orrori stampaSe ad uno juventino vero la notizia della radiazione di Moggi è sembrata alquanto scontata, i giornalisti sportivi italiani non si sono fatti sfuggire l'ennesima occasione per pendere dalle labbra della "sentenza", dimenticandosi che c'è un processo penale in corso che sta raccontando tutta un'altra storia. In più, i più "bravi" non hanno lesinato le solite opinioni antijuventine, in barba ancora una volta alla deontologia professionale e senza uno straccio di prova a supporto. In questa puntata di "Orrori di stampa" analizzeremo gli interventi di Mario Sconcerti sul Corriere della Sera, di Roberto Renga sul Messaggero, un'intervista ad Antonio Padellaro sul Romanista, un obbrobrioso articolo del solito Paolo Ziliani sul suo blog a proposito dell'arringa dell'avvocato della Juventus Giuseppe Vitiello al processo di Napoli e le dichiarazioni del presidente di Rcs Biondi a proposito di quello che Rcs "vuole fortemente"...


Corriere della Sera, 16 giugno 2011 - "Decisione giusta ma i tempi sono assurdi" - Questioni di lana caprina quelle che si pone Mario Sconcerti. Tra i commenti alla radiazione di Moggi, Giraudo e Mazzini non poteva sicuramente mancare quello dell’illustre opinionista del Corriere, che fornisce un parere sicuramente non banale eppur discutibile. Partiamo dalla parte assolutamente condivisibile: aspettare cinque anni per pronunciarsi sulla proposta di radiazione è un’assurdità, ed è evidente che nessuno volesse prendersi in mano la patata bollente. Allora bisognerebbe chiedersi da cosa derivi tutto questo imbarazzo, da cosa nasca il valzer dello scaricabarile avviato da Abete.
Secondo Sconcerti : “Si può rispondere che la giustizia sportiva ha dovuto riscrivere se stessa due volte negli ultimi cinque anni, ed è vero. Che non ha avuto letteralmente il tempo per confrontarsi con i suoi aspetti più deboli. Può darsi. Ma che giustizia è quella che mette sulle spalle degli imputati i propri ritardi? Questo è il paradosso”.
Perfettamente d’accordo a metà. Perché se è vero da un lato che la tempistica della FIGC è sicuramente tardiva, dall’altro però questa può essere considerata una questione abbastanza marginale. Più che altro a far discutere è il fatto che il processo che ha portato alla radiazione sia basato sulle cosiddette “sentenze rese” del 2006.
Ma su quelle sentenze invece Sconcerti sembra avere le idee assolutamente chiare: “La radiazione è una conseguenza corretta di quel viaggio giuridico. Aggiungo che per me quelle furono e restano sentenze giuste. Per quello che è il diritto del calcio, cioè un giudizio condannato dalla fretta a essere sommario, gli imputati non potevano avere fine diversa. Avevano infranto qualunque codice sportivo e costruito il più grande scandalo della storia del calcio”.
E il problema è proprio che la radiazione è la conseguenza di quel viaggio giuridico, un viaggio giuridico vecchio di cinque anni, fondato su atti di parte e che presenta un quadro completamente diverso da quello che è emerso poi dal dibattimento del processo di Napoli. E francamente lascia basiti come un giornalista, dopo cinque anni, riesca ancora a giustificare il processo sportivo, la sua “fretta”, chiamiamola così, e di conseguenza un provvedimento che si basa su uno scenario ampiamente superato dai tempi e dai fatti, tra un Paparesta prigioniero, un sorteggio truccato e un Di Michele squalificato.
“Questo è il paradosso”.



Il Messaggero, 16 Giugno 2011 - "Quando il calcio s'inchinava a Big Luciano" - Per una volta iniziamo dalla parte buona. Roberto Renga, storico accusatore della Juventus, dei suoi dirigenti e delle "ruberie" ad essi collegati è uno dei pochi che, commentando la radiazione dice: "Una cosa però è sicura: altri colpevoli ballano e folleggiano come se niente fosse successo o addirittura hanno tratto vantaggi dagli sviluppi di Calciopoli". Un intervento tutto sommato apprezzabile, ragionando per un attimo con la testa di un colpevolista, considerando che tante altre testate hanno prevedibilmente adottato la tesi Narduccian-Palazziana: il processo di Napoli non è mai esistito. Ma il prode Renga, già dal capoverso successivo, smette di stupirci: "Che l’abbiano fatta grossa è cosa risaputa". E pure in grassetto. E quali sarebbero queste cose risapute? In ordine di apparizione: essere amici del Milan, gli inchini e baciamano fatti negli anni a Lucianone, gli intramontabili "must" farsopolari dei contatti col mondo arbitrale (designatori, please, leciti e tutt'altro che esclusivi...) e delle tessere telefoniche (la cui attribuzione neanche Di Laroni è riuscito a provare in dibattimento), favori fatti e richiesti (cui prodest?). E questo giustificherebbe una squalifica di cinque anni più una radiazione in omaggio? Ma, siccome Renga non sa dire le bugie, eccole le cose risapute: "La Juve, con Giraudo e Moggi, ha vinto e si è arricchita". Sicuramente ha vinto tanto, è vero anche che portava qualche misero dividendo, ma senza ombra di dubbio non ha mai dovuto far ricorso a pratiche come il doping amministrativo o la falsificazione di passaporti per vincere (e non). Però la sua unica colpa era proprio quella: vincere. E quanto ci hanno rosicato a Roma... Ritenti, sarà più fortunato, caro Renga. Ma la prossima volta ci porti illeciti, non pugnette.


Il Romanista (intervista ad Antonio Padellaro), 17 Giugno 2011 - "Più forti di tutti, anche di Moggi" - Se non mi facesse ridere, forse riuscirebbe anche ad emozionarmi. Infatti è davvero apprezzabile il pathos e il sentimento di cui sono impregnate queste parole che potrebbero quasi simbolicamente rappresentare l'essere tifoso dell'AS "Parte Lesa". Si intravede in lontananza la catarsi aristotelica. Ma mi sa che il direttore del "Fatto Quotidiano" ha sbagliato qualcosina. Se una "cappa" c'era, era sicuramente sulla testa e sulla regolarità di quei campionati di inizio 2000. E il "corto circuito del dramma non calcolabile e improvviso, dell’ingiustizia" era rappresentato da bilanci ballerini aggiustati alla buona, da plusvalenze e vendite di marchio fittizie, per non parlare di faccendieri ungheresi e passaporti falsi, con una spolveratina di cambi in corsa sui regolamenti per il tesseramento di extracomunitari. Del resto ce lo ricorda anche Carraro ("impiegato" di Cesare Geronzi, ovvero il possessore dal 2004 del 49% di Italpetroli) in occasione di Roma-Juventus del 2004-05 quanto fosse gradito in federazione fischiare a favore dei bianconeri (dimenticandosi degli episodi contro però). Ma la cosa che più sorprende è come ai tifosi della "Maggica" venga un esaurimento nervoso ogni volta che si giocano un campionato con la Juventus. Ma questo, caro direttore, più che a cupole moggiane, è dovuto alla cronica abitudine a non vincere niente. Ma non ne faccia un "dramma", è comune a quasi tutte le tifoserie italiane, siete in buona compagnia. Piuttosto, visto che Lei è un grande giornalista ma non mi sembra conosca molto il processo di Napoli, Le converrebbe fare una cosa. In redazione, al "Fatto Quotidiano", dovrebbe avere un "monumento vivente alla libertà d'informazione" che conosce a menadito qualsiasi carta di qualsiasi processo. Perché non prova a chiedere a lui? Come dice? Non conosce il processo di Napoli? Che strano...



21.06.2011 – paoloziliani.it – "E alla fine la Juventus pugnalò Lucianone" - Nel giochino di prendere uno spezzone dell’arringa dell’avvocato Vitiello per poi sostenere ciò che fa più comodo, Paolo Ziliani stavolta ha fatto cilecca. L’intento era probabilmente quello di raccontare le 33 coltellate con cui la Juve alle Idi di giugno colpisce alle spalle il proprio ex direttore generale: “Tu quoque Juve, fili mi”! Le cose non sono andate esattamente così…
Prima di parlare di pugnali e di Zaccone, partiamo dal virgolettato, quello che dovrebbe il piatto forte, ma che invece si rivela l’anello debole. In particolare facciamo attenzione a questa frase: “Moggi non aveva poteri di rappresentanza della società pur essendo direttore generale e quindi non poteva agire quale rappresentante; quindi eventuali danni non possono essere imputati alla Juventus proprio per la carenza del rapporto organico”.
Ora bisogna andare un attimo su Radio Radicale che come sempre mette a disposizione l’audio integrale dell’udienza e arrivare al minuto 33:30 circa. E come potete notare nella frase sopra riportata manca qualcosa, quando si parla di danni: “ribadiamo totalmente eventuali come gli illeciti”. Il solito trucco (a cui i media ci hanno abituato da lungo tempo) di omettere una parte del discorso per stravolgerne il significato.
Non solo, le differenze tra Zaccone e Vitiello vanno ben oltre, e sono le differenze che vanno dal parlare di “4 illeciti” e di “carte da serie C” al presentare osservazioni nel merito sulle contestazioni e all’analizzare caso per caso l’infondatezza delle richieste di risarcimento delle parti civili. Peccato che Ziliani si sia perso tutto ciò. Peccato che delle varie “pugnalate” rivolte alle parti civili, ai PM, ad Auricchio, etc…, lui colga solo la mezza coltellata che colpisce di striscio Luciano Moggi.
Dov’è che Vitiello “ben lungi dallo sbandierare l'innocenza dei comportamenti societari ha praticamente detto: ‘Non dovete prendervela con la Juventus, prendetevela con Moggi’” oppure “la Juventus non ribatte dicendo: ‘Non vi devo nulla perché non ho fatto nulla di male’, ma risponde: ‘È stato Moggi. Chiedete i danni a lui’”?
Quando Vitiello smonta la teoria del sorteggio truccato, quando intercettazioni e risultati alla mano contesta gli illeciti partita per partita, non sostiene forse l’innocenza della società, non dice “non abbiamo fatto nulla di male”?
“Domanda da un milione di dollari”: come mai Ziliani di un intervento lungo due ore e mezza riprende, con delle omissioni tra l’altro, solo due o tre minuti? La risposta la si trova nel suo stesso sito: basta guardare quanti degli articoli pubblicati su questo sito sono sulla (o per meglio dire contro la) Juventus.
Una conclusione a parte però merita il vergognoso pezzo finale: “A questo punto la domanda è: se siamo arrivati a questo punto, e cioè a un punto talmente basso – moralmente parlando - da far scattare persino in noi una sorta di solidarietà nei confronti di Luciano Moggi, che bisogno c'era, in questi cinque anni, di piagnucolare, strepitare e stracciarsi le vesti per la Grande Ingiustizia di Calciopoli come hanno fatto tutti alla Real Casa, da Blanc a John Elkann ad Andrea Agnelli, con una pervicacia e una cocciutaggine degne di miglior causa? Che bisogno c'era di protestare per i due scudetti cancellati e per la crudeltà del Palazzo?”
Un cocktail di insulti gratuiti misti a ossessione (quella non manca mai) con un pizzico di sarcasmo buttato un po' lì. A questo punto la domanda è: ma - moralmente parlando - a che punto siamo arrivati, per dover leggere i pezzi di Ziliani?



Dichiarazione di Flavio Biondi, presidente di Rcs Sport, 18 Giugno 2011- "In RCS nasciamo interisti..." - Devo dire proprio che non si era capito. Ma proprio come voi avete voluto "fortemente l'Inter", noi, altrettanto fortemente, vorremmo una stampa (non solo sportiva) che faccia correttamente il suo lavoro, rispettando i diritti costituzionali delle persone, in special modo la presunzione d'innocenza, senza creare scandali montati ad arte plasmando dei mostri "da dare in pasta al popolino". Calpestando la Storia e l'onore della più titolata società calcistica in Italia. Per il resto, caro Biondi Le consiglio questo. Hai visto mai che al "giornale sportivo più letto d'Italia" (i "Calippi" e i "Cuccioloni" non si perdono un editoriale...) ne abbiano bisogno.