Martedì 8 aprile 2014 è andata in scena tutta la piccolezza del calcio italiano, tutto avvinghiato per un intero pomeriggio in polemicucce da cortile sulla squalifica di un calciatore che aveva dato una manata in faccia a un avversario. Poi, di sera, tutti sul divano a vedere il calcio degli altri, quelli che giocano nell'Europa che conta e che regalano 180 minuti pieni di intensità, emozioni e pathos a noi ormai sconosciuti, distanti anni luce. L'accostamento può sembrare improprio, ma io credo spieghi meglio di tante articolesse e trattati quanto siamo scivolati lontano dalla civiltà calcistica europea.
 
Il caso, giova ripeterlo, è di una semplicità disarmante: una calciatore rincorre l'avversario, prova a colpirlo una volta e lo manca, ci riprova ancora e lo centra con una potente manata sul volto, il tutto senza minimamente interessarsi del pallone. Non contento della prodezza, il giocatore stramazza per terra fingendo di aver subito lui il colpo. L'arbitro non vede la scena e quindi non espelle il giocatore. Il quale, oltre farla franca sia per la manata che per la simulazione, rimanendo in campo ha la possibilità di segnare altri due goal per la sua squadra.
 
In tutto ciò, la squadra in questione ieri si è dichiarata vittima di una giustizia sportiva alla deriva, perché ha avuto l'ardire di punire il suo giocatore con una squalifica al minimo edittale (nonostante la doppia infrazione: gesto violento e simulazione) utilizzando come prova le immagini televisive. Al momento in cui scrivo questo articolo, ancora nessuna censura è stata rivolta dalla suddetta società nei confronti del comportamento doppiamente antisportivo del suo tesserato. Nulla di nulla. Solo che, cito in ordine sparso: altri casi simili (quali?) sarebbero rimasti impuniti, i registi televisivi decidono quale immagini far vedere e quali no, il suddetto giocatore è stato trattato come un terrorista, la prova tv non si poteva usare, l'arbitro forse in campo (a chi?) aveva detto di aver visto la manata, le mail scambiate tra arbitro e giudice sportivo per ottenere spiegazioni sarebbero irrituali, ecc.
 
Alla prevedibile agitazione del bacino locale di riferimento (tifosi, radio, giornali a tiratura nazionale ma di respiro romano) si è aggiunta l'imbarazzante presa di posizione del direttore della tv satellitare che trasmette le partite del campionato, che per un pomeriggio si è trasformata in una sede distaccata di Roma Channel. Con un fervore e un astio degni di miglior causa, il direttore ed ex telecronista di punta si è speso in una filippica sfilacciata, infarcita di inesattezze grossolane e culminata con la velata richiesta di dimissioni del giudice sportivo. Ben presto è stato individuato un episodio del recente passato molto simile a quello in esame, con proprio la squadra in questione protagonista ma dal lato opposto, quello di chi il fallo violento lo subisce, non lo vede sanzionato dall'arbitro (che ha visto e sanzionato un fallo immediatamente precedente e meno grave) e con la puntuale squalifica con prova tv dell'autore dell'infrazione. Episodio avvenuto solo 16 mesi fa e che non risulta abbia provocato lo stesso polverone. Fu accettato con tranquillità, non scatenò dibattiti pretestuosi e il direttore della tv satellitare forse era all'estero oppure dormiva. Sta di fatto che gli argomenti della sua intemerata pomeridiana sono stati sbugiardati nel giro di poche ore e, visto il ruolo che ricopre, magari le dimissioni, più che pretenderle da chi ha solo applicato correttamente il regolamento, dovrebbe rassegnarle lui.
 
Sembrano cronache da sagra di paese o da riunione di condominio, ma è tutto realmente accaduto in un pomeriggio di ordinaria follia, dentro l'orticello di un calcio italiano sempre più marginale non solo per l'evidente scadimento dei valori tecnici ma anche per il livello surreale del dibattito in giornate come questa. A cosa sarà servito, tra qualche settimana, tutto ciò? Con ogni probabilità a raccontare per l'ennesima volta in maniera distorta l'esito di un campionato vinto con un dominio schiacciante dalla solita squadra che raccoglie l'odio e le frustrazioni della maggioranza degli utenti ma anche di tanti addetti ai lavori all'interno delle redazioni, fornendo all'immaginario collettivo nuove paranoie da tramandare ai posteri sulla scia del goal di Muntari, del rigore di Ronaldo o del mitico goal di Turone. Il campionato delle "quattro giornate di Destro", a breve in tutte le sale. Perché il martedì e il mercoledì sera ci si può distrarre con la notte degli Oscar, ma nel resto della settimana il genere pecoreccio è quello che meglio si addice al sempre più patetico calcio italiano.
 
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