondo Lei il campionato 2006/2007 è stato regolare o alterato dal mancato procedimento?
Credo proprio che quel campionato andrebbe cancellato, per così dire.

Mensurati scopre Nucini ma nessuno evidenzia che quel rapporto con Facchetti era proibito dal regolamento, D'Avanzo e Bonini mettono a fuoco lo scandalo Telecom con implicazioni sul calcio, Recoba patteggia per il passaporto falso a maggio 2006. Eppure nessuno si è realmente opposto che lo scudetto cartonato venisse regalato all'Inter. Voi giornalisti, avendo rinunciato a fare "il cane da guardia" per tutti e non per pochi, non avete una parte di colpa se oggi il calcio è più avvelenato?
Lo ripeto: ho sempre scritto che quello scudetto non andava assegnato. Io sono Maurizio Crosetti, non “voi giornalisti”. E come cane da guardia ho rogne, ritorsioni e minacce che voi neppure immaginate.

Cos'è cambiato tra quando Lei scriveva alludendo ai muscoli ipertrofici di Del Piero e oggi che pubblicate un libro insieme?
Proprio niente: Alessandro sa benissimo che quegli anni di sport molto “medico” non mi convincono, io ho le mie idee e lui le sue. Ma anche in quegli anni ne parlavamo. Ci stimiamo da tempo, e nel tempo è nata un’amicizia. Per il libro sono stato chiamato da Mondadori e Del Piero, non mi sono certo offerto io. E la cosa mi ha fatto piacere.

Su Twitter il giorno della finale di Pechino Lei sembrava quasi un tifoso della Juve, dal tenore dei suoi commenti. Quando interviene su Radio Capital sembra un anti-juventino di ferro. Quale è la ragione del Crosetti bifronte?
Esiste un solo Crosetti, che ha scritto “La Juve sulla luna” e che da ragazzino era più juventino di Andrea Agnelli. Poi, il mestiere cancella il tifo, altrimenti si resta giornalisti ultrà con la sciarpa, come dite giustamente voi. Purtroppo, il tifoso lettore pensa che il giornalista sia amico quando dice o scrive cose che anche lui pensa, e immediatamente nemico quando critica.