cantanapoliUn portentoso assist alle azioni legali della Juventus e amarezza dal punto di vista umano verso i condannati: questo è l'effetto che fanno le motivazioni della sentenza di Calciopoli, a una prima veloce lettura.
Riguardo alla Juve, almeno due sono i passaggi che colpiscono: a pagina 84, allorché si scrive che "il dibattimento in realtà non ha dato conferma del procurato effetto di alterazione del risultato finale del campionato di calcio 2004-2005 a beneficio di questo o quel contendente". Dunque si conferma quanto sosteniamo da 6 anni, e cioè che l'unico campionato oggetto dell'inchiesta non è stato truccato, non v'è prova in questo senso che sia una, che lo scudetto 28 è stato vinto regolarmente sul campo, come il 29, nemmeno oggetto di indagine.
Il secondo passaggio è a pagina 549-550, allorché si spiega perché la Juventus S.p.A non è stata condannata al risarcimento per le parti civili: "Sul versante passivo, il tribunale stima che non può essere accolta la domanda nei confronti del responsabile civile Juventus s.p.a., sotto il profilo della frattura del rapporto organico con il datore di lavoro, generata dall'esercizio da parte dell'imputato Moggi di un potere personale avente manifestazioni esteriori esorbitanti dall'appartenenza alla società, noto come tale ai competitori, messi infatti in allarme, così come ampiamente dimostrato dagli atti del processo, dalle caratteristiche del suo potere, da tutti indistintamente i competitori primieramente collegato all'universo dei calciatori rappresentati dalla GEA". Moggi avrebbe agito per conto suo, esercitando un potere personale che sarebbe andato al di là della sfera-Juve, collegato alla GEA (e sì che a Roma per questa vicenda è stato assolto: niente associazione a delinquere con la GEA). Sarà. Di certo sembra una tesi funzionale ai ricorsi Juve.
Ma il meglio viene dopo: "Né può essere trascurato il dato del ridimensionamento della portata dell'accusa che deriva dalla parzialità con la quale sono state vagliate le vicende del campionato 2004/2005, per correre dietro soltanto ai misfatti di Moggi, dei quali sono state accertate modalità, quanto alle frodi sportive, al limite di sussistenza del reato di tentativo, con conseguente ulteriore difficoltà dell'aggancio alla responsabilità del datore di lavoro, fornitore dell'occasione all'azione criminosa".
Dunque nella vicenda Calciopoli ci troviamo "al limite della sussistenza del reato di tentativo", e cioè un modo immaginiamo sensato dal punto di vista giuridico, ma alquanto contorto dal punto di vista concreto, per dire che quanto faceva Moggi era al limite del tentare una frode. Dunque non esattamente una frode. Qualcos'altro. Qualcosa che possono capire gli avvocati e i magistrati, senza poterlo spiegare alla gente comune. Alcuni utenti di forum bianconeri, gente normale che oggi ha iniziato a leggere e commentare il documento, hanno ricordato il film "Minority Report", la distopia spielberghiana di un futuro non lontano nel quale si puniscono i reati prima che possano avvenire. Evidentemente la legge italiana del 2012 non è così lontana dall'incubo americano del 2030...
Resta il fatto che, nel passaggio sopraccitato, ci troviamo di fronte a una stoccata molto pesante nei confronti della Procura di Napoli, degli inquirenti, e che si tratta di un fatto tutt'altro che isolato nelle 500 pagine di cui è composto il documento. Altri esempi. Vicenda sorteggi truccati: "Incomprensibilmente il pubblico ministero si è ostinato a domandare ai testi di sfere che si aprivano, di sfere scolorite, e di altri particolari della condizione delle sfere, se il meccanismo del sorteggio, per la partecipazione ad esso di giornalista e notaio, era tale da porre i due designatori Bergamo e Pairetto, nell'impossibilità di realizzare la frode". Ricorderete tutti il titolo trionfante della Gazzetta: "Così truccavamo i sorteggi" dopo la deposizione sulle palline scolorite. Anche per i giudici di Napoli, non solo per ju29ro.com, era ridicolo e peloso. D'altronde, come si dice a pag. 90: "Che il sorteggio non sia stato truccato, così come hanno sostenuto le difese, è emerso in modo chiaro durante il dibattimento".
E ancora: "La difesa è stata, se non in diritto, almeno in fatto, molto ostacolata nel compito suo proprio dall'abnorme numero di telefonate intercettate, oltre centosettantunmila, e del metodo adoperato per il loro uso, indissolubilmente legato a un modo di avvio e sviluppo delle indagini per congettura, emerso al dibattimento" (pag. 85).
Per non parlare di come vengono descritti alcuni testi chiave, come Nucini e Martino: "Le vane parole pronunziate da alcuni testimoni, tra questi Martino e Nucini..."; "Manfredi Martino, presentato come colui il quale doveva fare luce sulle irregolarità, il cui esame ha prodotto solo un coacervo di risposte da presa in giro tipo il colpo di tosse del designatore Bergamo..."; "...inconsistenza di Nucini vagliata per tempo dal PM di Milano". E riguardo alla vicenda Telecom Inter, si parla di: "forme molto odiose di spionaggio".
Insomma, tutto quanto abbiamo raccontato negli ultimi anni trova conferma anche nelle motivazioni, e questo rende ancora più amaro il verdetto che ne è scaturito. Perché, al di là della speranza che si trae per le azioni giuridiche della Juve di Agnelli, e della convinzione che i due scudetti trovino in questo documento dei motivi in più per essere riassegnati ai loro legittimo vincitore, si ha purtroppo l'impressione che in questo paese sia consentito venir (pesantemente) condannati più per la sensazione che tu possa essere una persona equivoca, che per dei fatti delittuosi circostanziati.