Unbeatable

Avrei potuto titolare con un più semplice "Imbatibbili" ma in omaggio a James Pallotta, e anche perché non so come si traduce in cinese, preferisco un termine più comprensibile anche agli occhi di Unicredit, quel macchinario bancario attaccato alla Lupa che ancora le permette di respirare e correre. Ma a parte gli screzi tra gli americani che pensano di poter decidere ed i filocinesi che tentano di far rientrare il capitale investito vorrei sottolineare una situazione personale.

Sarà pure difficile la vita dei tifosi bianconeri che vivono a Roma ma non è nemmeno facile per un "gobbodimmerda" (cit. Trillo) di Milano, e quindi intelligente non fosse altro per la scelta della squadra, che lavora per una multinazionale con sede a Roma e che ha tutti i colleghi, o quasi, che so' maggici!!! Che si vinca o che si perda, immancabilmente, ogni volta che vado a Roma scelgo di viaggiare e di entrare nell'open space dell'ufficio indossando uno dei cappellini della Juventus e ogni volta cambio. Il mio preferito è quello giallo vivace che ha anche il logo Juventus più grosso del normale, una cafonata che nemmeno lo stellone sulle maglie allenamento dell'Inter di qualche anno fa o il fazzoletto tricolore che usciva dal taschino delle maglie del Milan una volta che lo scudo è tornato sulle nostre casacche.

Giuro che non è provocazione, nemmeno un pacchiano tentativo di perculare i colleghi, è semplicemente un fiero sfoggio della propria identità sportiva, una sana rivendicazione del fatto che il cappellino è mio, non l'ho rubato ma, essendo gobbo, anche se l'avessi rubato rimarrebbe comunque mio, stanco di essere associato a Milan e Inter solo perché vivo a Milano, quindi esibisco il simbolo anche per evitare spiacevoli equivoci. Sono gobbo e se non ci credete fatevene una ragione, guardate in testa che c'ho e chi c'è (almeno fino a stasera). Certo che, dopo due anni di dominio incontrastato dove ho avuto vita relativamente facile, anche per la maniera in cui abbiamo dominato i due scorsi campionati, quest'anno alla festa di Natale societaria la vedo dura. Se poco prima delle festività saremo in testa, e magari anche qualificati in Champions il mio regalo per i colleghi sarà indossare un cappellino meno appariscente. Una sorta di rispetto sportivo minimizzando la visibilità del logo e mitigando il contrasto del colore, sceglierò un grigio spento con una "J" nera ovviamente in bella vista. Va bene il rispetto ma che si sappia.

Ora, a scanso di equivoci e vista l'interpretabilità della lettera che tutti vorrebbero fosse scarlatta, chiarisco che la "J" non sta per Junior, e nemmeno per "J'avemo fatto er culo", è semplicemente l'iniziale di una parola che è diventata un'ossessione. Significa Juventus. Sempre e comunque, almeno quando tale cappellino lo indosso io e, ovviamente, Antonio Conte. Un'ossessione che percepisco dai commenti ogni volta che scendo a Roma: "Aho ma de che, rubbano da 60 anni e ancora parlano", "hai capito come funziona er complotto", "E come te sbaji, stava in foriggioco de du metri". Questi sono i più gettonati che a volte  ritornano; ma quest'anno, fino a metà novembre, si respirava un'altra aria a Roma. Fino a metà novembre era l'anno giusto, i commenti oscillavano fra il rosa e il giallorosso in un arcobaleno di ottimismo mentre battevano tutti i record possibili. Tanto da suscitare ilarità tra i loro dirimpettai con l'aquila sul balcone cui, piuttosto di vedere la capitale apparecchiata a giallorosso per un anno intero, va bene tutto anche la Juventus. E tra i colleghi laziali c'è anche chi spiega alla propria maniera le autocelebrazioni romaniste: "Loro sono la squadra più forte di tutte le squadre di tutti gli sport", si può riassumere così lo slancio dei romanisti per i propri beniamini, e non che noi vogliamo togliere loro questa convinzione.

Mi immagino solo un Totti pronto a lanciare la sfida agli All Blacks: "Quanno vojono, 'ndove vojono, i sfonnamo. E nun me ne frega 'n cazzo si è 'na tradizzione. Simmefanno 'a lingua je parto de capoccia", non fosse bastata la sfida all'Olimpico tra le Nazionali di rugby di Italia e Argentina, che ha probabilmente ridotto il campo a un ammasso di zolle dove una squadra tecnica come la Roma rispetto ad una squadra più agonistica come il Cagliari sicuramente è sfavorita. Ma nun potevano gioca' ar Flaminio? Hai capito er complotto? Questa è la versione nel caso in cui la Roma perdesse o pareggiasse, nel caso vincessero lascio a voi, e a loro, il libero sfogo. Io, quali che siano i risultati da oggi a Natale, mi addormenterò sull'aereo per Roma abbassando il mio cappellino sugli occhi perché in testa ho sempre la Juve. Lo ammetto, è un'ossessione anche per me oltre che per loro e prima di addormentarmi di sicuro mi verrà in mente la solita domanda che si ripete ciclicamente: 'Ma se alla fine vinciamo ancora noi, poi, chi li sente?'.