Prandelli, da Cesare a Nerone

Di nome fa Cesare, ma l'atteggiamento di Prandelli è quello di Nerone, figura tramandata all'immaginario popolare come quella di un despota ciecamente autoritario (la distorsione di chi non sa essere autorevole) e incendiario.
Emblematica la vicenda legata a Giorgio Chiellini.
Per non dire naturalmente del codice etico, applicato a discrezione di don Cesare: per carità, assolutamente nulla contro l'etica, tutt'altro; senonché in Italia, e segnatamente nel mondo del calcio, l'etica viene tirata per la giacchetta fino a strapparne le falde quando ci si vuol far belli: perché poi invece, quando applicare l'etica diventa fastidioso e richiede un animo retto, allora il rimedio c'è, è sufficiente mandarla in prescrizione, l'arma di chi non ha l'arma della verità.
 
Ma torniamo a Chiellini: Giorgio si era infortunato il 9 febbraio a Verona, problemi al polpaccio, si era temuto addirittura uno stiramento, poi la diagnosi ufficiale aveva fortunatamente limitato i danni ad un'infiammazione al soleo, un muscolo particolarmente delicato che, sia a destra che a sinistra, a Chiellini ha già dato più di un problema in passato.
E la Juve, per l'utilizzo in azzurro del suo difensore ha già pagato salato: addirittura, portato da Prandelli all'Europeo quando ancora non aveva probabilmente completamente recuperato da un infortunio subìto nella partita di chiusura del campionato contro l'Atalanta, infortunatosi in maglia azzurra nella partita finale del girone contro l'Irlanda, recuperato (?) a tempo di record (10 giorni) per la semifinale, era andato nuovamente KO nella finale contro la Spagna. Preparazione iniziale compromessa e niente Supercoppa a Pechino.
 
E ora? Giorgio era clinicamente guarito, ma non  basta: perché la fase di riatletizzazione non era stata ancora completata; fase delicata per tutti, soprattutto per uno come il difensore bianconero che pratica un gioco basato più sulla fisicità che sul tocco raffinato, un gioco fatto anche di interventi acrobatici e secchi.
Conte è allenatore a 360°, e cura i suoi giocatori sotto tutti i punti vista, non solo da quello tattico e tecnico, ma anche su quello dell'alimentazione come su quello della condizione fisica ottimale: è vero che quando Chiellini era stato dichiarato clinicamente guarito se l'era portato sia a Trebisonda che a Milano, ma senza la minima intenzione di metterlo in campo, forse ancor più per seguire da vicino il suo approdo ad una forma che lo mettesse il più possibile al riparo da ricadute.
E in questa settimana senza gare, a Vinovo, con i resti delle Nazionali, il processo di recupero sarebbe stato portato a termine.
Ma ecco la sorpresa: Spagna-Italia, amichevole a questo punto senza senso, in un momento in cui le squadre di spicco sono impegnate su più fronti, e già alle prese con problemi di turnover, buona solo per sperimentare semmai qualche nuovo rincalzo, e arriva la convocazione, inopinata, di Chiellini. Senza preavviso.
 
Poi Prandelli ha tirato fuori la storia di aver avuto l'assenso dal medico della Juventus.
Una balla colossale.
Perché, come riferisce La Stampa, al team manager bianconero Fabris è arrivato alle 18 l'annuncio della convocazione di Chiellini, mentre dai medici l'ok, che comunque riguardava la semplice guarigione clinica,  perché qua finisce il compito del medico, è arrivato, per stessa ammissione di Prandelli, alle 23.22.
Quando ormai sia Conte che Marotta avevano già pubblicamente sollevato tutte le loro perplessità sulla disponibilità (che è cosa ben diversa dalla semplice idoneità) del giocatore per una gara, visto che Chiellini non aveva mai nemmeno preso parte ad una partitella.
Poi Prandelli ha gonfiato il petto, arroccandosi, con atto di estrema albagia, al limite dell'arroganza, dietro i suoi diritti di ct di convocare chi va in panchina. Già, siamo nell'Italia dei cachi, dove l'apriti sesamo è 'IO HO DIRITTO', a prescindere da tutto: soprattutto se, così facendo, qualcuno può sentirsi, e fingere di apparire, un gradino sopra gli altri, visto che mettendola su altri piani finirebbe invariabilmente giù giù.
E il ct l'ha fatto alzando la voce, di prepotenza. Come è costume di un dittatore. O di chi aspira a diventarlo.
 
Già, perché Prandelli, con la strada, ormai l'ha capito, ineluttabilmente chiusa verso la panchina su cui siede Conte (non è una frottola, già in passato l'aveva messa nel mirino ed era stata la causa del suo addio ai viola, ebbe a dire Diego Della Valle), ormai vorrebbe rimanere in Nazionale, ma come SuperSuperSuperCt. E allora recita la parte dell'uomo forte, quello che pretende di imporre sempre le sue decisioni, perché lui può: Conte gli ha parlato di garbo e di educazione.... due parole che non fanno parte del vocabolario dell'altro.
Perché Conte sì, sarà anche un irruente, un sanguigno, uno che non le manda a dire, anche un po' ruvidamente, ma è un sincero, privo di quella viscida malizia che invece si trova spesso a dover fronteggiare. Anche stavolta.
Conte e Prandelli, al di là di una certa stima professionale (e il ct dovrebbe fare un monumento a Conte per avergli ricostruito il blocco che è sempre stato la  base delle Nazionali vincenti, cioè il blocco Juve: e quando dico ricostruito intendo anche forgiato nel carattere e nell'approccio alle gare), non si annusano granché; troppo diversi caratterialmente: un leader nato vs un pretucolo.
 
E poi, non per pensar male o far dietrologia, c'è da capire anche chi ricorda che dal 9 al 20 marzo Juve e Fiorentina si incontreranno ben tre volte: è vero che don Cesare e i Della Valle non è che si siano lasciati benissimo, ma la maglia e lo spirito viola sembrano essergli rimasti dentro, almeno quanto gli è rimasta dentro l'invidia per chi, come Conte, alla Juve voleva andare (anzi, lui non se ne sarebbe mai andato) per amore, c'è riuscito e l'ha riportata su.
Ma è un pensiero che ci offende solo a concepirlo perché, se è vero che l'andazzo del nostro calcio dopo Farsopoli è paragonabile a un letamaio, non vorremmo davvero credere che si sia a questo punto. Anche se a pensar male si fa peccato ma molto spesso ci si piglia.
 
Ah dimenticavo, il Consiglio di Lega, quello eletto col putsch firmato Galliani-Lotito, ha dato l'Ok ad uno stage di Prandelli tra il 14 e il 15 aprile, tra la quintultima e  la quartultima di campionato, quando tutto potrebbe essere ancora in gioco... E sappiamo chi rimarrà senza più di mezza squadra... il solito Conte....
 
Ora Prandelli fa il risentito, dice di sentirsi svuotato dalle polemiche. Come quello che incendia la casa e poi si lamenta che sia bruciata.
C'è una sola cosa che si possa sperare: che ci rimandi il giocatore in buone condizioni.
E anche gli altri beninteso, visto che la Juve gliene ha forniti altri sei.
Perché io, e come me credo accada ad altri tifosi juventini, ormai guardo le partite della Nazionale col batticuore: non per il risultato, neh, solo  con la preoccupazione che uno dei nostri si faccia male.
Per il resto ne ho stra-abbastanza di chi vince titoli mondiali con i nostri, sale sul carro dei vincitori e butta noi nel burrone. 

 

Twitter: @carmenvanetti1