Qualche sera fa, su La7, è andato in onda il film "Il maledetto United" ("The Damned United", 2009), pellicola tratta dall'omonimo romanzo di David Peace del 2006, dedicata a Brian Clough, uno dei più grandi allenatori britannici di sempre. Se non ne conoscete la storia e la sua carriera ve le rivelo più avanti, prima vorrei fare una premessa. Brian Clough è, nel 1968, l'allenatore del Derby County, squadra provinciale di seconda divisione senza particolari glorie nel palmarès. Clough porta il Derby in First Division (prenderà il nome di "Premier League" solo nel 1992) e nel giro di tre anni alla vittoria del Campionato. Per capire la portata storica del successo basti pensare allo scudetto del Cagliari del '70 o del Verona di Bagnoli. A questo punto della sua carriera Brian Clough è ormai un allenatore affermato e ricercato. Dopo la disfatta inglese alle qualificazioni mondiali del 1974, Nazionale eliminata dalla Polonia in un gironcino a tre, la Federazione aveva bisogno di un allenatore esperto e capace che risollevasse le sorti dei Leoni d'Inghilterra. La conduzione tecnica venne affidata a quello che era ritenuto il più bravo, quello che aveva portato il Leeds United dalla serie cadetta inglese fino alla vittoria di due campionati, i primi della loro storia: Don Revie,  acerrimo nemico di Clough, cui non ha mai risparmiato (non solo a lui ma anche ai suoi giocatori) aspri commenti per il gioco duro e scorretto, apostrofando le vittorie del Leeds con modi tutt'altro che edificanti. Nonostante tutto ciò il Leeds United, una volta perso il proprio totem, decide comunque di affidare la guida della corazzata bianca proprio a Brian Clough!
Qui finisce la premessa e mi chiedo se tutta questa storia vi ricordi qualcosa già a questo punto.
In realtà, non è mio interesse trovare una similitudine perfetta tra quello che è appena accaduto alla Juventus ed un avvenimento del passato. La domanda che mi sono posto è molto più semplice: Come ci si comporta in questi casi? Una volta giunti in un posto di lavoro in cui il vecchio capo ha ottenuto moltissimo dai propri dipendenti, come si organizza il futuro? Cosa avrà detto Allegri ai suoi nuovi giocatori, scioccati dalle improvvise dimissioni di Conte, dopo essere stato un nemico per nulla tenero nei loro confronti?
Vi propongo alcuni spezzoni del film per mostrarvi quello che Clough ha fatto una volta giunto a Leeds. Non si sa quanto queste scene siano veritiere, alcuni addetti ai lavori le hanno descritte come fin troppo realistiche, mentre all'uscita del film la vedova Clough ha tenuto a precisare che l'opera non rispecchia in pieno il carattere del marito; ma quale persona è contenta che un proprio congiunto venga descritto anche nella sua parte peggiore?
Prima di andare a firmare il contratto Clough decide di rilasciare questa intervista ad una emittente televisiva:
Il signore che avete visto in fondo al video è proprio il vecchio allenatore, Revie, il quale chiama immediatamente la dirigenza del suo ex club per... protestare, usiamo questo eufemismo. Tuttavia l'intervista televisiva non è nulla rispetto a quello che Clough dirà alla sua nuova dirigenza, ai suoi prossimi datori di lavoro che sono in sede ad aspettarlo da diverse ore ed hanno appena ricevuto la telefonata da Revie. Eccovi la scena del film:
Per non parlare di quello che Clough dirà ai calciatori al primo allenamento. Non vi anticipo nulla, gustatevelo:
 
Vi è piaciuto questo approccio? No, vero?
A me sì, invece. Non per i concetti espressi da Clough, espressioni tipiche di un perdente, di uno che cerca solo scuse per giustificare i propri insuccessi, i propri fallimenti e non accetta le vittorie altrui; una prassi, questa, non di certo sconosciuta all'allenatore di Middlesbrough. Se lo ricorderanno bene, infatti, i tifosi juventini di una certa età (ci arriviamo dopo). L'avventura con i campioni d'Inghilterra durerà appena sei settimane: sconfitta nel Charity Shield, peggior inizio di campionato degli ultimi 10 anni, squadra in fondo alla classifica. Esonerato dopo soli 44 giorni di lavoro. Un fiasco totale e da qui il titolo del libro/film.
Mi piace, dicevo, questo genere di approccio perché, secondo me, l'unica speranza per il nuovo arrivato è quella di rompere del tutto con il passato, con qualsiasi elemento che richiami il vecchio leader, dai metodi di allenamento al rapporto coi giocatori e tifosi. Se Allegri volesse emulare Conte in tutto e per tutto per ingraziarsi l'ambiente avrebbe fallito in partenza, e credo lo sappia. Ecco perché mi piacerebbe molto sapere cosa ha detto a dirigenza e giocatori quando si è presentato, su quali basi stia progettando la sua permanenza a Torino, con quale metodo intenda tenere in pugno la situazione. Sarà dura per Max far dimenticare le gioie provate da tutti noi in questi tre anni, e il suo problema più grande è che, come Clough, non avrà molto tempo a disposizione e, come se non bastasse, le partenze lanciate non sono proprio il suo forte. Così come il protagonista di questa storia, però, Allegri può puntare la bussola verso quell'unico punto cardinale che Conte non è riuscito a perlustrare durante il suo viaggio: l'Europa. Come avete sentito dalla bocca di Michael Sheen, l'attore protagonista, il Leeds fino a quel punto aveva vinto tutto il possibile in ambito nazionale, ma non era riuscito ad emergere in quello d'oltremanica. Mister Allegri punterà sull'ambizione dei suoi giocatori pungolandoli sul fallimento europeo dell'anno passato? E' proprio ciò che spero, mi perdoneranno i cultori del credo "vinciamo sempre in Italia e facciamo impazzire mezza penisola, in Europa quello che viene viene tanto non è roba per noi."
 
Torniamo a Mister Clough. Come vi avevo anticipato la sua strada ha incrociato quella della Juventus: semifinale di Coppa Campioni (che gli Inglesi chiamano "European Cup"), andata a Torino l'11 aprile del 1973. Risultato di 3-1 per la Juve di Anastasi, Causio e, soprattutto, Altafini autore di una splendida doppietta. Al ritorno la Juve teneva il campo e pareggiava 0-0 accedendo così alla finale di Belgrado, persa per 1-0 contro l'invincibile Ajax di Cruijff e compagni. Clough era giunto al termine della sua avventura con il Derby, vuoi per le sue intemperanze dialettiche vuoi per le sue scelte di campo. Prima della partita con la Juventus, infatti, il destino volle che la squadra delle Midlands orientali dovesse incontrare proprio il Leeds di Don Revie. Clough venne esortato dalla società a fare del pratico turn over in vista dello storico impegno internazionale, a discapito di una partita inutile ai fini della stagione (il Derby non poteva più ottenere nulla in campionato). Il cocciuto Brian si rifiutò, con la conseguenza che alcuni suoi calciatori si infortunarono e saltarono la sfida con i bianconeri italiani. La disfatta europea costò cara a Clough che ovviamente non la prese affatto bene. Il film non dà molto risalto alle veementi proteste per l'arbitraggio di Torino, quando invece in una sua biografia trovate due pagine velenosissime in cui accusa i giocatori della Juventus di essere degli sporchi simulatori, arrivando persino ad accusare Haller di aver soggiogato l'arbitro, suo connazionale. Due pagine molto celebri nei blog delle tifoserie nostre avversarie, specie quella napolista, una specie di prova inconfutabile, a loro insindacabile giudizio, del teorema che ci vede associati a qualsiasi varietà di truffatore. In realtà mister Clough non si limitò a gettare fango sulla nostra vittoria, ce l'aveva proprio con gli italiani. Prima si rifiutò di interloquire coi giornalisti nostrani urlando loro: "I will not talk to any cheating bastards!" (Non voglio parlare con nessun bastardo imbroglione), una volta rientrato in patria, poi, rincarò la dose tacciando di scarso coraggio i soldati italiani durante la seconda guerra mondiale. Come tutti sanno ogni giornalista italiano tifa bianconero e, per accedere alle forze armate, devi essere tifoso della Juventus; pertanto Clough ce l'aveva solo con gli juventini, ed è dunque venerato dalle altre tifoserie come lo Zeman d'oltremanica. In Inghilterra, però, non hanno mai amato particolarmente chi si  ammanta di scuse d'ogni tipo per giustificare i propri errori, almeno fino all'avvento dei tabloid scandalistici. Clough, infatti, in patria venne pesantemente criticato e, se questo non bastasse a chiudere la sterile polemica, anche l'Uefa aprì una propria indagine chiudendola molto presto con un nulla di fatto. Brian Clough avrebbe fatto meglio ad accettare la superiorità della Juventus e ad ammettere di aver peccato di superbia nel voler schierare i titolari nel match di campionato contro l'odiato collega, partita che si rivelò massacrante nonostante la sua inutilità ai fini della classifica. L'ambizione, la sfrontatezza e il coraggio, però, non sempre si conciliano perfettamente con la modestia, il senso pratico e l'umiltà, e il mondo del calcio non è esente da ciò.
Lasciamo queste riflessioni sulla psicologia umana perché è arrivato il momento di rivelarvi l'impresa che consegnò definitivamente alla leggenda i nomi di Brian Clough e Peter Taylor, il suo fedele assistente, figura centrale del film e dell'intera carriera di Clough. Questo articolo, come il film, è scritto in modo da farvelo scoprire solo alla fine, in caso non conosceste il personaggio, per cui potete interrompere qui la lettura se avete intenzione di godervi il lungometraggio.
Una volta cacciato dal Leeds United il nostro eroe dalla lingua lunga approda dopo qualche tempo a Nottingham, chiamato a guidare i Forest. Ora, per capire a pieno la grandezza dell'impresa di Clough, immaginate Osvaldo Bagnoli che passa dalla panchina del Verona a quella del Vicenza, anch'essa una provinciale e come tale non certo avvezza a frequentare i piani alti delle classifiche. Nel 1975, quando Clough e Taylor arrivarono al Nottingham Forest subentrando in corsa, la squadra era in 2nd Division in posizioni di rincalzo. L'anno successivo ottennero la promozione in massima serie, quello dopo vinsero il Campionato, quello dopo ancora la Coppa dei Campioni e l'anno successivo, tanto per gradire, rivinsero la coppa dalle grandi orecchie!
Così, tutto d'un fiato, riuscite a crederci? Il "Vicenza", nel giro di 5 anni, passa dall'anonimato in Serie B a vincere uno scudetto da neopromossa e, 2 volte consecutivamente, la Champions League. Il Nottingham Forest non ha mai più raggiunto questi traguardi, anzi, ancora oggi è l'unica squadra europea ad avere in bacheca più Coppe dei Campioni che scudetti.
Mentre facevo le mie richerche per la stesura di questo pezzo, la mente vagava tra le mie conoscenze per cercare un nome, tra gli allenatori di oggi, che potesse anche solo avvicinare quello di questa leggenda. E in effetti c'è un uomo che ha ripercorso le orme di Brian Clough, e non solo per i successi sul campo. Si tratta di José Mourinho, adorato dai tifosi delle squadre che ha allenato ma molto inviso a quelli delle altre perché Mourinho, come Clough, non ha particolare dimestichezza con l'ammettere la superiorità dell'avversario quando perde, anzi. Come dimenticare il gesto delle manette o gli sproloqui su Guardiola, Ferguson, Wenger? In Inghilterra, tra l'altro, l'associazione di idee tra questi due manager è cosa abbastanza usuale. Pensavo a Mourinho perché viene spesso ricordato, da alcuni competentissimi giornalisti italiani, come uno che ha inventato uno stile, un modo di essere. Dopo aver conosciuto la storia di Brian Clough so che Mourinho non ha inventato un bel nulla, anzi. C'è stato un uomo che lo ha preceduto e che ha fatto molto di più ma che, l'unica volta in cui ha dovuto scontrarsi con la Juventus, le ha prese.
Non posso che concludere con il più classico degli "in bocca al lupo" per mister Allegri, a cui non manca di certo la sfrontatezza tipica, dicono, dei livornesi. Cerchi di usarla per fare della sua permanenza alla Juve quello che per Clough sono stati gli anni di Nottingham, non certo quelli del maledetto United.