pentaMancano pochi giorni all’epilogo del Processo di Napoli. Il 3 maggio infatti presso l’aula 216 del Tribunale di Napoli è in calendario l’inizio della requisitoria del PM Narducci nei confronti di Moggi e degli altri imputati. E in vista di questo importante appuntamento abbiamo interpellato Nicola Penta, consulente delle difese ma anche tifoso ed azionista della Juventus, per fare il punto della situazione.

Ha conosciuto Moggi nell’agosto 2006, con la Juve appena retrocessa in B e tutti i tifosi ancora sotto shock.... Cosa pensava in quei giorni come tifoso ed azionista?
Quello che pensavano tutti, che effettivamente fossero successi fatti gravissimi, ma mai avrei pensato di poter assistere ad un suicidio del genere. Sicuramente l’avv. Zaccone ebbe un atteggiamento sorprendente; quando un PM chiede l’ergastolo non si patteggiano 30 anni; so che lui non lo ha definito “patteggiamento”, ma di questo si è trattato. Tra l’altro chi era preposto a giudicare di calcio non capiva nulla e si fece sicuramente condizionare dalle gravissime parole dette dall’ex consigliere dell’Inter ed ex commissario straordinario Guido Rossi (“sono successi fatti gravissimi”) e da quelle ancora più gravi dell’ex Presidente del Consiglio del 2006, Romano Prodi (“sono accaduti fatti delittuosi nel mondo del calcio”). Ma non solo, il fatto che l’avvocato della difesa comunichi al giudice la congruità di una pena che, di fatto, ha raso al suolo la Juventus per i prossimi 10 anni sicuramente alleggerisce il peso della responsabilità di chi deve emettere una certa sentenza...

Quindi ha sbagliato strategia?
Peggio, si è fidato di chi invece aveva predisposto tutto affinché potesse andare tutto in un certo modo. Ma ripeto, i fatti più gravi sono stati le dichiarazioni di chi aveva il potere in quel momento. Passi per un’interista che sogna la Juventus in B, ma sia il prof. Prodi che l’ex ministro Melandri vorrei sentirli oggi dopo tutto quello che è venuto fuori a Napoli.

E la proprietà secondo Lei che ruolo ha avuto?
Ci sono molti indizi che fanno pensare che qualcuno molto vicino alla proprietà della Juventus, come ad esempio il Presidente della Ferrari Luca di Montezemolo, nutrisse un certo astio nei confronti della Juventus stessa e dei suoi dirigenti. In particolare ci sono diverse telefonate (Sandreani-Zavaglia, gen. Finanza Attardi-Moggi, Moggi figlio-Moggi padre) in cui vengono riportate proprio queste voci che circolano nell’ambiente e che parlano di un imminente “cacciata” di Moggi e Giraudo, voluta proprio da Montezemolo. C’è poi la dichiarazione di Paolo Bergamo all’indomani di una sua chiacchierata con il sen. La Torre che preannuncia scenari simili. Ed infine ci sono le dichiarazioni di Blatter che lo ringrazia pubblicamente, per “aver avuto un ruolo importante nel convincere la società a ritirare il ricorso al TAR”. Insomma ci sono molti indizi di un suo coinvolgimento diretto nella vicenda e, volendo utilizzare il “Metodo Auricchio”, come lo definite voi di ju29ro.com, ci sarebbero pendenti sulla sua testa un bel numero di capi di imputazione!

Tra l’altro proprio Auricchio ha dichiarato in aula che non è lui che ha fatto i capi di imputazione, ma la Procura della Repubblica.
Certamente, ma se nelle informative viene scritto che solo Moggi e Giraudo avevano rapporti con i designatori, che i giocatori delle squadre avversarie la domenica precedente subivano ammonizioni dolose (peraltro tutte le ammonizioni sono dolose...) e conseguenti squalifiche, che “presumibilmente” arbitri, designatori ed alcuni dirigenti utilizzavano schede telefoniche estere e che i dirigenti della Juventus quando perdevano chiudevano gli arbitri negli spogliatoi, allora non ci si può meravigliare del fatto che un PM, per quanto un po' prevenuto nei confronti degli imputati, formuli certi capi di imputazione.

Eppure il Magg. Auricchio è stato promosso Colonnello poco prima della fine delle indagini.
I latini dicevano “Promoveatur ut amoveatur” che significa in pratica che molto spesso una promozione è un contentino che ti danno quando vogliono toglierti un incarico perché pensano che tu lo abbia svolto male.

Da semplice consulente della difesa di Luciano Moggi a vera e propria stanza di compensazione delle difese: ci racconta come si è trasformato il Suo lavoro nell’ambito del Processo di Napoli?
Devo dire che quando abbiamo cominciato ad ascoltare il materiale c’era poca fiducia e sembrava un lavoro improbo. Poi con l’aiuto di alcuni fidati collaboratori siamo riusciti a completare l’analisi ed effettivamente, da quando sono state rese pubbliche le nuove intercettazioni, il mio lavoro è stato valorizzato e sfruttato anche dagli avvocati di molti altri imputati. Comunque il lavoro dei consulenti in questi ultimi anni sta diventando sempre più spesso decisivo, soprattutto con l’avvento delle nuove tecnologie.

A cosa sta lavorando ora?
Visto che nelle intercettazioni qualcosa “era sfuggito” come disse Narducci, abbiamo pensato che anche sulla questione SIM svizzere potesse essere sfuggito qualcosa. E quindi con i consulenti stiamo lavorando sui tabulati per capire se la stessa superficialità sia stata applicata anche nell’analisi delle utenze straniere che l’accusa ha portato agli atti. I risultati che stanno venendo fuori sono estremamente interessanti. Premesso che in Italia negli anni in questione circolavano circa 250 mila SIM estere, è evidente che attribuire una SIM ad un indagato solo perché residente nella città o nella zona in cui aggancia una cella è pura follia. In ogni caso abbiamo scoperto che alcune delle SIM in questione contattano utenze italiane di dirigenti di importanti squadre di calcio, non di Torino, nel periodo osservato. E non mancano alcune curiosità come quella di una SIM svizzera, che aggancia nei giorni dei raduni di Coverciano le celle di Firenze, e che ha sia in entrata che in uscita circa 300 contatti/telefonate con una sim intestata a Mediaset e, a quanto ci risulta, in uso ad una giornalista sportiva. Non dico altro, ma al momento opportuno valuteremo se pubblicare i risultati della nostra analisi.

Noi abbiamo sul sito un archivio molto ampio, e ci rendiamo conto che la mole di documenti che le indagini sul calcio hanno prodotto in questi anni è davvero imponente. Lei da dove ha cominciato?
Ho iniziato con la lettura delle informative e poi parallelamente ho dato un’occhiata a quelle del Processo GEA, che di fatto è lo stesso filone, con gli stessi inquirenti e le stesse indagini; era un capitolo inserito nelle informative come uno degli strumenti attraverso il quale esercitare il controllo sul calcio, questo sempre secondo Auricchio e i suoi investigatori.

Che idea si era fatto del Processo GEA?
L’accusa di “associazione a delinquere con violenza e minacce”, su tutte le vicende Amoruso e Blasi, era sembrata fin da subito una forzatura, per come era costruita e per gli associati teoricamente coinvolti. Restavano le deposizioni dei testi d’accusa come l’ex presidente del Bologna Gazzoni, il quale dichiarò che la GEA comandava nel calcio in quanto aveva in procura un numero altissimo di giocatori spalmati in tutte le squadre di A e B. In particolare affermò che la società che ne schierava di più era il Messina che, a suo dire, era composta al 90% da giocatori gestiti dalla GEA! I fatti hanno dimostrato invece che il Messina nei 5 anni di vita della GEA ha avuto in tutto 3 giocatori, e che la stessa Juventus, in teoria fulcro del conflitto di interessi, nel corso degli anni ne aveva avuti pochissimi e in particolare nel 2006 aveva solamente Chiellini e Legrottaglie, su una rosa di 24 giocatori.

Effettivamente anche a noi sembra incredibile; quindi ci conferma che dagli atti non risulta nessun tipo di verifica?
No, si sono basati sulle chiacchiere di personaggi come Gazzoni, che alla fine ha comunque confermato che queste erano semplicemente le voci che giravano nel mondo del calcio. Tra l’altro mi chiedo come mai il figlio di Facchetti, attentissimo a denunciare De Santis quando dichiarò di aver ricevuto regolarmente telefonate dal padre Giacinto, non sia stato altrettanto solerte nel denunciare Gazzoni che nel corso della sua deposizione a Napoli ha detto di ritenere lo stesso Giacinto Facchetti come probabile mediatore di una fidejussione falsa emessa a favore della Reggina.

Quindi la condanna a Moggi (un anno per violenza privata) non ha nulla a che vedere con la GEA?
Infatti, anche questa è incredibile. Moggi, come “datore di lavoro”, in qualità di DG della Juventus, avrebbe “costretto” Amoruso ad andare a Perugia per la modica cifra di 3,2 mln di euro contro i 2,5 mln che prendeva alla Juve, e questo nonostante la testimonianza di Ancelotti che confermò di aver avallato la cessione e di aver scelto come quarta punta Kovacevic al suo posto. Per quanto riguarda Blasi, il giocatore veniva da un anno in prestito al Parma, dove aveva avuto 8 mesi di squalifica dopo esser stato trovato positivo all’antidoping; tornò alla Juve ed il suo procuratore cominciò a chiamare insistentemente Moggi per ottenere un adeguamento del contratto del suo assistito. Giustamente Moggi gli attaccò il telefono e disse a Blasi di non far chiamare più il suo procuratore almeno fino a quando non avesse giocato un po’ di partite.

E quale sarebbe l’accusa?
Violenza privata, perché si sarebbe rifiutato di parlare con il procuratore e perché Moggi avrebbe voluto far prendere la procura di Blasi al figlio; in realtà fu lo stesso giocatore, nel corso del dibattimento, a sostenere che la scelta fu fatta solo perché riteneva il suo procuratore inadeguato a certi livelli. Questo è il mercato: guardate ad esempio Balotelli: ha cambiato il suo procuratore recentemente, passando al procuratore di Ibrahimovic e Nedved, Mino Raiola. Tra l’altro Moggi l’adeguamento a Blasi glielo concesse l’anno seguente, quando il giocatore apparve perfettamente recuperato, perché prima veniva la Juventus e poi il resto, come dimostrano le intercettazioni. Pochissimi hanno dato risalto ad esempio alle innumerevoli telefonate in cui Alessandro Moggi pressa il padre affinché prendesse Liverani alla Juventus, ottenendo in cambio sempre la stessa risposta di rivolgersi altrove, in quanto lo riteneva non all’altezza del club bianconero.

Come finirà il Processo a Napoli?
In queste cose, anche solo per scaramanzia, bisogna essere prudenti. Però le premesse per un esito positivo mi pare ci siano tutte. Una delle cose che da tifoso mi fa più rabbia ora è che sarebbe bastato verificare alcune circostanze per capire che molto spesso i principali testimoni dell’accusa sono persone che dal calcio erano state allontanate perché ormai inadeguate, vittime quindi dei loro limiti più che degli ostracismi altrui. Mi riferisco a Baldini, a Zeman, a Nucini, a Gazzoni e a molti altri che in questi due anni abbiamo visto sfilare in aula.

Che idea si è fatto in particolare della vicenda Nucini?
Come dicevo prima, Nucini è stato semplicemente un arbitro di seconda fascia che ad un certo punto della sua carriera deve aver capito che, non potendo più arbitrare a certi livelli, bisognava trovare un'alternativa. Le sue testimonianze a Napoli sono stati i momenti più penosi dell’intero dibattimento e si sono viste scene davvero poco edificanti. Oltre alle continue contraddizioni sui fatti narrati, si è reso protagonista anche di atteggiamenti aggressivi nei confronti degli avvocati della difesa, che, come gli ha ricordato a brutto muso la Casoria, facevano solo il loro mestiere. Tutta da chiarire poi la vicenda della Boccassini e della sua comparizione dal magistrato milanese che, dopo aver incontrato Nucini, tuttavia archiviò l’indagine senza colpo ferire. Su questo punto è molto importante che venga accolta la richiesta dell’avv. Gallinelli in merito all’acquisizione del famoso Mod. 45 presso il Tribunale di Milano. Il sospetto è che l’Inter possa essere coinvolta direttamente nell’apertura del fascicolo, il che configurerebbe una clamorosa violazione della clausola compromissoria.

A proposito di magistrati, a Napoli come finirà con il giudice Casoria?
Quello che sta succedendo è sotto gli occhi di tutti. Ho chiesto a molti avvocati e nessuno ricorda che nella storia giudiziaria un giudice o un collegio giudicante sia ricusato per tre volte nel giro di pochi mesi e nell’ambito di uno stesso procedimento! E come se non bastasse hanno coinvolto anche il CSM.

Ma si arriverà finalmente a una sentenza che possa mettere la parola fine alla vicenda? Qual è la Sua opinione in merito?
Io credo di sì. Sono convito che l’istanza di ricusazione verrà definitivamente respinta e quindi si potrà andare dritti alla sentenza che le difese prevedono possa essere pronunciata verso il 10-15 luglio. Siamo curiosi tra l’altro di ascoltare il contenuto delle requisitorie che, alla luce di quanto ascoltato in aula nel corso del dibattimento, dovrebbero essere molto diverse da quelle pronunciate dal dott. Narducci alla fine del rito abbreviato. Molte di quelle accuse infatti sono state demolite proprio dai testimoni dell’accusa e quindi difficilmente potranno essere portate a sostegno delle richieste di pena.

Secondo Lei, nel confezionamento del quadro accusatorio da parte dei PM quanta è stata la superficialità e quanta invece è stata la volontà di colpire e modificare gli equilibri economici nel mondo del calcio?
L’avv. Prioreschi fece un esempio ad Auricchio: gli chiese cosa avrebbe fatto se in una telefonata un individuo dice di aver ammazzato il Papa: lo arresta o verifica se effettivamente il Papa è morto? Ecco questo è il processo Calciopoli, se gli inquirenti avessero verificato che l’arbitro Paparesta non è mai stato chiuso negli spogliatoi ma che è stata una boutade di Moggi al telefono con un giornalista, se avessero verificato che Paparesta non fu mai fermato per aver svantaggiato la Juventus, se avessero verificato che Dattilo, Pieri e Racalbuto per aver “favorito la Juventus” sono stati fermati uno, due, tre mesi e Pieri addirittura, dopo Bologna-Juventus, fu estromesso dalla prima fascia per tutto il campionato ed escluso dalle partite della Juve... se avessero verificato tutte queste cose forse non saremmo qui oggi a discutere.

Superficialità o altro?
Questo non spetta a me dirlo, certo è che alcuni comportamenti sicuramente sono inspiegabili, come il rifiuto di ascoltare il guardalinee Coppola che voleva parlare dell’Inter.

Di superficialità possiamo parlare anche in relazione al procedimento sportivo? Che idea si è fatto?
La Juventus venne retrocessa perché ritenuta l’unica ad interloquire con i designatori attraverso cene e telefonate. Perfino Borrelli nell’audizione al Senato subito dopo il Processo Sportivo fece capire che secondo lui sarebbe stato giusto che le difese avessero potuto conoscere tutti gli atti e portare eventualmente nuove telefonate per difendersi. E che i comportamenti della FIGC la esponevano a una serie di ricorsi amministrativi. Ma non accadde nulla. Erano tutti ormai sazi, dopo aver pasteggiato con il “mostro” Moggi e la Juventus. E invece, come si è visto, i rapporti telefonici con i vertici arbitrali e in alcuni casi direttamente con gli arbitri, erano tenuti da tutti i dirigenti di serie A, dall’Inter al Milan, dal Palermo al Cagliari, dal Verona all’Empoli, dal Brescia al Livorno, e tutti chiedevano le stesse cose, e che non mi vengano a parlare dei contenuti o i toni, Moggi non ha mai chiesto un arbitro o un “precluso” da inserire in griglia..

Qual è la telefonata più importante, secondo Lei, tra quelle che ha ascoltato?
Secondo me sono tutte importanti, ma fa una certa impressione sentire dopo Bologna-Juventus, quella tra Bergamo e Pairetto, dove quest’ultimo dice di aver sperato fino alla fine che Nedved sbagliasse la punizione e non facesse goal, pensate un po’ che associazione a delinquere strana!

In effetti anche il prof. Sandulli confermò, in un'intervista a Tuttosport, che, in assenza di illeciti conclamati, la condanna a Moggi e alla Juventus fu una condanna etica, e fece l’esempio del club della caccia e della cravatta...
Certo, me la ricordo bene quella intervista, ma da quello che è emerso magari Moggi e Giraudo non portavano la cravatta, ma molti altri non portavano neanche la camicia, anzi giravano in perizoma. A quel punto o si chiude il club con il suo Presidente, o si chiede scusa a chi è stato ingiustamente cacciato.

Un'ultima domanda, come vede il futuro della Juventus?
Il Presidente Andrea Agnelli deve andare avanti con il progetto, se c’è n’è uno, quindi avanti con Del Neri e Marotta, altrimenti via tutti e due. Ma c’è una domanda che io farei a Del Neri...

Quale?
Io gli chiederei se Marotta ha acquistato almeno uno dei giocatori richiesti dal tecnico. Io sono convinto di no, ed è per questo che il mister non ha tutte le responsabilità. Attualmente la rosa è da quinto-sesto posto, e siamo lì. Inutile cambiare allenatore se non si ha l’intenzione di potenziare davvero la squadra. Il gap dalle squadre europee di pari blasone è attualmente imbarazzante e non verrà colmato facilmente senza i manager adatti. Piuttosto la Juventus difficilmente potrà rinascere se prima non si chiarisce definitivamente la vicenda Calciopoli. In caso di assoluzione del suo ex Direttore Generale deve chiedere immediatamente la riassegnazione dei due scudetti ed eventualmente anche i danni economici a tutti quelli che in modo colposo o doloso hanno cagionato un gravissimo danno economico alla società e ai suoi azionisti.