Narducci e BeatriceSe chiedete a cento persone chi è Giovanni Spinosa forse un paio di persone sapranno dirvi chi è e di cosa si è occupato. Se chiedete chi è Raffaele Guariniello avrete un sacco di gente pronta a darvi la risposta esatta, eppure entrambi sono dei pm ed entrambi si sono occupati di doping nello sport e nel calcio. Però uno si è occupato della Juventus e l'altro no. I bianconeri sono portatori di attenzione mediatica e notorietà assicurata.
Allo stesso modo i pm Beatrice e Narducci, da anni al fronte nella lotta alla criminalità organizzata, erano quasi del tutto sconosciuti alla maggior parte degli italiani e anche agli appassionati di calcio, nonostante stessero conducendo da un po' l'indagine sul calcioscommesse. I nomi coinvolti, però, non avevano certo lo stesso richiamo di un Moggi, Giraudo, o della Juventus.
Oggi la fama dei due pm napoletani ha valicato le Alpi.
Esistono tanti magistrati che evitano di parlare del lavoro che hanno in corso, come per esempio quelli di Milano che hanno indagato sul vero "più grande scandalo degli ultimi anni", lo scandalo Telecom, dei quali non è ben noto neppure l'aspetto. Ce ne sono pochi altri che non disdegnano concedersi a telecamere e taccuini per rispondere a domande su una inchiesta o un processo che stanno conducendo. Narducci, più di Beatrice, appartiene alla seconda categoria. Ricordiamo alcune interviste, forse non sono nemmeno tutte, che riportiamo con i link agli articoli completi, per "aiutare la memoria".

14 maggio 2006. Qualcuno ha fatto fuggire i documenti di indagine da pochi giorni, lo scandalo è su tutti i giornali ed il pm Narducci si concede alle domande di Dario Del Porto, per Repubblica, e lancia un appello: "Non è più sufficiente andare in televisione per dire che tutti erano a conoscenza di quanto sta emergendo dall'inchiesta della Procura di Napoli. Non è più tempo di chiacchiere. Chi è a conoscenza di episodi rilevanti deve presentarsi dai magistrati per mettere a verbale fatti concreti e non frasi di circostanza. Questa è un'opportunità unica. Per il mondo del calcio questa è un'occasione irripetibile, come fu Tangentopoli per la politica".
Due considerazioni su questa dichiarazione di Narducci: durante il processo abbiamo appreso da Dal Cin che le sue erano impressioni, sensazioni, non "fatti concreti", eppure sono state messe a verbale e hanno dato l'avvio all'indagine; seconda considerazione è che l'ex assistente Coppola ha raccolto l'invito e si è recato a deporre spontaneamente su fatti concreti, ma gli investigatori gli hanno fatto presente che "l'Inter non interessa, non abbiamo intercettazioni...".
Nella stessa intervista Narducci evidenzia: "Posso solo ricordare che negli atti già noti si fa riferimento al rocambolesco finale del campionato 1999-2000. Esiste un'intercettazione nella quale uno dei protagonisti spiega che era già tutto pronto e che solo l'imprevisto clamore suscitato da un singolo episodio (il gol annullato al Parma dall'arbitro De Santis, ndr) determinò un esito diverso da quello voluto".
Anche qui facciamo rilevare che non è un racconto sentito dalla "viva voce" di un protagonista, ma un "de relato". E' Meani che dice di averlo saputo da Ancelotti ed Auricchio, quattro anni dopo, risponde in aula che non ha mai fatto indagini sul campionato 1999-2000.

5 luglio 2006. Il secondo intervento mediatico di Narducci, mentre è in corso il processo sportivo, è un plauso ed un appoggio a Palazzi, in un'intervista concessa a Conchita Sannino per Repubblica. La giornalista chiede un parere sulla requisitoria di Palazzi e Narducci risponde: "Sento dire "mano pesantissima" della Procura federale. Ecco, non mi pare proprio. [...] Mi pare sia chiaro che quelle non erano chiacchiere da bar. [...] Il più grave ed eclatante scandalo del calcio italiano degli ultimi 25 anni". Narducci poi genera un'aspettativa: "Sposo fino in fondo la sintesi del procuratore Palazzi, "Nessuno scherzava". Aggiungerei che le cose erano terribilmente serie, purtroppo. E se e quando sarà possibile ascoltare quelle parole, non attraverso l'interpretazione mediata dai rispettivi attori, ma dalla loro viva voce ferma a quel momento, ci sarà da restarne raggelati".
Noi diciamo che quelle intercettazioni furono megafonate, fino alla noia, da tutti i media ed interpretate da doppiatori con toni "stile gangster" in diverse trasmissioni televisive. Ascoltare quelle intercettazioni, quando Repubblica ha pubblicato i file audio sul suo sito, non ci ha raggelati. Ci ha raggelato di più, quattro anni dopo, sentire altre telefonate, dopo la certezza fornita al giudice De Gregorio e al popolo italiano che "Piaccia o non piaccia agli imputati non ci sono mai telefonate tra Bergamo o Pairetto con il signor Moratti...". Ci ha raggelato di più riscontrare che quello che sostenevano certi imputati non erano "balle smentite dai fatti. Ci sono solo quelle persone, perché solo quelle colloquiavano con i poteri del calcio", ci ha raggelato sentire grigliate ben peggiori di quella di Moggi con Bergamo.

26 luglio 2006. E' stata appena resa nota la sentenza della Corte di Sandulli e la Procura di Napoli sembra non gradire molto la sentenza, secondo Repubblica. Dario Del Porto su Repubblica riferisce che la sentenza "lascia senza parole i magistrati della Procura di Napoli. E risponde con un «non intendo commentare» che non ammette repliche il procuratore aggiunto Franco Roberti". Parla, invece, il procuratore della Repubblica Giandomenico Lepore: "Ogni sentenza va rispettata e da cittadino mi auguro sempre che venga fatta giustizia, anche giustizia sportiva naturalmente. La Corte federale non ha messo in discussione l'impianto accusatorio, visto che le società e i dirigenti coinvolti sono stati condannati. Però, ecco, forse le pene comminate sono state troppo lievi rispetto al giudizio di primo grado".

12 luglio 2007. Dopo la doppietta di Repubblica tocca a L'Espresso incassare la disponibilità per un'intervista. A rispondere, questa volta, sono sia Narducci che Beatrice e piovono giudizi negativi per alcuni giudici della giustizia sportiva. E' un articolo che consigliamo di rileggere per intero, per non perdersi l'inizio del giornalista, per apprezzare anche le sfumature delle tante domande e delle risposte. Leggete la risposta alla domanda: "Torino aveva archiviato, ci voleva la Procura di Napoli per scoprire lo scandalo?".
Beha, forse una semplice coincidenza, è escluso dal circuito oggi, nel 2010, dopo che ha parlato delle anomalie dell'indagine nel suo breve spazio in coda al TG3 della domenica. Ma riteniamo importante questa risposta:
Quante sono state le intercettazioni?
Beatrice: "Trentamila circa; mille quelle utilizzate. Tutte le altre potrebbero essere trascritte su richiesta del difensore. È assolutamente chiaro che cosa è stato fatto dalla Procura di Napoli e dai carabinieri di Roma. Quei telefoni sono stati sotto intercettazione 24 ore su 24, tutti i giorni. Quello che non c'è non ci può essere, semplicemente perché non esiste nelle intercettazioni"
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Trentamila? Nel 2010 scopriremo che sono 171 mila. Passiamo alla domanda sulla giustizia sportiva, perché la risposta, riletta oggi... :
Le sentenze sportive, la procura di Napoli non le ha mai commentate...
Narducci: "Subito dopo la sentenza di secondo grado mi colpì l'intervista a Mario Serio, componente del collegio, che spiegava perché la Caf aveva ridotto le sanzioni di primo grado. Se fosse stata rilasciata da un qualsiasi giudice ordinario avrebbe comportato iniziative anche gravi. [...] Non scherziamo, giudici ordinari, amministrativi, sportivi: tutti dobbiamo avere l'assoluta certezza che i magistrati chiamati a giudicare lo facciano sulla base rigorosa dei fatti e non di elementi al di fuori del processo. Invece certi commenti post sentenza, anche quelli del presidente della Corte federale Piero Sandulli, mi hanno inquietato"
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Per par condicio oggi L'Espresso dovrebbe chiedere a Mario Serio un parere sulle indagini, sulle telefonate che non dovevano esserci ed invece c'erano e che, se fossero state portate a conoscenza e sottoposte al giudizio di Mario Serio e degli altri giudici, avrebbero condotto ad un giudizio diverso, alla penalizzazione di altre squadre che, invece, l'hanno fatta franca e giocato il campionato 2006-07 senza penalizzazioni. Possiamo considerare regolare quel campionato 2006-07?

17 novembre 2007. E dopo il triplete del gruppo Repubblica/L'Espresso anche Maurizio Galdi della Gazzetta può incassare la disponibilità di Narducci ad un'intervista, ad un mese dall'udienza preliminare sulle richieste di rinvio a giudizio prevista per il 15 dicembre. Galdi ci tiene a far sapere che: "quanto segue è tutto quello che, in questo delicato momento, poteva dirci. Uno sfogo amaro, fatto di disillusione ma anche di fiducia". La sua indagine dovrebbe aver ripulito il calcio, così ci garantivano i giornali a giorni alterni, ma Narducci sorprende affermando che "poco o nulla" è cambiato. Narducci spazia dalla violenza negli stadi ai diritti tv, fino a toccare nuovamente il tema della giustizia sportiva: "È un tema apertissimo. Bisogna avere il coraggio di dire che interessa tutti: milioni di persone che seguono gli avvenimenti fanno affidamento sul rigore, la trasparenza, la correttezza delle decisioni della giustizia sportiva. A questi lo Stato chiede soldi attraverso i concorsi pronostici e le scommesse e lo Stato deve quindi garantire anche questo".
Ci permettiamo di ribadire, visto l'interesse dimostrato per la giustizia sportiva, che anche da Napoli, nel 2006, sarebbe dovuto arrivare un contributo perché la giustizia sportiva potesse decidere su TUTTI i comportamenti poco leali intercettati dagli investigatori e non solo su una parte.

21 gennaio 2009. Ancora un'intervista concessa dai pm a Del Porto per Repubblica, due ore dopo la fine della prima udienza del processo di Napoli: "«Ora il clima è cambiato», i pm raccontano Calciopoli. I due magistrati che hanno condotto le indagini ripercorrono gli eventi che hanno scosso le fondamenta del calcio italiano". "Dopo questa inchiesta il calcio non è più lo stesso. Qualcosa è cambiato. Forse non quanto ci si sarebbe aspettati all'inizio, ma fare finta che nulla sia accaduto è impossibile, i campionati successivi a quella stagione lo confermano".
Interessante, oggi, dicembre 2010, rileggere questo passo dell'intervista:
A livello personale cosa vi resta di questa indagine che, per alcuni mesi, ha riempito pagine intere di giornali e televisioni?
"Innanzitutto la consapevolezza di aver potuto lavorare a stretto contatto con una squadra di polizia giudiziaria straordinaria, insieme ai quali abbiamo condiviso ogni passaggio dell'indagine". "Faccio un esempio - sottolinea Narducci - Filippo e io abbiamo trascorso ore intere con le cuffie sulle orecchie, per ascoltare le intercettazioni. Attività che di solito si pensa vengano affidate a un sottufficiale e invece abbiamo voluto condurre in prima persona"
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30 giugno 2010. Narducci è ospite di SkySport24 per parlare e promuovere il libro di Pablo Llonto "I mondiali della vergogna" del quale ha scritto la prefazione, ma non disdegna di rispondere a diverse domande sul processo in corso, non oppone un "no comment", e alla domanda se le intercettazioni fatte emergere dalle difese alleggeriscano la posizione degli imputati, risponde: "Io credo di no, l’impianto accusatorio è forte, solido, riconosciuto dal gup, è impossibile far scomparire quello che dalle intercettazioni è stato acquisito. Tanto è vero che si parla di alcuni colloqui, ma se ne parla per altri profili, tutti diversi da quelli che spettano al giudice penale e che riguardano l’ambito della giustizia sportiva, e delle prerogative della Figc, alla Figc lasciamo le valutazioni".
Forse era il 2006 l'anno in cui alla FIGC andava lasciata la valutazione di quelle telefonate e non il 2010, e solo a seguito dell'iniziativa di un imputato che poteva permettersi il costo dell'operazione "recupero intercettazioni sfuggite".

Visto che Narducci sembra ben disposto a concedere interviste e dare risposte, c'è qualche giornalista disposto a fargli le domande che Andrea Monti ha posto, senza avere risposte da dare ai lettori?
Monti non ha trovato nessuno dei suoi disposto a farle a Narducci?
Le domande poste da Andrea Monti, direttore della Gazzetta, il 16 aprile 2010 e rimaste ancora senza risposta sono:
1. Come furono selezionate le intercettazioni?
2. Chi decise che quelle recentemente esibite, con il coinvolgimento dell'Inter e di altre squadre, erano irrilevanti?
3. L'intero corpo delle intercettazioni è stato messo oppure no a disposizione della giustizia sportiva?