La lezione genovese

E' stata una partita simile a molte altre, giocata e condotta nel modo consueto, ma con un diverso risultato finale. Non è successo nulla di grave, per carità. Genoa-Juventus dello scorso campionato (nel girone di ritorno) fu giocata dalla Juve assai peggio, e si risolse favorevolmente (dopo un rigore parato da Buffon) solo al 90', grazie ad un'invenzione di Pirlo su punizione.
Stavolta la Juventus ha giocato meglio, ha sprecato molto, e al 94' è poi stata punita da un goal -regolare- di Antonini, grazie ad un errore collettivo dei nostri difensori. Precisiamo che il goal era regolare, perché non ci piace chi dà la colpa di eventuali insuccessi a fattori esterni. E poi, perché un giocatore che si trova dietro la linea della palla che gli viene passata non potrebbe essere in offside nemmeno se si trattasse di un avversario della Roma.
L'arbitraggio comunque non ci è piaciuto. E non c'entrano eventuali rigori non concessi (peraltro, al limite dell'inesistente). C'entra piuttosto una gestione dei cartellini che è apparsa monodirezionale. Alcuni fallacci cattivi, fin dai primi minuti, contro Vidal e contro Tevez sono stati lasciati passare dall'arbitro come se nulla fosse successo, salvo poi estrarre cartellini gialli in serie (spesso incomprensibili) verso i giocatori juventini. Permettendo nel contempo ai genoani trattenute, giocate pericolose e wrestling in ogni zona del campo. Ma non è stato determinante ai fini della sconfitta.
Il gioco c'è stato. I numeri dicono che il possesso palla è stato (come spesso accade) a nostro favore, ci sono state svariate occasioni, perfino alcuni legni colpiti. Una quindicina di tiri in porta per noi, 5 o 6 dei quali nello specchio, contro 4 o 5 tiri (2 dei quali nello specchio) per gli avversari. Ma abbiamo perso, può succedere. Una partita che, in funzione di come si è svolta, si sarebbe potuta (e dovuta) concludere 0-3 è invece terminata 1-0, tutto qui.
La classifica dopo 9 giornate dice: Juve e Roma 22, le altre non pervenute. Un anno fa, dopo 9 giornate, la classifica diceva: Roma 27, Juve e Napoli 22. Sette vittorie, un pareggio e una sconfitta, proprio come un anno fa. Nulla di cui preoccuparsi, almeno stando ai numeri. In campo invece, in queste 9 partite (non solo ieri) abbiamo visto alcune cose che non ci sono piaciute.
Le assenze contemporanee di Barzagli e Caceres hanno costretto il mancino Ogbonna a diventare centrale destro, salvo poi (come accade ultimamente) riposizionarsi al centro, con Bonucci a destra: non ci è sembrata una grande idea. Continuiamo a schierarci a 3 (più due) dietro, quando forse proprio le assenze potrebbero suggerire di cercare e provare delle soluzioni alternative.
In mezzo al campo, dei nostri 4 fenomeni storici, il solo Marchisio appare in uno stato di forma accettabile, risultando quasi sempre il migliore in campo. Gli altri tre (Vidal, Pogba, Pirlo) sono spesso poco utili, poco incisivi, poco produttivi, e appaiono comunque al momento lontani parenti di ciò che erano in precedenza. Teniamo palla molto più a lungo, ma sembriamo poco inclini tanto a concludere quanto a pressare gli avversari in fase di non possesso.
Sulle corsie esterne, pur se volenterosi, Lichtsteiner e Asamoah (spesso alternato con un Evra poco redditizio, fino all'infortunio) si confermano giocatori di quantità, più che di qualità. Pereyra è apparso più a suo agio come ala che come mezzala o trequartista.
Davanti, escludendo Tevez (strepitoso finché ce l'ha fatta), sugli altri è difficile esprimere giudizi. Di certo, nei pochissimi minuti giocati finora, Morata, Giovinco e (in parte) anche Coman sono sembrati finora molto più convincenti rispetto ad un Llorente ormai più centro-boa che punta. Allora, perché non prendere atto delle difficoltà a centrare la porta avversaria, e non utilizzare maggiormente chi è più in forma e più propositivo?
La sensazione è che non si stiano sfruttando appieno le potenzialità della rosa. Forse per non turbare gli equilibri raggiunti nei 3 precedenti anni vittoriosi, Allegri dà l'impressione di avere in mente un altro calcio, ma di non spingere i suoi uomini a praticarlo fino in fondo, se non a tratti. E' ora di prendere in mano il timone davvero, Mister Allegri e di superare finalmente timidezze ed equivoci, anche tattici... La stagione è ancora lì, tutta da giocare: facciamolo al meglio, in Italia e fuori.
Un anno fa, una sconfitta a Firenze fece da spartiacque alla stagione bianconera, segnando di fatto l'inizio della cavalcata dei record. Se la lezione genovese di ieri sera ci ha insegnato qualcosa, c'è un solo modo per dimostrarlo, al di là delle chiacchiere. Inutile precisare quale, siamo la Juve.