Bologna-Juve '81: quando Brady incantò il 'Dall'Ara'

L’estate 1980 ha rappresentato uno spartiacque epocale nella storia del calcio italiano sia per lo scandalo del calcio scommesse, sia per la riapertura delle frontiere, che dopo diversi anni diede nuovamente la possibilità ad ogni squadra di acquisire un giocatore straniero. In questa “corsa agli armamenti”, dopo aver vagliato differenti opzioni, tra cui anche Maradona stando ai rumors dell’epoca, Boniperti decise di portare a Torino Liam Brady: non era (purtroppo) uno sconosciuto per i tifosi bianconeri che lo avevano visto all’opera nella doppia semifinale di Coppa delle Coppe della stagione precedente contro l’Arsenal, che ebbe la meglio sui nostri e riuscì ad accedere alla finalissima grazie al decisivo gol di Vaessen all’87  nella partita di ritorno al Comunale.

L’acquisto dell’Irlandese, pagato circa un miliardo delle vecchie lire, rappresentò anche una svolta tattica importante per la squadra di Trapattoni che, per la prima volta durante la sua gestione, decise di disporre di un regista dal piede sopraffino e dall’intelligenza tattica notevole, dopo anni di surrogati rappresentati ora da Furino, ora da Benetti. L’obiettivo era quello di alzare il tasso tecnico di un gruppo che veniva da una difficile stagione 1979-80, ma che si componeva di campioni del calibro di Scirea, Gentile, Cabrini, Tardelli, Bettega: quale modo migliore di esaltarne le caratteristiche se non attraverso un giocatore che avesse la qualità giusta per metterli sempre nelle migliori condizioni possibili? Furino avrebbe detto di lui: “Un giocatore d’ordine, dotato di un buono spunto e di un ottimo sinistro. Il suo  impatto col calcio italiano non fu facile, specialmente col caldo, lo ricordo a Cagliari alla prima di campionato, lui finì la partita che sembrava avesse preso un’insolazione. Ma poi ingranò e ci diede una grossa mano nel rimontare la Roma”.

L’inizio della stagione non fu dei migliori per la Juventus, chiamata ad inseguire la sorprendente Roma di Liedholm e Falcao già dalla prima giornata a causa del pareggio a Cagliari; anche il prosieguo non sembrò offrire grandi aspettative quando, ad esempio, in occasione del derby d’andata Agnolin convalidò incredibilmente il gol vittoria di Graziani, nonostante la precedente carica di Pulici su Zoff: dopo esser scivolati a -4 dalla vetta, i ragazzi del Trap non si scomposero e cominciarono, nei confronti di Inter, Napoli e Roma, una rimonta  che li avrebbe portati a scavalcare i nerazzurri, a raggiungere i partenopei e a portarsi ad un solo punto dai giallorossi.
Prima della trasferta di Bologna del 1° marzo 1981, valevole per la 19sima giornata di campionato, i nostri avevano conquistato due vittorie contro Como e Brescia senza la presenza di Brady, fuori per stiramento; ma Trapattoni, alla vigilia del match con i rossoblu, non lasciò spazio a dubbi: “Liam è pronto, gli ultimi allenamenti mi hanno dimostrato che è in grado di riprendersi il proprio posto”. Sarebbe stato l’autentico protagonista di giornata; forse  per la pioggia quasi irlandese che quel giorno scese su Bologna che lo fece sentire quasi a casa, forse per le due settimane di riposo forzato, umiliò e frastornò il marcatore diretto Paris, siglando due reti, fornendo a Bettega l’assist per il gol del’1-0 e riuscendo ad imbastire un gioco semplice ed essenziale, condito da lampi di classe assoluta, tanto che tutto il 'Dall’Ara' gli riservò una standing ovation quando uscì al 66’. La partita terminò 5-1 per i bianconeri, con i gol di Cabrini e Fanna a completare le marcature di Bettega e Brady e con la rete della bandiera di Fiorini su rigore, a gara ormai chiusa. La rincorsa alla Roma, vittoriosa al Comunale contro il Torino poteva continuare, ma il punteggio avrebbe potuto assumere proporzioni ben maggiori se Bettega non avesse fallito un rigore nel primo tempo.

Il Bologna, dal canto suo, veniva da una vittoria per 4-0 sul Perugia; il largo successo,  insieme ai 19 punti ottenuti fino a quel momento, (16 in classifica a causa di 3 punti di penalizzazione), 4 in meno rispetto alla Juve, aveva creato grande aspettativa tra i tifosi, tanto che una pubblicazione distribuita fuori dallo stadio così recitava: ”In pressing contro la Juve per arrivare in zona Uefa”. Lo stesso Radice venne influenzato dall’aria di esaltazione generale, al punto da mandare in campo una squadra con l’atteggiamento di chi voleva giocarsi  l’incontro a viso aperto, senza troppi accorgimenti tattici o premure difensive. Alla fine però tutto si sarebbe concretizzato in una terribile lezione di calcio da parte di Brady e compagni.