In ricordo del Dottore

Oggi ricorre il decennale della scomparsa del Dottore. Infatti, il 27 maggio di dieci anni fa veniva a mancare il dott. Umberto Agnelli.
Ricordarlo degnamente tratteggiandone la ricca e complessa personalità non è facile, soprattutto non è facile riuscirci con poche parole; ci proveremo, consapevoli del fatto che lui non avrebbe gradito una sua celebrazione in termini vanamente pomposi e inutilmente prolissi.
Il Dottore è una di quelle rare persone il cui grandissimo valore viene davvero apprezzato quando purtroppo non ci sono più.
Caratterialmente molto determinato, è sempre fuggito dalla fatua vanità delle autocelebrazioni, distinguendosi invece per la sua straordinaria concretezza e la sua eccezionale capacità di raggiungere risultati eccellenti in tutto ciò in cui si è impegnato.
Ultimogenito di quella che dal dopoguerra è diventata la Famiglia più importante d’Italia, Umberto ha sempre osservato un profondo rispetto nei confronti di suo fratello Gianni, l’Avvocato, riconoscendo in lui l’autorità ed il ruolo guida di un padre che la sorte gli aveva portato via quando lui aveva appena un anno.
Suo nonno, il Senatore Giovanni Agnelli, designò suo fratello Gianni quale successore a rappresentare e a condurre ufficialmente la Famiglia. Umberto, forse anche memore degli insegnamenti della sua governante inglese (“Remember, you are an Agnelli”), non si è però adagiato sull’agiatezza che la sua condizione familiare comunque gli avrebbe consentito, ma si è impegnato con determinazione fin da giovane in imprese che hanno contribuito ad accrescere ed affermare il prestigio della sua Famiglia e dei relativi centri di interesse: si può affermare senza tema di smentita che la Ifil, oggi Exor, sia assolutamente una sua creatura, cui lui si è dedicato con tutta la sua straordinaria capacità e concretezza dopo che, abbastanza artatamente, gli era stata preclusa negli anni ‘90 la guida della FIAT; è sotto gli occhi di tutti che il punto di svolta verso la ripresa della Fiat, dopo la crisi che l’aveva attanagliata dalla fine degli anni ‘80 in poi, si è avuto proprio con il suo accesso alla Presidenza nel momento in cui, dopo la morte dell’Avvocato, quell’accesso che non poté più essergli impedito. E, “piaccia o non piaccia”, due dei cicli più straordinari e più ricchi di successi sportivi della Juventus, della sua amatissima Juventus, ovvero quello del 1954-1961 e quello iniziato nel 1994 e protrattosi oltre la sua morte, portano chiarissima ed indelebile la sua firma, a dispetto dei tentativi patetici (quando non miserabili) messi in atto anche in anni recenti per sminuire la gloria e la grandezza di quelle indimenticabili stagioni attraverso farneticazioni infamanti ed ingiuriose.
Come non celebrare le imprese della Juventus del trio dei campionissimi Boniperti, Sivori e Charles, con l’argentino e il gallese fermamente voluti da Umberto, in quello straordinario percorso che permise alla Juve di fregiarsi della sua prima stella?
E come non riconoscere la straordinaria gestione dei dodici anni dal ‘94 al 2006, che consentirono il raggiungimento di tutti i più prestigiosi traguardi nazionali ed internazionali attraverso il poderoso risanamento finanziario della società bianconera, ereditata in condizioni economicamente dissestate, nell’ambito di un progetto che prevedeva di proiettare la Juve nel ristrettissimo empireo dei club più prestigiosi a livello mondiale?
Come ben sappiamo, purtroppo quel progetto è stato scelleratamente stravolto otto anni fa da una farsa di cui ancora oggi, non solo la Juventus, ma tutto il movimento calcistico italiano soffre le nefaste e rovinose conseguenze.
Volendo ritrarre attraverso una frase la figura del Dott. Umberto, lo si potrebbe definire come lo straordinario Principe che non cercò mai di farsi Re, nel rispetto di quei valori e di quelle tradizioni familiari sempre rispettosamente osservate con la massima riservatezza, talvolta anche a detrimento di giustificatissime ambizioni personali, lontano dalla chiassosità fatua delle rubriche di gossip di riviste e giornali.
Come detto all’inizio, quanto sia stata davvero grande la sua figura lo abbiamo pienamente capito solo dopo la sua scomparsa, ed ogni riferimento a ciò che è stato Calciopoli, a quelle che sono state le sue conseguenze nei termini in cui è stata ridotta la Juventus, è tutt’altro che casuale.
Quattro anni fa il figlio Andrea ha assunto la Presidenza della Juventus, potendo così guadagnarsi l’onore e l’onere di cimentarsi nell’emulazione di uno dei primi grandi successi della vita di suo padre Umberto.
Grati ed infinitamente riconoscenti per lo straordinario contributo che il Dottore ha dato alla storia gloriosa della Juventus, la nostra speranza (e quella di tutti i tifosi juventini) era che Andrea potesse onorare al meglio la memoria del padre, riuscendo in un’impresa se possibile anche più ardua di quella magnificamente realizzata nel 1994.
I risultati di questi anni parlano per lui. I successi sportivi conseguiti, conditi dai numerosi record ottenuti, la realizzazione dello stadio di proprietà, gli investimenti effettuati nell'area della Continassa, le nuove partnership commerciali, il superamento dei fatturati dell'epoca pre-Calciopoli, la rivendicazione dei titoli ottenuti (ed ingiustamente sottratti per via giudiziaria) fino al punto di schierarsi contro le istituzioni del calcio, la Juve che torna ad essere la Juve sul campo e fuori: sono tutti elementi che ci permettono di affermare che l'eredità del Dottore è in buone mani.
La Juventus ha il suo destino nella gloria e nel successo sportivo, Andrea lo sa, lo ha sempre saputo, e sta certamente riuscendo a guadagnarsi nel cuore di tutti i tifosi della Vecchia Signora un posto importante accanto al papà Umberto e allo zio Gianni.
E questa serena consapevolezza sta sicuramente facendo sorridere lassù con orgoglio e soddisfazione papà Umberto.

Riposa in pace, buon Dottore. Il popolo juventino ti ama e non ti dimenticherà mai.