gazzettaE' insolito, e crediamo anche imbarazzante, per un giornale riportare una notizia sottolineando che un concorrente l'ha già anticipata il giorno prima. Se poi si tratta di quotidiani sportivi e l'argomento è caldo come può essere attualmente quello delle strane modalità dell'indagine di Calciopoli, c'è da ipotizzare che l'imbarazzo possa essere stato davvero grande. Eppure è proprio quello che è successo in questi giorni: la Gazzetta del 28 luglio titola in prima pagina "Le telefonate dell'Inter segnalate nei brogliacci" e rimanda a pagina 20 dove il duo Galdi & Piccioni tratta sì il tema assai caldo delle telefonate di Facchetti da codice rosso misteriosamente nascoste ai pubblici ministeri, ma è come costretto a scrivere che " il rebus si è arricchito di una nuova puntata grazie all'anticipazione pubblicata ieri da Tuttosport." Un grande spunto d'attualità, un tema da leccarsi i baffi (anticipato anche da Ju29ro.com) clamorosamente bucato dal più importante quotidiano sportivo!

La storia di Calciopoli si arricchisce così di una specie di contrappasso. La Gazzetta, infatti, è stata protagonista assoluta del processo in piazza dell'estate 2006, è poi entrata di prepotenza nel processo di Napoli nella veste di testimone più che privilegiato ed era il giornale preferito dall'accusa per dare corpo alle sue ipotesi accusatorie, mentre Tuttosport era ritenuto di parte. Adesso che in tanti chiedono ad Auricchio di dar conto di come ha condotto le indagini il giornale milanese sembra in difficoltà e Tuttosport ha preso il posto di protagonista nell'informare su Calciopoli e tutte le sue pieghe.

E non è solo contrappasso. La doppia richiesta di spiegazioni avanzata con tono duro da Della Valle, prima nei confronti di Auricchio e poi di Moratti, deve aver provocato a Milano più di una crisi di nervi. S'è letto di Moratti che rinnegava la Gazzetta, ma è facile immaginare i mal di pancia di gran parte della redazione, visto che alla RCS, come è stato autorevolmente detto da un suo dirigente, si nasce interisti. In ogni caso va notato che il direttore Monti, molto correttamente, già nell'editoriale del 14 luglio vedeva nel primo comunicato della Fiorentina il pericolo di onde in arrivo capaci, a nostro avviso, di fare molti danni.

Che lo scenario di Calciopoli sia in movimento sono in tanti a pensarlo: potrebbero essere prossime denunce penali sulla conduzione dell'indagine e si ipotizza di un pentito. Senza anticipare i tempi, e comunque garantendo ai nostri lettori che continueremo a stare sempre sulla notizia e magari anche noi, oltre a Tuttosport, provocheremo altri imbarazzi alla Gazzetta, può essere istruttivo riflettere proprio sul giornale sportivo di Milano e sul perché di tali imbarazzi.

Fatto è che nel Consiglio di Amministrazione della Rcs Quotidiani siedono Della Valle, Tronchetti Provera e Montezemolo; in quello della controllante Rcs Media Group, inoltre, c'è John Elkann; per completare il quadro va ricordato poi che la controllata RCS Sport vende in giro per il mondo il marchio dell'Inter monetizzando scudetti veri e a tavolino. La riflessione è allora presto fatta: i redattori della Gazzetta devono, detto senza malizia ma solo in riferimento al normale rapporto giornale-editore, "rispondere" a protagonisti di primissimo piano di Calciopoli, che in questo momento hanno, sportivamente parlando, interessi diversi e in forte conflitto tra loro.

Se la riflessione è corretta, l'imbarazzo della Gazzetta è destinato a durare a lungo anche perché Auricchio e Moratti, chiamati in causa pesantemente da Della Valle, risposte non ne hanno date. Potrebbe quindi perdurare questa fase nuova di Calciopoli, con la sensazione che stia per accadere qualcosa di importante ma che, se questo avverrà, sarà fuori dal Palazzo di Vetro tanto caro a Ruggiero Palombo e alla Gazzetta.

E così, non a caso, sabato 30 luglio mentre su Tuttosport ("Cellino, testimone con i baffi" ) e su Juventinovero.com ("Meani-De Santis, una telefonata con i baffi ma non per Auricchio") Guido Vaciago e la nostra redazione commentano due tra le tante intercettazioni ascoltate, valutate nella loro gravità ma non passate ai pubblici ministeri, nella sua rubrica sulla Gazzetta Palombo, testimone dal Palazzo di Vetro, parla della legge sugli stadi (??) che non va avanti da quattordici mesi.

Da un lato la voglia di far riflettere su quello che può essere successo cinque anni fa rispondendo così alla curiosità dei propri lettori; dall'altro le difficoltà e l'imbarazzo a trovare risposte che vadano bene ai propri editori su un tema d'attualità, perentoriamente sollecitato da uno di loro, e la scelta conseguente di parlare d'altro.