MoggiClicca per vedere il video de “Le invasioni barbariche” - Intervista a Luciano Moggi

Venerdì 2 novembre la trasmissione “Le invasioni barbariche”, condotta da Daria Bignardi ha ospitato Luciano Moggi. La trasmissione ha suscitato polemiche per alcune sue parti e per uno scambio tra la conduttrice e Moggi. Sul web i tifosi juventini si sono divisi: c’era chi sosteneva che Moggi non dovesse accettare l’invito proprio su La 7, perché andava in casa del nemico (proprietaria è la Telecom), mentre la maggior parte sosteneva che aveva fatto bene ad accettare e utilizzare quegli spazi che, lo scorso anno, non aveva avuto per difendersi in un normale contraddittorio.
Ho inserito il link al video della trasmissione perché ognuno possa farsi la propria idea.

Cosa ha detto di nuovo Moggi? Beh, diverse cose che potrete sentire. Inoltre vi riportiamo alcuni passi di quanto scritto il giorno dopo sul sito www.datasport.it:
“Ennesima intervista scoppiettante di Luciano Moggi, questa volta `in casa` del nemico, a La7. La televisione di proprietà della Telecom, trasmette il programma `Le invasioni barbariche` condotto da Daria Bignardi, che ha ospitato l`ex dirigente della Juventus. La conduttrice partendo dalle pagine del libro scritto da Moggi, `Un calcio nel cuore`, ha chiesto al suo ospite come si è sentito in quel famoso momento di pi ù di un anno fa.
Alla domanda sulla furbizia, Moggi risponde: “Furbizia è qualcosa che nel calcio deve esistere. Gestendo una squadra ad alto livelli bisogna sempre guardarsi le spalle. Ci sono interessi notevoli. Io ho sempre ho vinto con la squadra più forte. In Italia-Francia a Berlino c’era nove giocatori comprati da me”.
Allora è bravura?
”Bravura? Non so se è bravura, ma non chiedere soldi all’azionista di riferimento e vincere sempre forse lo è”
Daria Bignardi parla di luoghi comuni: cupola del calcio, padrone del calcio: “La cupola è ridotta a due persone: Giraudo e Moggi e che cupola è?” risponde Moggi. ”Lo sport è un industria che diventa sempre migliore quando la squadra vince. Il calcio non è sporco, è un business e i manager si industriano perchè ci sia attività che sviluppi il prodotto. Bisogna essere abili nel gestire e scappare dalle intercettazioni. L`Inter non vinceva, è bastato comprare Ibrahimovic che fa squadra da solo e ora vince. Ibrahimovic ce l’avevo io e se c’ero ancora non l’avrei ceduto all`Inter”
Perché ce l’hanno tutti con lei?
“Probabilmente ho fatto bene, probabilmente ho vinto troppo. Non sono un angelo, ma ci sono altri diavoli, più diavoli di me. Ci sono gli spioni illegali, i pedinatori che adesso dicono che gli arbitri arbitri sbagliano in buona fede. Due parole che non c’entrano niente in questo periodo dove gli arbitri hanno sbagliato più di sempre” . A questo punto la Bignardi insiste, chiedendo di dire apertamente i nomi degli `spioni`: ”Telecom e Moratti per difendere l’Inter - risponde secco Moggi – Nelle mie telefonate mi trovi delle telefonate ad arbitri? Parlavo col designatore ma non era vietato e chi ci parlava più di me, era proprio l`Inter”.
La conduttrice accusa Moggi di usare dei modi `da padrino` e Moggi risponde: “A difendersi si diventa arrogante” (datasport.it).

Ma quest’ultima parte, con le accuse sui modi da padrino, è figlia di una domanda della Bignardi su come facesse Moggi a fare 400 telefonate al giorno: “Stava sempre al telefonino, come faceva a fare la pipì?” (guardate il filmato). Da quel momento è nato uno stucchevole scambio.

La mattina dopo, come faccio ogni mattina perché ne vale davvero la pena, sul blog dell’amico Trillo (www.venti9.it) leggo questo perfetto concentrato di critica ed ironia:

Me lo regge per favore?

La telegiornalista chic (foto), dopo essersi formata con il Grande Fratello di Salvo, Rocco e Taricone, ha imparato a volare.
Intervistando Luciano Moggi, ha inanellato domande profonde e illuminanti, vista la dubbia provenienza morale dell'intervistato.
La vetta di questa montagna della cultura col sorriso fisso (e finto), si è materializzata quando con l'aria finto-stupita ha domandato: " Moggi... Quattrocento telefonate al giorno! Ma come faceva a fare la pipì?"
Il direttore, che per età potrebbe essere mio padre e di sicuro non possiede le battute dell'Avvocato Agnelli, ha risposto come qualsiasi uomo della sua generazione avrebbe probabilmente risposto.
Da quella risposta, la telegiornalista ha avuto le conferme che si aspettava, lei che non ha preconcetti non avendolo mai incontrato, sulla personalità del Direttore: "Lei, in effetti, ha proprio degli atteggiamenti da Padrino".
E giù a battibeccare per dieci minuti di fila, con lo spettatore indeciso se spegnere la TV o chiamare un'ambulanza con lo psicologo a bordo.
Quando però il Direttore ha tirato in ballo intercettatori illegali e spioni, la telegiornalista ha finto (essendo finta) di cascare dalle nuvole, come se non sapesse a chi e cosa Moggi si riferisse.
Vede, signora Bignardi, non c'entra quasi nulla il pallone. Ciò di cui Moggi parlava, riguarda un'inchiesta della procura di Milano sulle centinaia di migliaia di intercettazioni telefoniche illegali, fatte dalla Telecom per anni e anni a danno di politici, militari, finanzieri, industriali, giornalisti, ecc. ecc. Anche ad arbitri e calciatori, certo, ma questo è il meno - pensi un po' - di fronte alla fogna che le ho appena descritto. Lei che è telegiornalista in una rete di proprietà della Telecom, non ne sapeva nulla?

Si informi, legga, si documenti. Pensi che fortuna, essere donna: potrà farlo anche da seduta, mentre fa la pipì.
Trillo

Ieri sul “fatto" si è espresso anche Vittorio Feltri sulle pagine di Libero:

La Bignardi e la pipì di Moggi

Al venerdì sera su “La 7” va in onda un programma che a oltre il 97 per cento dei telespettatori non piace; lo si desume dai dati di ascolto. Il titolo è “Le invasioni barbariche” e non ha niente da spartire con gli argomenti trattati, quelli di un qualsiasi contenitore pseudogiornalistico. La conduttrice è Daria Bignardi, signora di bell’aspetto che ebbe qualche notorietà dirigendo le operazioni del Grande Fratello, Canale 5, cioè Berlusconi. Raramente mi è capitato di seguirla, non perché mi sia antipatica, per carità; semplicemente dimentico spesso che esista.
Oggi ne accenno volentieri per un motivo: durante l’ultima puntata era suo ospite Luciano Moggi, collaboratore di Libero, del quale mi incuriosisce ogni dichiarazione, trattandosi tra l’altro di personaggio coinvolto nello scandalo denominato Calciopoli.
Daria Bignardi e Moggi erano seduti a un tavolo, l’una di fronte all’altro, posizionamento classico per una intervista in cui la giornalista ponga delle domande e l’invitato risponda. Usa così, credo. Ma le cose sono andate diversamente. Nel senso che la brava professionista, che sta al pallone come io sto alla matematica quantistica, pur sforzandosi di mascherare la propria incompetenza, ha voluto a ogni costo incastrare l’interlocutore, quantomeno tentare di esporlo a una brutta figura. Risultato, si è incastrata lei rimediando una topica dopo l’altra.
Penso che Daria si rendesse conto di non essere all’altezza, tuttavia, anziché rassegnarsi a dire delle semplici banalità e ovvietà, lanciava dei quesiti che tradivano una supponenza pari soltanto all’impertinenza. Non solo, ma una volta espressi gli interrogativi, invece di attendere le risposte che Moggi, pazientemente, si accingeva a fornire, Daria, in totale confusione di mente, sovrastava con la propria voce quella dell’ex juventino (esterrefatto da tanta maleducazione) allo scopo di contestarlo prima ancora che avesse avuto l’opportunità di spiegarsi.
Ne sortiva un effetto surreale. Chi, come me, a casa cercava di ascoltare era stordito da un chiacchiericcio incomprensibile.
I giornalisti, fin dall’asilo, imparano che le domande, in un’intervista, servono per avere un responso, un’opinione, un dato. Regola elementare di cui la Bignardi venerdì s’è scordata ricoprendo così due ruoli in commedia: quello dell’inquisitore e quello dell’imputato. In sostanza ha parlato solo lei. Poco male, se almeno avessimo capito alcune frasi.
Oddio, nel caos un concetto si è afferrato. La signora ha manifestato stupore per le quattrocento telefonate che Moggi ai bei tempi faceva in un giorno. Spalancando gli occhioni, Daria ha osservato: con tutte le conversazioni nelle quali era impegnato, come si ingegnava a fare pipì? Davanti al quesito, Moggi ha scherzato: questo glielo dico dopo. E la Bignardi si è infuriata, forse interpretando la battuta quale sintomo di un riprovevole gallismo. Non le è venuto il dubbio che a un quiz di tale cretineria non ci fosse altra replica.
Se però alla cara Daria preme davvero di comprendere come sia possibile maneggiare il cellulare mentre si minge, vado ora in suo soccorso: con la sinistra si regge un apparecchio e con la destra si regge il pipino. Comunque ciò che sorprende non è che Moggi fosse in grado di svolgere entrambi gli esercizi contemporaneamente, bensì che la conduttrice per appurarlo si sia spinta fino a invitare Luciano in studio. Non era necessario. Bastava uno squillo.
Bisogna però riconoscere alla Bignardi che, dopo l’intervista disastrosa sul pistolino del tecnico calcistico, si è immediatamente ripresa.
È arrivata Lilli Gruber (che a differenza di Luciano non è in disgrazia) e Daria con la dignità che la distingue, si è gettata ai suoi piedi siccome zerbino, mai interrompendone la favella progressista.
Vittorio Feltri