Juve-Inter ’90: quando Maifredi rifilò un poker al Trap.

Era il 28 ottobre quando Juve e Inter si affrontarono in una sfida valida per la settima giornata della stagione 1990-91. Le due squadre (si era nell’epoca del campionato a due punti) erano separate da un solo punto in classifica, con i nerazzurri secondi a 9 punti in coabitazione con la Samp e i bianconeri terzi a 8 punti: in vetta c’era il Milan di Sacchi con 10 punti.
Un ruolino non del tutto negativo per Maifredi, se si pensa all’esiguo distacco dalla vetta con la possibilità di giocare ancora 28 partite, ma le aspettative riposte sul tecnico bresciano erano state così alte da far storcere il naso a parecchi tifosi: in occasione del precedente match casalingo terminato 0-0 con la Lazio allenata da  Zoff,  gran parte dello stadio aveva intonato cori pro Zoff e contro Maifredi (dal classico “te ne vai o no” ai “torna a Bologna” e “Dino Dino”).
Proprio da Zoff, nell’estate del 1990, Gigi Maifredi (tanto voluto dall’allora vice-Presidente Montezemolo) aveva ereditato una squadra più che buona, vincitrice di una coppa Italia e di una coppa Uefa  con elementi del calibro di Schillaci e Casiraghi, cui vennero aggiunti Roberto Baggio, Julio Cesar, Thomas Hässler, Paolo di Canio più Luppi e De Marchi, i due pupilli che lo stesso Maifredi si era portato da Bologna. Una campagna acquisti faraonica, condotta per assecondare le richieste di un tecnico noto per il suo calcio “champagne”, ovvero per la sua filosofia calcistica estremamente offensiva, tesa a segnare un gol in più dell’avversario, garanzia di divertimento (soprattutto per i non tifosi delle sue squadre) visto che teneva sempre la sua squadra altissima, concedendo e producendo occasioni da gol a valanga.  A contribuire a questo termine  ci sarebbe anche un passato in un’azienda produttrice di champagne, aneddoto da non trascurare perché nella bottiglia calcistica di Maifredi di champagne se n’è visto davvero poco.
Dall’altra parte c’era invece il Trap, antitesi dell’idea calcistica di Maifredi, con una squadra costruita a sua immagine e somiglianza, vista anche la presenza di tre tedeschi (Matthäus, Brehme e Klinsmann) la cui tradizione calcistica è sempre stata avversa alla forma e ai fronzoli ed ha badato invece molto di più alla sostanza e alla concretezza, anche se in quel primo scorcio di campionato i nerazzurri avevano giàincassato ben 7 gol in 6 partite.
Al fischio d’inizio la Juve partì subito fortissimo, anche per scacciare la maledizione del “Delle Alpi”:  nelle prime tre gare di campionato giocate nel nuovo impianto i nostri ancora non vi avevano vinto. Al primo minuto Schillaci venne agganciato in area da Ferri: inevitabile il rigore che venne poi trasformato da Baggio. Al 14’ poi il raddoppio di Casiraghi, di testa, sugli sviluppi di un calcio d’angolo. L’Inter appariva tramortita e consapevole che la parte restante del pomeriggio torinese sarebbe stata amarissima: la Juve riusciva a rimanere corta, a chiudersi bene grazie ad una difesa impostata in maniera eccelsa da Julio Cesar, aiutato dal lavoro oscuro di Fortunato e Marocchi, e a ripartire in maniera velocissima grazie alla fantasia e alla classe di Hässler e Baggio, entrambi in autentica giornata di grazia. Solo grazie ad un piazzato di Matthäus, su tocco corto di Baresi al 33’, l’Inter riuscì a tornare in partita. I nostri persero il pallino del centrocampo, allungandosi oltremodo, permettendo così agli ospiti di andare due volte vicini al pareggio: prima Klinsmann calciò malissimo, poi Brehme trovò una grande opposizione di Tacconi.
Il secondo tempo ricominciò subito a forti tinte bianconere, e Schillaci al 57’ concluse a rete una bellissima azione: apertura di Baggio per Hässler sulla sinistra, passaggio per De Agostini il cui cross venne respinto alla meglio. Sulla palla rotolante si avventò ancora Baggio il cui sinistro si stampò sul palio ma sulla ribattuta Schillaci, rischiando di cadere per lo slancio, la mise dentro. Al 65’ il quarto gol fu opera di De Agostini, bravo a girare in rete un cross di Baggio al termine di un’ubriacante azione sulla sinistra, mentre il gol del definitivo 4-2 venne realizzato da Klinsmann, con una conclusione dal limite dell’area.