Fiorentina-Juventus 2001. E cominciarono a chiamarlo Trezegol.

Serviva una grande prova di carattere alla Juventus di Ancelotti per espugnare il Franchi nella sfida dell’11 maggio 2001, valida per la trentesima giornata di Serie A. I bianconeri infatti erano reduci infatti dal pareggio casalingo con la Roma capolista grazie al gol realizzato dall’odierno tecnico dei viola, Vincenzo Montella, al 90’, con l’involontaria partecipazione di Van Der Sar: un gol che caratterizzò non poco la settimana che precedeva la trasferta di Firenze, una mazzata  capace d’infondere un dubbio iperbolico di cartesiana memoria sia tra i tifosi che sulla stampa.

La Juventus si trovava a 6 punti dalla Roma con sole 5 gare da disputare e per il terzo anno consecutivo rischiava di finire la stagione con un pugno di mosche in mano; troppi tre anni senza vittorie per una squadra in cui “vincere non è importante, ma è l’unica cosa che conta”.

E così vennero messi in discussione i giocatori, con Inzaghi (che pagava la scarsa vena realizzativa nelle ultime giornate) e Van der Sar (nel mirino per le ripetute parere)  in cima alla lista, per passare alle idee tattiche di Ancelotti e alla sua scarsa capacità di trasmettere la giusta mentalità per portare a casa vittorie anche “risicate“(ben sette le rimonte subìte) su su fino alla Triade, accusata di aver condotto una campagna acquisti non adeguata: Trezeguet, fresco giustiziere dell’Italia ad Euro 2000 che non trovava spazio nonostante Inzaghi-Del Piero fossero lontani parenti di quelli che tre anni prima avevano realizzato 60 gol in due, e Fabian O’Neill, il cui arrivo sotto la Mole era stato annunciato con un anno d’anticipo, i principali errori addebitati a Luciano Moggi.

Come accade però molto spesso in queste situazioni, la Juve seppe fare quadrato intorno a sé e le reazioni alle critiche e ai dubbi partirono proprio dalla proprietà e in particolare da Umberto Agnelli: “Giraudo, Moggi e Bettega costituiscono un'équipe affiatata, competente e complementare che ha portato e porta risultati che giudico positivi, e sono sicuro che continuerà a fornirli ancora per diversi anni”.

E poiché le difficoltà si presentano talvolta tutte assieme, Ancelotti, oltre a fare i conti con le voci di un possibile esonero a fine stagione e su una situazione di classifica compromessa, fu anche costretto a reinventare la formazione: squalificati Tacchinardi e Pessotto; indisponibili Ferrara, Conte, Fonseca; e con un Del Piero a mezzo servizio, il tecnico di Reggiolo fu costretto a schierare proprio O’Neill in mezzo al campo a dettare i tempi, con Trezeguet accanto a Inzaghi e Zidane trequartista, punto cardine del consueto 4-3-1-2; ma anche la Fiorentina dal canto suo si presentava al match più sentito dalla tifoseria senza un certo Manuel Rui Costa e costretta così a ripiegare verso un più tradizionale 4-4-2 col brasiliano Leandro e con Enrico Chiesa davanti; Marco Rossi e Amoroso presidiavano le fasce.

L’inizio per i nostri non fu però dei migliori, con la Fiorentina vicina al vantaggio già dopo 2’ con Leandro solo davanti a Van der Sar e fermato solo da un intervento provvidenziale di Birindelli. All’11 ancora Leandro sulla sinistra crossava al centro per Chiesa, la cui girata al volo terminava ben al di sopra della traversa. La Juve faticava non poco a prendere l’iniziativa in mezzo al campo, con Zambrotta, Davids e O’Neill che soffrivano il dinamismo dei centrocampisti viola, in grado di tenere lontano i bianconeri dalla propria area di rigore e di ripartire in contropiede, sfruttando la velocità di Chiesa e Leandro sui quali però  Montero e Tudor, col passare dei minuti, stavano prendendo le misure del caso. E al 24’ furono proprio i ragazzi di Ancelotti a portarsi in vantaggio con Zidane, bravo a sfruttare una sponda di Trezeguet su cross di Birindelli e a dare così alla partita una svolta fin lì insperata.

Dopo solo 4' fu Tudor a realizzare il 2-0 grazie ad un colpo di testa sugli sviluppi di un calcio d’angolo in cui era stato lasciato completamente libero di colpire a rete da parte di una difesa preoccupata soprattutto di contrastare Trezeguet; per il croato l’annata 2000-2001 fu, per inciso, la migliore con la maglia bianconera, non solo per i 6 gol totali ma anche per il grande apporto in fase difensiva, tanto che la difesa juventina sarebbe risultata la meno battuta a fine torneo. Con il doppio vantaggio e uno Zidane salito in cattedra sarebbe servito qualcosa d’imponderabile per rimettere in piedi la partita, e così ci pensò ancora una volta Van der Sar che, con un’uscita a vuoto su corner, lasciò la porta spalancata a Marco Rossi che poté così deviare in rete  senza problemi. Nella ripresa l’allora mister viola Roberto Mancini, alla prima esperienza su una panchina, decise di rischiare il tridente con l’inserimento di Nuno Gomes per Vanoli; ma fu ancora la Juve ad andare vicina al gol con Trezeguet e Zidane; in entrambi i casi tuttavia Toldo respinse da grande portiere. E mentre si facevano sempre più vivi i fantasmi di Nakata e Montella che solo una settimana prima erano stati in grado di riacciuffare un pari insperato negli ultimi minuti, fu Trezeguet a chiudere la gara sul 3-1 all’89’ con un colpo di testa ad anticipare Repka.

Per il francese sarebbe stato l’inizio di una nuova vita in bianconero; avrebbe infatti giocato le ulteriori 4 partite rimanenti realizzando 6 gol che purtroppo non permisero alla Juve di vincere lo scudetto che finì invece alla Roma di Capello; ma fu in questo finale di campionato che David pose le basi per diventare l’attaccante titolare della Vecchia Signora per quasi 10 anni, l'artefice di numerosi successi e il giocatore straniero più prolifico con ben 171 gol.