Juve-Udinese ’02: quando Nedved divenne la “furia ceca”

Se c’è una particolarità che accomuna campionissimi del passato come Nedved, Platini e Zidane, oltre alla maglia bianconera e ai tanti trofei conquistati, è sicuramente da ricercare nelle prestazioni non proprio esaltanti offerte agli inizi delle rispettive avventure sotto la Mole: vuoi per natura tattica, vuoi per problemi fisici o anche semplicemente per questioni di adattamento al calcio e allo stile di vita italiano.

In tanti ricorderanno il periodo poco brillante che Pavel Nedved aveva vissuto nell’autunno del 2001, quando appariva spaesato, catapultato come in una realtà che quasi non gli appartenesse, con prestazioni che avevano fatto storcere il naso ai tifosi e destato più di qualche perplessità tra la critica: sostituire la classe di Zidane con la corsa e il dinamismo di Nedved era apparso fin lì non proprio la scelta giusta.  Il 4-4-2 di Lippi sembrava inadatto all’esplosività e al furore agonistico di un giocatore che, nei 5 anni precedenti, alla Lazio era riuscito a diventare uno dei più grandi centrocampisti d’Europa, grazie anche alla libertà di agire che aveva nel 4-5-1 di Eriksson dove la qualità dei centrocampisti come Nedved veniva ampiamente esaltata. Anche la squadra ne aveva sofferto al punto di finire distanziata di sei punti dall’Inter capolista poco prima della gara di Natale.

Lippi però è sempre stato allenatore capace di dare fondo a diverse scorte di creatività per cercare di trarre fuori il meglio dai giocatori a sua disposizione; e così come nel ’94 aveva varato una Juve ultraoffensiva con Baggio (poi Del Piero), Ravanelli e Vialli, così nella gara col Brescia del 23 dicembre 2001 riuscì a trovare il giusto ruolo per Nedved: rifinitore  dietro Trezeguet e Del Piero, con libertà di svariare su tutto il fronte d’attacco per sfruttarne la grande propensione alla corsa e il tiro dalla distanza; caratteristiche insomma ben  diverse dal trequartista alla Zidane, come lo stesso Lippi dichiarò: “Certi paragoni non sono possibili, ho soltanto cercato di sfruttare le caratteristiche dei giocatori che alleno. Pavel in quella zona di campo è più coinvolto nel gioco, si va a cercare spazi e palloni”.  L’esperimento andò alla grande con la vittoria per 4-0.

Il nuovo assetto tattico che prevedeva difensori e centrocampisti schierati a formare un 4-3-1-2 venne riproposto anche nella sfida casalinga all’Udinese del 6 gennaio 2002, valevole per l’ultimo turno del girone d’andata, con il ritorno tra i titolari di due “vecchietti” come Ferrara e Conte, chiamati a sostituire Montero e Tudor, e lo spostamento di Thuram nel ruolo di terzino destro. I friulani invece, si presentarono al “Delle Alpi” con un 3-5-2 col classico atteggiamento di chi cercava, con un’attenta difesa e rapidi contropiede, di mettere in difficoltà un avversario dalla caratura tecnica decisamente superiore. Dopo soli 5’ la strategia sembrò rivelarsi vincente visto che, proprio sugli sviluppi di una ripartenza ben orchestrata da  Martinez e Muzzi, Conte fu costretto a stendere Di Michele in piena area provocando così il rigore. Nella porta in cui Salas qualche mese prima aveva spedito il pallone in curva nel rocambolesco derby finito 3-3, Muzzi si fece ipnotizzare da Buffon. Scampato il pericolo, Nedved salì subito in cattedra provando la conclusione dalla distanza  su assist di Trezeguet ma  trovando la ribattuta del difensore Gargo. Il gol arrivò al 15’, quando Zambrotta fu bravo ad arpionare col sinistro un pallone carambolato sulle teste di Del Piero e Trezeguet. Al 24’  il raddoppio con un’azione che Nedved più di una volta avrebbe riproposto nei suoi anni in bianconero: su passaggio di Thuram si accentrò, scaraventando un violento sinistro all’incrocio. Un gol liberatorio che diede ancora più convinzione al ceco che ci riprovò con un tiro di destro ben sventato dal portiere Turci. Il gol del definitivo 3-0 arrivò al 42' con Davids che concluse a rete una splendida triangolazione con Del Piero sulla sinistra. Nella ripresa la Juve diede l’impressione di voler dosare le forze, con giocate sempre più accademiche a favorire lo spettacolo e che vedevano in Nedved il grande protagonista: dopo una bella combinazione con Del Piero, il ceco servì in profondità Trezeguet che però capì in ritardo le intenzioni del compagno.

Un Lippi raggiante così commentò a fine gara: “Sono molto contento e soddisfatto; al di là dei singoli che stiamo ritrovando, questa Juve ha ritrovato lo spirito giusto e una grande unità d’intenti. Abbiamo finalmente pigiato l’acceleratore e speriamo di andare a tavoletta fino a maggio per toglierci grandi soddisfazioni”. Il 5 maggio di quell’anno vi ricorda qualcosa?