abete palazziE’ passato un anno esatto dalla presentazione dell’esposto in Federazione. Lo sapete benissimo a quale esposto sto facendo riferimento. Quello che la Juventus ha preparato ancora prima che Andrea Agnelli entrasse in società per andarsi a sedere alla presidenza.
La Federazione vorrebbe sicuramente dare una risposta, ne sono certo, deve solo decidere quale.
E mica è uno scherzo decidere quale... Facciamo il giochino delle due ipotesi possibili.

Se l’esposto fosse accolto nelle sue richieste, vorrebbe dire che l’Inter non avrebbe i requisiti etico-morali per fregiarsi del titolo. Vorrebbe dire che Guido Rossi si è sbagliato. Vorrebbe dire che Moratti Massimo ha sprecato una buona bottiglia quando, nel 2006, ha festeggiato brindando con la cameriera filippina alla notizia dello scudetto a tavaroli. Pardon, a tavolino. Vorrebbe dire un qualcosa tipo…
“Straaaaaaapp! Dai qua, che non avete vinto nulla. Onesti chi? Ma fateci il piacere!”

Oppure c’è l’altra ipotesi: esposto respinto in tutto e per tutto.
Il che vorrebbe dire che l’onestà dilagante longobarda è appurata, conclamata e complimentata.
Vorrebbe dire che per tutti c’è sempre una speranza. Vorrebbe dire che anche se arrivi una quindicina di punti sotto alla prima, in un campionato che non è nemmeno sotto inchiesta, puoi vincere uno scudetto che non hai vinto. Vorrebbe dire che le varie telefonate del 4-4-4 facevano riferimento, forse, ad un nuovo modulo di gioco. Tipo il 5-5-5 di Lino Banfi, ricordate? Vorrebbe dire che è lecito intrattenere rapporti con arbitri in attività, incontrarsi nei parcheggi in gran segreto, telefonarsi spesso, organizzare qualche colloquio di lavoro, e robe così.

Voi gobbi la fate troppo semplice, ma decidere invece è molto difficile. Basta dire che se mettessimo nel calderone anche l'esposto di Christian Vieri, che lamenta dossieraggi, spionaggi e roba varia, la Federazione rischierebbe di non riuscire a decidere nulla per i prossimi 13 anni. Certo, proprio 13, come gli scudetti dell'Inter...
Nel frattempo però, mentre la Federazione soffre l'amletica situazione, Andrea Agnelli, John Elkann, e comitive varie della Torino bene, sonnecchiano, dolcemente cullati dai grandi risultati ottenuti dal club in questa stagione (di gomma come tutte quelle post 2006, ergo, Milan sempre a 17, nonostante il lodevole impegno).
I gobbi vorrebbero che la Juventus facesse sentire la propria voce, ma non è ancora tempo. Questa è l'ora della siesta. Non bisogna mai disturbare chi sta riposando. E allora, mentre aspettiamo notizie da tutti i fronti, nel web volano pensieri e dilemmi.

«Essere, o non essere, ecco la questione:
se sia più nobile nella mente soffrire
i colpi di fionda e i dardi dell’oltraggiosa fortuna
o prendere le armi contro un mare di affanni
e, contrastandoli, porre loro fine. Morire, dormire…
nient’altro, e con un sonno dire che poniamo fine
al dolore del cuore e ai mille tumulti naturali
di cui è erede la carne: è una conclusione
da desiderarsi devotamente. Morire, dormire.
Dormire, forse sognare. Sì, qui è l’ostacolo,
perché in quel sonno di morte quali sogni possano venire
dopo che ci siamo cavati di dosso questo groviglio mortale
deve farci esitare. È questo lo scrupolo
che dà alla sventura una vita così lunga.
Perché chi sopporterebbe le frustate e gli scherni del tempo,
il torto dell’oppressore, la contumelia dell’uomo superbo,
gli spasimi dell’amore disprezzato, il ritardo della legge,
l’insolenza delle cariche ufficiali, e il disprezzo
che il merito paziente riceve dagli indegni,
quando egli stesso potrebbe darsi quietanza
con un semplice stiletto? Chi porterebbe fardelli,
grugnendo e sudando sotto il peso di una vita faticosa,
se non fosse che il terrore di qualcosa dopo la morte,
il paese inesplorato dalla cui frontiera
nessun viaggiatore fa ritorno, sconcerta la volontà
e ci fa sopportare i mali che abbiamo
piuttosto che accorrere verso altri che ci sono ignoti?
Così la coscienza ci rende tutti codardi,
e così il colore naturale della risolutezza
è reso malsano dalla pallida cera del pensiero,
e imprese di grande altezza e momento
per questa ragione deviano dal loro corso
e perdono il nome di azione. »
(tratto da Amleto di William Shakespeare)

«Scudo, o non scudo, ecco la questione»
(tratto da “Confidenze e paure” di Mrs. Federazione Italica)

«Strappèteeeeee!»
(tratto da “La giustizia è una cosa seria, basta con le cazzate” di Mr. Crazeology)