Juve d'Europa o Juve d'Italia?

Dopo i due pareggi iniziali nel girone di Champions contro i volenterosi dopolavoristi danesi e una squadra turca praticamente senza allenatore, infausti presagi si stagliavano sull'orizzonte europeo della Juventus. Solo due punti all'attivo e la prospettiva di affrontare la squadra più forte del girone nonché una delle principali favorite per la vittoria finale, mentre dall'altra parte i turchi potevano tranquillamente portare a casa sei punti nel doppio confronto col Copenhagen.

Dopo essere passati attraverso le forche caudine dei blancos, aver il destino europeo ancora nelle proprie mani è quindi risultato da non disprezzare assolutamente. Lo è ancor di più alla luce delle due prestazioni: a fare la differenza sono state le individualità del Real Madrid, alcune decisioni arbitrali cervellotiche e il solito errore individuale insensato e marchiano. Dal punto di visto del gioco, però, consentitemi di dire che nei 180 minuti la Juventus ha fatto una figura decisamente migliore delle merengues e avrebbe meritato sorte migliore del punticino messo in cascina.

Antonio Conte ha scelto di affrontare gli spagnoli cambiando l'impostazione tattica che aveva adottato nelle dodici precedenti apparizioni europee. Quello che è stato sbrigativamente definito il ritorno al 4-3-3 è stato in realtà qualcosa di leggermente differente: in fase di non possesso si è trattato di un 4-5-1, con Tevez e Marchisio che rinculavano sulle corsie laterali a proteggere i terzini dalle incursioni degli esterni madrileni, mentre in fase di possesso è stato giocoforza un 4-3-2-1, per le caratteristiche di Marchisio e Tevez che non sono propriamente due ali ma giocatori che privilegiano giocare per tracce interne. Ad entrambi è stato chiesto un sacrificio non da poco, ma si può dire che il compito sia stato svolto in maniera più che soddisfacente. Tevez è stato sempre presente nel vivo delle azioni offensive mentre Marchisio, che all'andata aveva fatto un po' più di fatica, nella gara di ritorno si è reso pericolosissimo in due occasioni nelle quali solo uno strepitoso Casillas gli ha negato la gioia del goal. Entrambi comunque molto diligenti anche nella fase di non possesso.

La fluidità della manovra è sembrata migliore rispetto alle prime due partite ma anche a rispetto a molte delle prestazioni in campionato, si è vista per alcuni tratti un'intensità nel recupero veloce del pallone che latitava da tempo e, soprattutto, il gioco è sembrato molto meno statico di quanto non fosse diventato recentemente nella classica impostazione con tre difensori e due esterni a supporto. Considerando ancora una volta il valore dell'avversario che si aveva di fronte, credo che l'importanza di questi segnali vada di nuovo sottolineata. Usciamo dalla doppia sfida con qualche sicurezza in più mentre la paura della doppia imbarcata, che molti avevano, è stata spazzata via dalla qualità di due prestazioni che rinfrancano.

Dalle dichiarazioni di Conte pare di capire che in Europa si insisterà con questa impostazione tattica mentre in Campionato il 3-5-2 sarà ancora il vestito principale, fatta salva la possibilità di cambiarlo in determinate partite a seconda delle caratteristiche dell'avversario (la partita di domenica col Napoli, ad esempio, potrebbe essere una di quelle). Una prima soddisfazione, però, noi sostenitori della difesa a quattro possiamo portarla a casa: il 3-5-2 è da oggi un po' meno dogma. Solo pochi mesi fa Conte era categorico: senza Pepe non si può giocare diversamente. E invece si può giocare eccome. Certo, non si può fare il 4-3-3 di due anni fa, mancando oltre all'esterno romano pure Vucinic, ma il 4-3-2-1 visto in queste due partite si è rivelato un "vestito" che la squadra sa indossare molto bene, tanto che con ogni probabilità non lo toglierà più quando valicherà confini della serie A.

Io continuo a pensare che, con un paio di accorgimenti, e al netto di eventuali investimenti nel mercato di gennaio, il vestito potrebbe calzare ancora meglio: col ritorno di Vucinic il lavoro che ha svolto Tevez credo sia più indicato per le caratteristiche del montenegrino (che già interpretava bene compiti simili nel 4-3-3 di due anni fa), così da portare l'Apache nel ruolo di riferimento centrale, in modo da sfruttarne meglio la vena realizzativa in virtù della posizione e di una mole di lavoro inferiore in fase di non possesso. Inoltre ritengo che il ruolo di seconda mezzapunta si adatti meglio alle caratteristiche di Pogba che non a quelle di Marchisio. Questo consentirebbe anche di ricreare il collaudatissimo trio di centrocampisti che un paio di anni fa esaltò le doti di inserimento della mezzala torinese che sono un po' mancate negli ultimi tempi.

Sempre analizzando le parole del tecnico salentino, si ricava la sensazione che nelle partite di campionato dove si affrontano squadre che rinunciano a fare la partita e si arroccano in 11 dietro la linea del pallone (quindi ne rimarrebbero fuori davvero poche, considerando l'andazzo verificato in questi due anni e mezzo) continuerà a insistere con il 3-5-2 che considera, parole sue, più offensivo rispetto al 4-3-2-1. Senza voler insegnare il mestiere a uno degli allenatori più quotati d'Europa ma per il solo piacere di provare ad argomentare senza archiviare il tutto con un rassicurante "Se lo dice Conte chi sono io per contraddirlo", provo a spiegare perché questa argomentazione non mi convince affatto.

Innanzitutto per una semplice questione di caratteristiche dei calciatori. Passando dalla difesa a tre a quella a quattro, vengono rimescolate alcune posizioni ma sostanzialmente si finisce col togliere un difensore centrale per mettere un centrocampista in più a sostegno della punta. Pensiamo ad esempio alla formazione di ieri: cosa sarebbe cambiato passando dal 4-3-2-1 al solito 3-5-2? Avrebbe semplicemente giocato Ogbonna invece di Marchisio. L'ex granata, con Bonucci e Barzagli, avrebbe formato il trio difensivo. Caceres e Asamoah esterni a supporto invece che terzini a quattro, poi Pirlo, Vidal, Pogba e Tevez che avrebbe fatto la seconda punta a fianco di Llorente invece che la mezzapunta/esterno a seconda delle fasi di gioco. Quindi, al netto dell'interpretazione che se ne dà sul campo, si può considerare più offensivo un sistema di gioco che prevede un difensore in più e una mezzapunta in meno?

A sostegno di questo argomento soccorre l'esperienza: cosa accade sempre più spesso quando si affrontano squadre che si arroccano in difesa del fortino imbottite di difensori e centrocampisti e che lasciano una sola punta davanti? Che i tre difensori centrali si rivelano decisamente sovrabbondanti e ci si ritrova in quella situazione da "pezzo in più dei mobili dell'Ikea" (definizione i cui copyrights vanno a un collega di redazione): uno dei tre, generalmente Chiellini, finisce per sganciarsi sempre più spesso a sostegno della manovra offensiva, e lo fa ovviamente con tutti i limiti intrinseci nelle sue caratteristiche tecniche. Perché allora non schierare da subito un difensore in meno e una mezzala/mezzapunta in più, visto che in quel ruolo abbiamo quattro giocatori di livello assoluto che, viceversa, rimarrebbero a rotazione in panchina? E se la partita non si sblocca, fuori uno dei quattro e dentro una punta in più. Fermo restando che contro squadre di medio-bassa classifica si potrebbero anche azzardare tre attaccanti puri sin dall'inizio per poi assestarsi meglio a punteggio sbloccato.

Per quale motivo allora Conte ritiene più offensivo il 3-5-2? Io credo per una combinazione di ragioni: avere davanti due attaccanti centrali che dialogano tra di loro invece che uno soltanto e utilizzare nella costruzione della manovra due esterni contemporaneamente invece che uno, sfruttando quindi meglio l'ampiezza del campo. Anche qui, però, trovo controindicazioni che mi fanno preferire la difesa a quattro. Innanzitutto gli esterni che possiamo mettere in campo col 3-5-2 non sono certo delle ali in grado di garantire guizzi improvvisi, saltare l'uomo e creare superiorità numerica. Si tratta invece di terzini o comunque giocatori adattati al ruolo (Asamoah), che garantiscono migliore copertura in fase di non possesso ma il cui contributo ai fini dell'imprevedibilità della manovra è assai limitato per via delle loro caratteristiche tecniche: consentono completezza al giro palla, la possibilità di passare da una parte all'altra del campo in attesa di trovare i varco giusto ma la loro reale pericolosità offensiva è limitata alle poche volte nelle quali si riesce a pescarli sulla corsa, alle spalle del difensore avversario. Situazione che, va da sé, si verifica raramente quando gli avversari rimangono in blocco a difesa degli ultimi 20 metri.

Tanto vale, allora, attaccare con un terzino per volta (mentre l'altro rimane bloccato dietro) e provare a sfruttare meglio quello che è il vero plus di questa squadra, ossia le capacità di inserimento negli spazi da parte delle mezzali. E per fare questo è preferibile giocare con una sola punta centrale, cosa che oramai fanno più o meno tutti in Europa, mentre pochissimi giocano ancora con le due punte. Questo perché è diventato sempre più determinate non intasare la zona centrale del fronte d'attacco e allargare le maglie difensive avversarie. Chi ha gli esterni ne sfrutta le potenzialità, noi invece dovremmo creare, con una sola punta centrale e i movimenti a incrociare delle mezzepunte, gli spazi per gli inserimenti delle mezzali che tanto caratterizzavano il modo di giocare della Juventus agli inizi dell'esperienza contiana. Il 3-5-2 porta con sé una forte componente di staticità e prevedibilità degli sbocchi per vie centrali della manovra, un giro palla mediamente più lento (una sorta di stucchevole tiki taka ma senza l'enorme qualità catalana) e una dislocazione che rende meno agevoli gli inserimenti da dietro degli interni di centrocampo, fornendo alle difese avversarie comodi punti di riferimento centrali.

Inoltre, e questo lo ha riconosciuto lo stesso Conte, il 3-5-2 espone maggiormente la squadra alle ripartenze avversarie, perché le dislocazioni che si vengono a creare rendono meno agevoli quelle transazioni difensive velocissime che consentivano un recupero palla immediato e molto alto. In ciò, probabilmente, risiede la maggiore "difensività" del 4-3-2-1 ma, a ben guardare, si tratta di un aspetto che, unito agli altri che ho provato a esporre, mi fa considerare ancora più adatto e preferibile questo nuovo/vecchio sistema di gioco, sia per le caratteristiche degli elementi a disposizione che per le situazioni tecnico-tattiche che ci si trova ad affrontare tanto in serie A che in campo europeo.