Agnelli e ElkannPer il calcio italiano si è appena conclusa una settimana fondamentale che ha visto la conferma di Giancarlo Abete alla presidenza della FIGC e di Maurizio Beretta alla guida della Lega Calcio.
In questo desolante quadro di conservazione del fallimentare assetto politico del mondo calcistico ha fatto notizia il comportamento della Juventus, che ha votato per la rielezione di Abete ed è invece rimasta all'opposizione in Lega. In particolare, il voto favorevole nei confronti di Abete ha scatenato il dibattito tra i tifosi bianconeri, fornendo l'occasione per tracciare un bilancio dell'operato del presidente Agnelli a partire dal suo insediamento fino ad oggi.
Anche tra i nostri redattori si è sviluppato un vivace dibattito, per cui riteniamo qui di rappresentare due diverse posizioni emerse dal confronto, quella di due figure ben note, Crazeology e Claudio Amigoni. Il primo traccia un bilancio negativo della gestione Agnelli, e si dimostra piuttosto pessimista per il futuro. Al contrario Amigoni promuove a grandi linee l'operato di Agnelli e prevede un ottimo futuro per la società guidata dal giovane manager.
Ai lettori di ju29ro.com consigliamo di leggere entrambi i pezzi, e di trarre solo alla fine le proprie conclusioni.


La vita riserva sempre tristi sorprese. Agnelli Andrea, ossia colui che i tifosi ritenevano essere l'uomo che avrebbe potuto portare un po' di giustizia per la Juventus dopo lo scandalo farlocco del 2006, e che spesso ha fatto discorsi molto articolati e molto molto sensati sui problemi del pallone nostrano e delle tante riforme da fare, ha smarrito la via. Purtroppo, da un bel po' di tempo ormai, bisogna ammetterlo, la linea dell'auspicato cambiamento e della voglia di giustizia sembra essere lentamente annegata. Agnelli e il suo staff hanno lavorato sodo in questi tre anni, e dal punto di vista sportivo e progettuale stanno ottenendo grandi risultati, tutti strameritati, e ottenuti tra mille difficoltà. Questi risultati però, forse, avrebbe potuto ottenerli anche un altro buon manager, mentre la presenza di Agnelli su quella poltrona per i tifosi rappresenta prima di tutto la garanzia della ricerca della giustizia sulle vicende del 2006. Ed è su questo fronte che si è impantanato e ha perso la via.
Gli anni passano, ma il disastro dell'onorabilità, sia quella del club sia quella dei suoi 12/14 milioni di tifosi, svenduta per 30 denari (e non per 30 scudetti), resta, e non sembra che ci sia qualcuno a Torino che voglia davvero metterci le mani su tutta la questione. Che fosse un percorso difficile lo si sapeva, ma che le cose prendessero questa piega molti tifosi proprio non se l'aspettavano. L'ultima batosta morale è di questi giorni: la Juventus ha votato a favore della rielezione di Giancarlo Abete alla presidenza della Federazione. Lo stesso Abete con cui spesso la Juventus ha polemizzato. C'è stato anche un abbraccio tra Abete e Agnelli dopo il voto. E' inutile dire che molti tifosi sono amareggiati e sconcertati, io però ci tengo a sottolineare che il voto contrario alla rielezione di Abete non avrebbe cambiato di una virgola la situazione. Il punto semmai è un altro. Il punto è che si tratta dell'ennesimo tassello difettoso di una lunga serie di tasselli difettosi che tra poco elencherò. Tanto per cominciare, d'ora in poi, ogni volta che nascerà una qualche polemica di qualunque genere con le istituzioni del calcio, ci sarà sempre qualcuno pronto a segnalare la curiosa circostanza di questi giorni, ossia: "Perché vi lamentate? Lo avete votato anche voi, e ciò nonostante le polemiche del passato. Tenetevelo, zitti e mosca". Battute, d'accordo, ma con un fondo di verità incontrovertibile, sullo stesso stile di quella corrente di pensiero che dice che nel 2006 la Juve era colpevole perché la stessa proprietà del club è stata la prima a prendere le distanze dall'operato di Moggi e Giraudo. Del resto rappresentanti della famiglia hanno rilasciato dichiarazioni ufficiali in tal senso, e qualcuno è andato anche in programmi tv a spiegare perché fosse necessario prendere le distanze da quella dirigenza, per non parlare della linea difensiva dell'avvocato Zaccone durante i processi, dunque tutte le battute che subiamo e subiremo, piaccia o non piaccia, hanno una certa logica.
Tornando ai tasselli difettosi dell'operato di Agnelli, conviene ricapitolare i fatti principali, anche se non esattamente in ordine cronologico.

- Molti tifosi sanno benissimo che negli anni post mortem dei padri putativi del club (Gianni e Umberto) a Torino qualcuno era insoddisfatto dello stato delle cose. A qualcuno l'andazzo vincente della Triade non andava bene... C'erano anche diverse questioni personali tra molti protagonisti di quegli anni. E' un fatto risaputo.
- Poi ci fu Calciopoli e i giornali di famiglia ci sono andati giù pesanti in quei mesi. Venne ammazzata la Signora, per qualche anno.
- La "simpatica" gestione successiva accompagnò il club in serie B e poi nel baratro sportivo, e non si occupò seriamente di giustizia sportiva. Vennero ceduti campioni e vennero in sostanza ceduti titoli prestigiosi, futuri e non. A chi? Agli avversari storici.
- Grazie al fallimento sportivo, ad un certo punto entrò Agnelli con promesse sontuose, come una netta presa di posizione sulla giustizia sportiva, e il futuro distacco della Juve da Exor.
- Nonostante ciò, da oltre sei anni si giocano campionati di gomma. Non perché l'impegno dei tanti club e dei loro giocatori sia mancato, ma perché gli equilibri sportivi partoriti quella estate sono, ovviamente, alterati. Nei procedimenti del 2006, ma non solo, non sono stati rispettati i principi costituzionali garantiti e sono mancati i requisiti minimi di giustizia che si hanno solitamente in una democrazia, dunque sarebbe tutto da annullare, teoricamente. Solo un giudizio serio e competente, rispettando regole giuridiche ben precise, potrebbe decidere cosa fare degli anni e dei campionati post Calciopoli, dopo una lunga e dettagliata verifica di tutti i fatti. Il campionato è ancora fermo, purtroppo, anche se a Torino fanno finta di niente.
- Dopo l'ingresso di Agnelli vennero messi in piedi ricorsi e procedure presso vari enti, per chiedere principalmente la parità di trattamento (e non per sancire l'innocenza di nessuno). Ricorsi che ad oggi non hanno ancora portato a nulla. Di qualcuno si sono addirittura perse le tracce. Vedremo cosa succederà, d'accordo, ma, ripeto, non viene portata avanti una difesa basata sull'innocenza dei dirigenti dell'epoca, si chiede una cosa molto diversa, e questo dato è molto strano e molto sospetto.
- Il 2006 ha reso chiaro a chiunque che nei confronti della Juventus e i suoi tesserati, in questo momento storico, è permesso dire qualunque cosa senza rischiare praticamente nulla, anche in radio e tv, oltreché sui soliti giornali. Non sono mancati casi anche clamorosi (Oscar Giannino, Carlo Pellegatti, ecc, per non parlare dei soliti Paolo Ziliani e compagnia bella). E questo è un dato molto preoccupante.
- Lo scandalo del 2006, ancora con molti lati oscuri, non ha mai generato nella dirigenza Juve nessuna operatività per fare luce sui fatti. Quel poco che è accaduto, i pochi cambiamenti che ci sono stati nel corso del tempo, tutto ciò è dovuto ai tifosi del web e al lavoro di Moggi e dei suoi consulenti (ricordiamo i tantissimi soldi da lui spessi per difendersi). A Torino nessuno ha fatto nulla di concreto, anzi, sembra quasi che il lavoro di Moggi sia stato subito e che abbia creato la necessità di cambiare l'assetto del club per fare in modo di non far perdere definitivamente la faccia a qualcuno. Chissà, forse non sembrava saggio far finta di niente mentre sui media e nel web ormai la realtà era sotto gli occhi di tutti. Sembra quasi che quel vento nuovo sia stato una specie di spiacevole imprevisto.
- Anche al processo di Napoli non vi è stata nessuna iniziativa di valore da parte del club, anzi. Moggi e Giraudo sono stati abbandonati al loro destino fin da subito, e la Juventus ne ha preso le distanze. Mai proclamato l'innocenza di costoro, ma solo il non coinvolgimento diretto del club. Mai nessun approfondimento dei fatti.
- La dirigenza pre 2006 non è mai stata invitata nemmeno ad entrare nel nuovo stadio, che è sostanzialmente il frutto del loro lavoro, prima di tutto.
- Le sentenze penali di Moggi e Giraudo sono passate sostanzialmente inosservate a Galfer. Nessun commento degno di nota.
- Le varie interviste rilasciate da Andrea Agnelli dal 2010 ad oggi sono molto contraddittorie riguardo ai rapporti che intercorrono tra lui e la vecchia dirigenza pre 2006.
- Se uno degli scopi che persegue Andrea Agnelli è di combattere le storture del sistema calcio, che senso ha che la Fiat sponsorizzi la FIGC?
- Se in programma c'è/ci sarebbe il distacco della Juve da Exor, perché la Jeep è diventata lo sponsor ufficiale? Al di là degli aspetti finanziari, non sarebbe forse meglio cominciare a lavorare nella direzione opposta, magari accontentandosi di sponsors più distanti da Torino?
- La Juventus, i cui telefoni sono stati sotto controllo insieme a quelli di Moggi, non si è costituita parte civile al processo Telecom sullo spionaggio. Le ragioni di questa scelta non si sanno, e a domanda precisa sia Cobolli Gigli che Agnelli non hanno risposto.
- Nonostante non ci siano norme sufficientemente precise sulle stelle, il club si è lasciato intimidire dalla Federazione, e dopo una lunga trattativa ha deciso di non metterle sulla maglia ufficiale. Un pasticcio mostruoso da tutti i punti di vista, sfociato in una scritta errata sotto il logo e con maglie ufficiali diverse da quelle in vendita negli store. Sì, perché "30 sul campo" è una scritta concettualmente errata, perché mai la Juve ha chiesto la revisione delle sentenze, mai ha chiesto ufficialmente la restituzione degli scudetti, e mai ha nemmeno negato verbalmente le colpe di cui è stata accusata. Ergo, si tratta di una caduta di stile che ha come scopo il marketing. Poteva essere un modo per forzare la mano e mettere in difficoltà la Federazione; ma se poi si trova un accordo e si cede, allora non ha nessun senso intestardirsi. Il problema di fondo sulle 3 stelle, però, è legato a come viene gestita la vicenda Calciopoli, e non tanto alle stelle in sé.
- Non solo Cobolli Gigli prima di lui, ma neanche Agnelli stesso ha appoggiato o preso a cuore i diversi ricorsi e pareri che alcune associazioni di tifosi hanno messo in piedi a proprie spese per avere giustizia nelle sedi europee. Per la verità John Elkann invece sì, uno lo aveva preso a cuore, e infatti divenne consulente della Commissione Europea che doveva dare un parere su uno di quei ricorsi. Un piccolo conflitto d'interesse dite? Non lo so. Non ne ho idea. Ricorso che però, manco a dirlo, è andato a finire maluccio.
- La gestione degli aspetti mediatici e informativi della gestione Agnelli, da tutti i punti di vista (Calciopoli, giustizia, fatti, accuse, polemiche, errori arbitrali, ecc), è gravemente insufficiente, e spesso addirittura dannosa. Si parla quando non si dovrebbe, si dicono cose spesso inutili, si fa polemica quando non serve e si sta in silenzio quando invece si dovrebbe gridare. Un disastro.
- La vicenda Conte è stata gestita male. Con pasticci vari, tra cui le dimissioni di un membro del cda, patteggiamenti improvvisati, trabocchetti federali e figuracce.
- E' evidente l'assenza dell'appoggio del cugino erede che detiene il telecomando di Exor. Egli evidentemente ha tantissime cose da fare e ha tanti impegni, è presente ad alcuni match, Agnelli ci si confronta spesso, ma il supporto per portare avanti certe battaglie non c'è.
- La situazione dei giornali di famiglia, poi, è davvero imbarazzante. Nell'estate 2012 ci siamo sorbiti pure intere paginate contro Conte, senza un minimo di approfondimento e senza nessuna luce sui fatti. Peccato che proprio i fatti scagionassero Conte. Disastro totale anche su questo punto. Stendiamo un velo pietoso.
- La Juventus, dopo le polemiche dei mesi scorsi, ha votato addirittura per Abete. Un dietrofront inaccettabile per molti tifosi. Qualche ragione forse c'è, e un articolo che spiega alcuni retroscena è stato anche pubblicato in questa sede. Resta però un problema di fondo anche su questo punto. Qualcuno forse spera che questo inchino ai poteri calcistici (non lo chiamerei "favore" perché il peso reale del voto è quasi inesistente visti i risultati bulgari della votazione, e visto che c'era un solo candidato) porterà qualcosa di buono, ma per me si sbaglia. Vale lo stesso principio del patteggiamento organizzato dai legali della Juve con Palazzi qualche mese fa, poi rifiutato a sorpresa dal presidente della Commissione Disciplinare, Artico (come se Palazzi non sapesse le cose prendessero questa piegan questo sistema non ci si può fidare di nessuno. I favori non servono granché, perché generalmente vengono fagocitati e masticati dal sistema stesso. La Juve, ricordiamocelo, è odiata ovunque.
E c'è di più. Non solo la sterilizzazione promessa da Agnelli è fallita, ma vi sono altri dati che vanno tenuti in considerazione ragionando su questo appoggio alla rielezione di Abete. Vorrei ricordare a tutti che spesso in questa sede noi parliamo di scudetti da restituire, ecc., quando sia le sentenze penali sia quelle sportive (radiazioni comprese) stanno dando torto alle teorie innocentiste che molti di noi sostengono. Ormai in totale siamo già ad una decina di giudizi circa, tutti con esiti sfavorevoli. E la Juventus non si è impegnata granché per ottenere esiti diversi. Inoltre, problema enorme, uno di quei due scudetti è stato assegnato ad un altro club, molto potente.
Abbiamo già avuto modo di vedere che Abete difficilmente potrà/vorrà cambiare questo stato di cose. Il tavolo della pace lui e Petrucci lo hanno organizzato, ma non hanno potuto/voluto forzare la mano a nessuno. Ora, se la Juventus di Andrea Agnelli ha votato per la rielezione di Abete, che almeno ne valga la pena e abbia qualcosa di tangibile in cambio. Cosa che ovviamente non avverrà. Abete resterà in sella per altri 4 anni, non so se mi spiego... E' il sistema calcio che ha tolto gli scudetti alla Juve, malissimo ora venirci a patti al punto da appoggiare nuovamente un uomo con cui spesso si è discusso e polemizzato, senza nemmeno l'assicurazione di contropartite adeguate e certe in cambio.
​E sappiamo tutti che, a parte qualche piccolo favore istituzionale di circostanza, probabilmente per le faccende di Lega Calcio, nessuno ci darà nulla e magari, quando ci saranno condizioni favorevoli, qualcuno si adopererà volentieri per farci qualche nuovo scherzetto. Attenzione, tutto ciò nonostante la Juventus abbia preso le distanze da Moggi e Giraudo. Inoltre, eventuali accordi volti a cambiare gli equilibri in Lega Calcio sono più che altro orientati ad una proficua gestione di questioni economiche (diritti televisivi e simili) che ad altro. Ma anche se così non fosse, tocca tristemente ricordare che Abete recentemente ha riconfermato Palazzi alla procura federale, e in Lega è stato riconfermato Beretta.

L'elenco delle stranezze della gestione Agnelli potrebbe continuare ancora, ma mi fermo qui per stanchezza.
Ora, prendendo in considerazione tutto ciò che si è visto in questi tre anni, tralasciando tutte le opinioni di coloro che ritengono che Agnelli sia in malafede e stia prendendo in giro i tifosi, e partendo invece dal presupposto che il suo operato sia il frutto di precise strategie nate e portate avanti in perfetta buonafede, mi limito a dire senza mezzi termini che si tratta di un pasticcio di dimensioni colossali. Se le strategie per ottenere giustizia e cambiare il sistema sono queste, la Juve non riavrà mai più indietro gli scudetti, e difficilmente riuscirà a cambiare il sistema. E comunque non in tempi brevi. Ci vorrebbero decenni. La diplomazia a volte è comprensibile, ma serve solo quando ci si può seriamente accordare attraverso lo scambio di reciproci sacrifici, dove ognuna delle parti contrapposte quindi rinuncia a qualcosa a favore dell'altra, e quando ognuno dal proprio sacrificio ottiene come contropartita un vantaggio reale. E non è questo il nostro caso, le vicende relative a certi personaggi parlano per loro.
Dunque la guerra tra la Juventus e il sistema calcio sembra più una specie di dialogo, più che altro un confronto tra amici. Un dialogo a volte serrato, fatto di qualche schiaffo e qualche pacca sulla spalla, un dialogo fatto da qualche gestaccio e da qualche sorriso distensivo. La guerra vera, però, si fa in altro modo, soprattutto quando chi ha subito un danno enorme è un gruppo industriale/editoriale/finanziario ecc come quello di Torino, con grandissimi interessi sparsi in qualunque settore. Sembra che a Torino però, prima di tutelare la Juventus, si cerchi sempre di salvaguardare innanzitutto interessi superiori del gruppo. Determinati argomenti sono tabù.
Per quello che mi riguarda (lo scrissi quasi fin dall'inizio del viaggio di Andrea in sella alla zebra, e definitivamente anche a metà marzo circa del 2011), questo modo di operare non è sufficiente ad ottenere giustizia, e nemmeno un calcio migliore. A quasi due anni di distanza da quelle mie considerazioni, noto con dolore che avevo ragione e che infatti non è cambiato niente.
E, mi spiace molto dirlo, ho anche la netta impressione che comunque, viste le sentenze emesse finora, sia già troppo tardi per riuscire a girare la frittata. Le speranze sono ridotte davvero al lumicino.
Ancora un paio di cose.
La prima: io, se fossi al posto di Andrea Agnelli, mi sarei già dimesso da molto tempo.
Anche perché le sue responsabilità sono tante, visto che il sedersi lì non gli è stato ordinato dal medico. Il tempo passa, il calcio giocato continua, le prescrizioni su molte possibili rivalse sono probabili, si accatastano le sentenze sfavorevoli e la situazione complessiva è sempre più ingarbugliata. E non vorrei che un bel giorno fosse proprio Agnelli a dover informare i tifosi che su Calciopoli non è più possibile fare nulla. Sarebbe come buttare una bomba in una cristalleria dove è già passato un elefante imbizzarrito. Preferirei che questo lavoro indecoroso lo facesse qualcuno che stimo di meno e per cui non provo nessun affetto istintivo e nessuna simpatia.
La seconda: è chiaro da tempo che sia Exor sia Andrea Agnelli non sono quello che ci serve per ottenere giustizia. Da quello che si è visto fino ad oggi, con questi qua, e con questo assetto, è già tanto se non ci tolgono altri scudetti.

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