Piero CalabròPiero Calabrò è nato a Desio (Mi) il 26 aprile 1954; in magistratura dal 1979 è attualmente Giudice del Tribunale Civile di Monza nonché Presidente Nazionale del Tribunale dei Diritti dei Disabili e referente FIGC in materia di contrasto della violenza negli stadi. Da tifoso juventino ha spesso partecipato a dibattiti televisivi, dove si è sempre distinto per il suo equilibrio e la sua pacatezza.


Cosa rappresenta per Lei la Juventus?
Per me la Juventus è passione allo stato puro, fin dai primi anni di vita.

Cosa ne pensa della fuga di notizie che nell'estate del 2006 ha posto alla pubblica gogna Luciano Moggi e la Juventus? Che soluzione immagina per risolvere questa barbarie?
Ho già avuto modo di censurare l'operato dei mass media in una mia relazione su "Intercettazioni telefoniche e privacy" (è ancora leggibile sul sito http://www.altalex.com/ ) e, soprattutto, il business fattone da alcuni editori mediante la commercializzazione in edicola di "pubblicazioni" contenenti i testi delle intercettazioni. La soluzione non è nel vietare le intercettazioni, ma nel disciplinarne rigorosamente la segretezza.

Calciopoli e le sue liste di proscrizione. Ci è incappato anche lei, quando è stato definito da certa stampa un "raccomandato" di Moggi al Processo di Biscardi. Un'accusa ridicola, dato che a quella trasmissione partecipavano persone direttamente stipendiate da altre società di calcio. Cosa ha provato?
Per quel che riguarda la mia persona, l'accusa era addirittura ridicola in quanto partecipavo alla trasmissione di Biscardi già da parecchi anni prima che Moggi diventasse DG della Juventus. Non solo, ma la Gazzetta dello Sport, che aveva citato anche me tra i "raccomandati", ha dovuto pubblicare in modo tempestivo un'ampia ed esauriente smentita, con tanto di scuse al sottoscritto. Tanto più che la mia partecipazione era del tutto gratuita...

Le intercettazioni telefoniche, atti di indagine coperti dal segreto istruttorio, nel maggio del 2006 furono trasmesse alla FIGC e pubblicate su tutti i quotidiani italiani. A tutti coloro che ricordarono che le intercettazioni non potevano essere utilizzate dalla FIGC il dott. BORRELLI rispose che una legge dello stato autorizzava il loro utilizzo. Non crede che questo atteggiamento interpretativo sia stato fortemente lesivo dei diritti fondamentali (diritto alla difesa-diritto alla segretezza della corrispondenza) sanciti dalla Costituzione? Non ritiene che tale materiale (le intercettazioni) doveva essere protetto, per un più regolare svolgimento dei processi penali?
Il problema non era tanto quello della trasmissione dei testi delle intercettazioni alla Giustizia Sportiva, quanto quello della tutela e secretazione del loro contenuto e, soprattutto, dell'uso processuale fattone. Contrariamente a quel che avverrà nel giudizio penale, infatti, le intercettazioni sono state utilizzate come unico mezzo di prova, senza dare ingresso ad altri e più concreti elementi e, soprattutto, privando le difese della possibilità di farlo.

Lei ritiene ammissibile che, sia pure nell'ambito della giustizia sportiva, i giudici vengano nominati a processo già iniziato, così com'è accaduto nel processo di Calciopoli?
La istituzione ex novo degli organi di giustizia sportiva, in occasione dei processi di "Calciopoli", assomiglia più ad una aberrazione del diritto che ad una esigenza di necessità. L'impressione, magari errata (ma non per questo meno sgradevole), è che sia stato istituito una sorta di Tribunale Speciale ma non Specialistico (alcuni dei chiamati a giudicare non si erano mai occupati di Giustizia sportiva e di Diritto Sportivo...).

Ritiene che nelle Procure ci sia un abuso dell'utilizzo della fattispecie, nella valutazione delle ipotesi di reato, di "associazione a delinquere" al fine di poter "calare la rete" delle intercettazioni?
Nel già citato mio articolo su "Intercettazioni telefoniche e privacy" ho espresso l'opinione che, sovente, si ricorra alla contestazione del reato associativo al solo scopo di legittimare l'uso delle intercettazioni (che, come è noto, non possono essere disposte per ipotesi di reato di lieve entità).

Secondo lei Calamandrei come definirebbe un processo nel quale non è possibile esercitare il diritto alla difesa?
Non c'è neppure bisogno di scomodare Calamandrei: basta leggere la Costituzione della Repubblica Italiana (ancora in vigore, se non erro).

Che lei ricordi, oltre al caso Ruperto-Zaccone, esistono altri esempi di patteggiamento "anomalo", cioè proposto dal Giudice alla Difesa, e concordato tra i due, anziché tra Difesa e Accusa? Cosa ne pensa?
Sulla vicenda è meglio stendere un velo (senza aggettivi).

In considerazione degli enormi volumi di affari e dei consequenziali danni economici che subiscono le società di calcio, non ritiene che il Codice di Giustizia Sportiva debba essere molto più esaustivo e meno lacunoso in procedimenti delicati quali quelli riguardanti gli illeciti sportivi?
Il Codice di Giustizia Sportiva è (ed era) certo poco esaustivo: tant'è vero che, per infliggere la retrocessione alla Juventus, è stata creata ex novo dall'Organo Giudicante una nuova figura di illecito, nella quale la somma di tanti comportamenti scorretti è stata considerata l'equivalente di un maxi-illecito in sé non previsto né dimostrato.

In merito all'annoso problema della responsabilità oggettiva, ritiene anche lei che una società debba rispondere di eventuali illeciti commessi da un suo iscritto, solo qualora ne abbia realmente tratto vantaggio, e solo nei limiti del vantaggio stesso?
La responsabilità oggettiva (lo dico da giurista) deve essere abolita: è un vero e proprio obbrobrio giuridico, che impone responsabilità anche a chi non ha tenuto alcun comportamento (attivo o omissivo) colpevole, senza possibilità di una prova liberatoria.

Tredici giudici della FIGC sono anche giudici amministrativi del TAR del Lazio e del Consiglio di Stato. Ritiene opportuno questo contemporaneo svolgimento di funzioni presso gli organi di giustizia sportiva (controllato) e gli organi di giustizia amministrativa, soggetto controllante? Non sarebbe meglio scegliere i giudici sportivi tra i magistrati a riposo e non tra quelli amministrativi in servizio?
I giudici amministrativi, purtroppo, sono molto più apprezzati dal potere politico: hanno stipendi molto più alti, possono svolgere arbitrati con elevate possibilità di guadagno, esercitano funzioni consultive per vari ministeri e via dicendo. I magistrati ordinari, anche a riposo, non sono per niente "apprezzati" dal Potere: il perché è quotidianamente sotto gli occhi di tutti.

La statistica di esito positivo per i ricorsi presentati contro Figc e Coni innanzi al Tar del Lazio ed al Consiglio di Stato risulta anormalmente bassa, ovvero soltanto il 6,94%, a fronte di una media in tutti gli altri settori di circa il 40%. Come si spiega questi dati così discordanti?
Non faccio dietrologia.

Una legge dello Stato stabilisce che dopo l'iter della giustizia Sportiva ci si possa rivolgere al TAR del Lazio. Non trova assurdo che chi rispetta tale legge e si rivolge al TAR venga punito dagli organi sportivi, se lo fa?
Il calcio professionistico è regolato dalla cosiddetta "clausola compromissoria": spero che, prima o poi, qualcuno provveda a spazzarla via.

Come colloca la condanna per violenza privata a carico di Luciano Moggi (posto che le motivazioni non sono state ancora depositate)? E' d'accordo con l'avvocato Grassani che la definisce poco più che un'inezia, considerato il contesto?
No comment.

La giustizia sportiva e quella ordinaria sono due piani diversi. Questa è l'affermazione ripetuta ossessivamente da chi nega qualunque possibilità di revisione dei processi di Calciopoli. Secondo lei, fino a che punto questa tesi è corretta? Nel caso specifico, come è possibile anche solo ipotizzare che l'accusa di associazione per delinquere in sede penale ed il reato associativo "sportivo" contestato a Moggi possano essere giudicati in modo diverso?

Le possibilità di revisione della sentenza relativa alla Juventus sono praticamente nulle, posto che la vicenda si è chiusa con la celebrazione dell'Arbitrato CONI e l'accettazione della pena da parte della società.

Il Codice di Giustizia Sportiva con l'articolo 39 inquadra la "revisione e revocazione" delle sentenze passate in giudicato. A sua memoria c'è stata qualche sentenza rivista ad iniziativa della Figc, o revocata su richiesta di chi era stato condannato?
L'art. 39 CGS è, in sostanza, il richiamo dei principi di revisione già contenuti nei codici della giustizia ordinaria (CPC e CPP). Non conosco precedenti, ma anche per i singoli (leggasi: Luciano Moggi) non vedo grandi possibilità, indipendentemente dalle sorti del processo penale.

A Napoli la difesa punta a far valutare tutte le intercettazioni mentre nel processo sportivo questo non era stato fatto; il contenuto delle nuove intercettazioni non potrebbe configurare uno scenario diverso rispetto a quello della sentenza della giustizia sportiva? E questo non si configurerebbe come uno di quei "fatti nuovi" che portano alla revisione?

Da magistrato corretto, non discuto e non formulo illazioni su procedimenti in corso.

Pier Luigi Vigna, ex procuratore antimafia, in un dibattito sul tema legalità e giustizia ha affermato: "Come si può dire che il processo dei media, specie quello televisivo, non influenzi quello reale? E chi lo sa se nel segreto della camera di consiglio i giudici, soprattutto i giudici popolari, non vengano influenzati dalla giustizia mediatica?". Secondo lei il processo di Napoli non rischia l'influenza della giustizia mediatica?
Il processo di Napoli, secondo me, non corre rischi di influenza mediatica: il collegio giudicante è interamente composto da magistrati di carriera (per di più, da sole donne).

Alcuni degli accusati al Processo di Napoli, tra cui Giraudo, hanno chiesto il rito abbreviato, per cui ragionevolmente si andrà a sentenza in tempi brevissimi, probabilmente nella prima metà del 2009. Nel caso Giraudo fosse assolto, non sarebbe un altra picconata alla credibilità del Processo Sportivo?
Qualora Antonio Giraudo venisse assolto, magari anche solo dall'accusa di associazione a delinquere, si creerebbe un precedente difficilmente conciliabile con una eventuale condanna successiva di Luciano Moggi per lo stesso reato (secondo l'ipotesi accusatoria, infatti, Giraudo e Moggi erano il vertice della "cupola"; l'eventuale assoluzione di Giraudo farebbe cadere uno dei tasselli posti a sostegno di tale ipotesi). Il mio è, però, un parere meramente "tecnico": come ho detto, per correttezza non intendo commentare uno o più procedimenti in corso.

Alcuni autorevoli osservatori come Ostellino e Moncalvo ritengono che Calciopoli sia la conseguenza "visibile" di una più ampia situazione di disagio all'interno della Famiglia Agnelli. Oltre a questo aspetto chi ritiene che in Italia avesse interesse a buttare fuori dal calcio Moggi e Giraudo? E perché?
Credo sia fantascienza (o fantacalcio o fantasia allo stato puro): sarebbe stato, quantomeno, un comportamento "tafazziano".


NOTA DELLA REDAZIONE:
sulla questione della revisione dei processi sportivi, in realtà veri ostacoli "tecnici" non ci sarebbero: se Napoli sconfessa Calciopoli, avremmo un giudice penale che afferma la non sussistenza di fatti posti a fondamento di "sentenze" sportive, che poi non sono nemmeno sentenze, dato che la giustizia sportiva non ha rilievo giurisdizionale. Insomma, dei provvedimenti para-amministrativi di tipo disciplinare verrebbero sconfessati da un giudice penale, il cui accertamento dei fatti fa stato sulle controversie amministrative.
Ciò significa che a quel punto la Figc potrebbe essere indotta, ripetiamo INDOTTA, a revisionare le "sentenze", tramite azioni di risarcimento danni, negoziando una via d'uscita con gli interessati. Moggi sicuramente lo farebbe, ma è tutt'altro che certo che una sua eventuale transazione con la Figc riguarderebbe anche gli scudetti a noi trafugati. Quindi, la vera domanda è: nel caso, la Juve farà qualcosa in tal senso?

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