MoggiPremetto che questo articolo volevo scriverlo praticamente dal 31-08-2006. Evidentemente Dio vede e provvede, basta solo saper aspettare...
Negli anni precedenti al 2006 mi è capitato spesso di discutere di Juventus con amici, e ricordando bene le emozioni che provavo negli otto anni del post Platini, e visto il lavoro manageriale e i risultati ottenuti dal 1994 in poi, ho sempre difeso il dirigente dai modi bruschi che ci aveva riportato ad alti livelli, e che ci consentiva di esserlo tutti gli anni, anche se per tenere in piedi la società dovette vendere i cartellini di Baggio, Zidane, Henry, Inzaghi, Vieri, ecc.

La sua storia era molto lunga e burrascosa e l'esperienza maturata era tantissima. Negli ultimi decenni dell'800 il vecchio West era ormai al tramonto, la frontiera si era spostata sempre più ad ovest, fino a scomparire del tutto. Le leggi scritte prendevano il posto delle armi, e anche il West pian piano si stava civilizzando. I grandi allevamenti di bestiame, intesi come lo stile anarchico di vita da cowboy (tra sparatorie, inseguimenti a cavallo, personaggi leggendari, sceriffi, duelli all'ultimo sangue, ecc), come tutti siamo abituati a vedere nei film, non esistevano sostanzialmente più. Ormai era la civiltà che galoppava da est a ovest, e non più i cavalli, cambiando tutto ciò che trovava lungo il percorso; e così il West presto scomparve. Ma prima che la storia cambiasse per sempre, un personaggio recitò una parte importante sulle questioni del libero pascolo e sulle vicende dei coloni e dei grandi allevatori: Tom Horn.
Era nato nel 1860 nel Missouri, per trasferirsi poi nel West, dove nel 1876 si arruolò nell'esercito come esploratore. In Arizona lavorò al fianco di Al Sieber, col quale partecipò addirittura alla cattura del mitico Geronimo. Nel 1890 poi entrò a far parte dell’Agenzia dei Pinkerton e nel 1892 venne assunto come agente del pascolo nel Wyoming, alle dipendenze dei grandi allevatori. Il suo lavoro consisteva nel combattere i ladri di bestiame (le vicende "agricole" di quell'anno sono un pezzo importante di storia americana per via della grande crisi del settore e delle iniziative politiche ad essa legate).
In questa attività egli dimostrò tutto il suo talento e tutta la sua competenza. Era capace di seguire le tracce e gli spostamenti dei ladri per giorni e giorni, studiarne le mosse, per poi colpire al momento opportuno. Nel 1898 Tom Horn partecipò alla guerra contro la Spagna, ma nel 1901 John Coble, grande allevatore di bestiame del Wyoming, lo chiamò per la solita questione dei furti di bestiame, e così egli tornò a lavorare per i grandi allevatori. Il grande allevatore disse in pubblico che lo aveva assunto perché "lo Stalliere del Re deve conoscere tutti i ladri di cavalli".
E dato che i furti non mancavano, e i ladri neppure, Horn cominciò il suo paziente lavoro fatto di appostamenti, controlli e inseguimenti. Ottenne molti successi, scudetti, trofei nazionali e internazionali, ma si fece anche molti nemici e ci furono diverse vicende che si intrecciarono attorno a lui, alcune anche senza che egli se ne accorgesse. Vicende risultate, purtroppo, negativamente determinanti in seguito.
Il 18 luglio 1901 due colpi di fucile uccisero un quattordicenne, e subito Horn fu tra i sospettati dell'omicidio. Si pensava che potesse anche aver taroccato qualche partita, ma le indagini in realtà non portarono a nulla di concreto, e la Procura di Torino archiviò rilevando anche alcuni elementi di segno contrario alla colpevolezza. Ma un giorno comparve sulla scena lo sceriffo Joe Lefors. Costui si era fatto l’idea che Horn avesse ucciso il ragazzo e che avesse anche taroccato il calcio del Bananeto della Bassa Europa. Morale della favola, per farla breve, con l'utilizzo di alcuni stratagemmi di bassa lega Tom Horn venne accusato, arrestato e processato. John Coble ed altri allevatori gli assicurarono l’assistenza legale, ma in realtà la maggioranza di loro aveva già deciso di "scaricarlo". E anche i ricchi e viziati allevatori che vivono ai piani alti della Torino bene, soprattutto loro, avevano deciso di scaricarlo, al punto da sembrare i mandanti della fosca e deprecabile operazione.
Il processo iniziò a Cheyenne il 12 ottobre 1903, durò circa un paio di settimane e i giornali ebbero un ruolo importante in quei giorni per la costruzione del mostro a tavolino.

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Il verdetto fu di colpevolezza. Tom Horn rise del verdetto, perché la giustizia sportiva non è che la si può prendere troppo sul serio eh... del resto è una barzelletta... In carcere, ossia fuori dal mondo del calcio, si dimostrò fin da subito un uomo tranquillo, scrisse le sue memorie, guardò e commentò partite di calcio, provò goduria e orgoglio nel vedere la Nazionale italiana, piena di sue scoperte, vincere contro la Nazionale francese piena di altre sue scoperte, e alzare la Coppa del Mondo.
La data dell’impiccagione sportiva fu fissata per il 20 novembre 1903, e così l'Inter finalmente avrebbe potuto vincere qualche scudetto di gomma da affiancare a quello di cartone. E così fu. Ma l'impiccagione gentilmente offerta dalla giustizia sportiva, insieme ad altre procedure pasticciate come quella della radiazione, quella della conferma della radiazione, ecc, certo non potevano tenere conto della sua grinta e del lavoro che egli svolse fuori dal mondo pallonaro, per affrontare i processi penali. Sennò che Bananeto sarebbe? Il 19 novembre Tom Horn fu impiccato in perfetto orario, alle otto del mattino, dalla giustizia sportiva degna di un paese del terzo mondo (la stessa che credeva nella magia di poter condannare la Juventus alla serie B, senza prove, senza nessun illecito sportivo accertato, e senza che ci fosse una gara che sia una alterata).
L'eroe di mille battaglie era diventato scomodo per alcuni 'signori' di Torino, Milano e Roma, evidentemente, ma incredibilmente dopo l'esecuzione della sentenza per altri era diventato ancora più eroe (alcune migliaia di tifosi della Juventus, tra cui io). Anche perché solo lui aveva pagato, solo lui aveva sempre davvero combattuto per la verità, solo lui aveva sviscerato molte delle vicende riguardanti il sottobosco del calcio italiano, e solo lui continuava a farlo. Da solo, contro tutti.
Per queste ragioni, venerdì 25 gennaio 2013 mi sono recato al Circolo della Stampa (Corso Stati Uniti 27, Torino) alle ore 17,30. Sapevo che Tom Horn sarebbe stato lì. E' vero che io nella mia vita non ho mai avuto la fobia di incontrare vip di nessun genere, e che non mi sono mai interessati gli autografi, ma l'istinto mi diceva che in fondo io glielo dovevo, lui me lo doveva, e il destino lo doveva ad entrambi. Il destino è pieno di eventi e di simbologie ad essi collegate, ne sono fermamente convinto, basta solo saperle notare. Se due rette parallele non si incontrano mai, allora è necessario che qualcuno decida di incrociarle per poter trovare un punto d'intersezione.

- Locandina

L'intersezione c'è stata e ci siamo finalmente stretti la mano, io e Tom Horn. E spero che possano farlo presto tutti i tifosi Juventini che lo desiderano.
Certo è che, per quanto sia molto improbabile ormai un suo ritorno nel mondo del calcio, molti di noi continueranno a seguire tutte le sue battaglie ancora per molto tempo e, nel nostro piccolo, combatteremo con lui, qualunque cosa accada.

John C. Coble disse:
"Il dado è tratto... Sono fiero di dire che fu mio amico, sempre leale e onesto. Sono convinto, e lo riaffermo di nuovo, che Tom Horn era innocente del crimine per cui fu giustiziato".
(1 marzo 1904, Bosler, Wyoming, USA)


Crazeology invece disse:
"Non lo avevo mai incontrato e non ci avevo mai parlato, e ora sono fiero di avergli stretto la mano, almeno una volta, finalmente, perché dal 2006 purtroppo ho dovuto occuparmi della sua vicenda quasi quotidianamente. Lo ringrazio molto per tutto quello che ha fatto vincere alla Juventus e per tutti i ladri che è riuscito a disarmare, e per tutti i furti ai nostri danni che è riuscito a disinnescare, fino a quando ha potuto. Ha combattuto la sua battaglia per la verità anche per me e per la mia dignità di tifoso. Conserverò la foto che mi ritrae con lui, come il ricordo di un bel pezzo di emozioni della mia vita. Sono convinto che Luciano Moggi sia innocente del crimine per cui fu giustiziato e sbattuto fuori dal mondo del calcio. Spero che un giorno possa ottenere davvero giustizia, e spero che tutti coloro che hanno organizzato e partecipato a quella farsa vergognosa denominata 'calciopoli, possano pagare caro, un giorno".
(25 gennaio 2013, Torino, Italy)



Le Foto:
- Tom Horn
- Locandina film 1980
- La conferenza 1
- La conferenza 2
- La conferenza 3