aula napoli

L’interpretazione della legge: che pericolo in questa Italia! Non sono avvocato, son lontano dall’Italia da qualche anno, e delle motivazioni della sentenza di condanna a Luciano Moggi ho letto solo i primi resoconti degli amici della redazione, quindi avverto i lettori che quello che leggerete non vuole essere un commento tecnico giuridico delle motivazioni della sentenza, ma solamente la percezione di buon senso di un cittadino che ha potuto seguire con discreta attenzione il dibattimento grazie alle registrazioni di Radio Radicale e ai resoconti di Ju29ro.com. Più volte dalle pagine di questo sito e del blog avevo scritto che mi sembrava molto difficile pensare a un’assoluzione piena dell’imputato principale, un'assoluzione che sconfessasse Farsopoli: perché dal 2006, troppi di quelli che “contano” nell'establishment politico-economico-mediatico italiano si erano esposti con veemenza, anche se quasi sempre senza argomenti concreti, a sostegno delle ipotesi accusatorie e una condanna faceva molto, troppo, comodo al sistema.
Però a mano a mano che ascoltavo le udienze, dopo che si era capito che i sorteggi non erano truccati e che il campionato, qualora fosse stato falsato, lo sarebbe stato a svantaggio della Juventus (ricordiamo le raccomandazioni di Carraro a Rodomonti via Bergamo e quelle di Meani a De Santis), mi chiedevo come i magistrati di Napoli avrebbero potuto fare a condannare l’imputato Moggi in un modo che potesse reggere di fronte a un giudice di appello. L’impressione è che le motivazioni della sentenza siano state scritte in maniera molto intelligente dal giudice Casoria che ha voluto spuntare molte delle armi che la difesa avrebbe potuto utilizzare in appello, come appunto l'irregolarità dei sorteggi o l’alterazione della classifica e che abbia invece messo alle fondamenta della condanna il reato di pericolo, che sembra poco definito e molto interpretabile e quindi assai più difficile da smontare. L’impressione è che il capocupola Moggi “dovesse” essere condannato per forza e che la giudice Casoria, seppure non personalmente convinta, abbia potuto accontentare le colleghe a latere solo utilizzando il grande margine di discrezionalità consentito dall’interpretazione di questi reati. Come scrivo da anni la vicenda di Farsopoli va molto oltre il calcio, perché sembra dimostrare una volta di più che in Italia a chi non è funzionale al sistema di potere e non rispetta le gerarchie stabilite dall’alto si possa uccidere l’anima in maniera formalmente giustificata. E le motivazioni della sentenza di Napoli ci dicono che questo è possibile grazie ai reati di pericolo. Per un’analisi tecnico-giuridica delle motivazioni vi rimando ai pareri più autorevoli dei colleghi avvocati della redazione; nel frattempo state attenti a non commettere reati di pericolo: sapete quali sono?