Real Madrid-Juve: crocevia della stagione

Madrid, 23 ottobre 2013.
Luogo e data importanti, per non dire decisivi, per capire quale piega potrà prendere l'annata della Juventus.
E non ci riferiamo solo alle possibilità di proseguire l'avventura - che già si é complicata - in Champions League, ma anche e soprattutto ai risvolti psicologici che il risultato di quella partita potrebbe avere.
Lo scorso anno la partita-svolta della prima fase di stagione è stata senza dubbio quella giocata contro il Chelsea a Torino: una gara senza appello nella quale i ragazzi di Conte diedero il meglio, dimostrando prima di tutto a loro stessi che rivaleggiare con i migliori in Europa era possibile.

Quest'anno la sfida del "Bernabeu" arriva un po' prima (terza giornata del girone, mentre allora la sfida contro i londinesi arrivò alla quinta) e teoricamente anche un risultato negativo potrebbe non compromettere irrimediabilmente il percorso dei bianconeri nell'Europa che conta. Ma una sconfitta potrebbe minare le certezze di un gruppo che in questo periodo sembra giocare al risparmio, meritando sempre di prevalere sull'avversario, ma raramente in modo netto e dominante. Una vittoria, al contrario, restituirebbe quell'entusiasmo - anche nei tifosi ipercritici - che rappresenta la benzina migliore per alimentare le grandi imprese.

Di fronte c'è un club che negli ultimi tre anni è giunto in semifinale di Champions League, e ha mancato l'approdo all'atto conclusivo perdendo - rispettivamente - contro Barcellona, Bayern e Borussia Dortmund, i top clubs delle ultime cinque/sei stagioni insieme al Manchester United. Al posto dell'incendiario Mourinho è arrivato il pacato Ancelotti, uno che ha persino scritto un libro intitolato "Preferisco la Coppa" -giocando sul doppio senso fra la nota passione per i salumi e le performance europee - per sintetizzare la propria attitudine che lo ha visto trionfare 4 volte (2 da calciatore e 2 da tecnico) in Champions League con il Milan. Perez ha scelto Carletto dopo un corteggiamento partito da lontano e sfumato due volte prima della fumata bianca.

I "regali" portati  in dote dal munifico palazzinaro madrileno al suo nuovo "gestore di superstar" sono stati come al solito clamorosi: giovanotti come Isco e Illaramendi, per i quali sono state pagate clausole rescissorie intorno ai 40 milioni di euro ciascuna, e giovanotti di rientro - o promossi dalla filiale Castilla - come Jesé, Morata, Carvajal. Non contento, e solleticato dall'operazione Barcellona-Neymar, Don Florentino ha sconfitto il prurito comprando Gareth Bale per la "miseria" di 109 milioni.
Volendo ribadire il concetto di "Real Madrid club più mediatico del Globo", nelle scorse settimane Perez ha rinnovato il contratto a Cristiano Ronaldo, portando l'ingaggio del portoghese a quota 17 milioni di euro netti l'anno, uno in più di Messi. Inutile dire, facendo un paragone un po' volgare, che, almeno per ora e limitandosi al solo campionato, l'atteggiamento un po' frustrato evidenziato dal  club madridista nei confronti dei rivali di sempre non sta ripagando gli enormi investimenti effettuati.
Con buona pace della propaganda filo-madridista finora costretta ad adottare il basso profilo.

La stampa filo-madridista storce il naso, la squadra sembra la solita minestra fatta con ingredienti prelibati ma totalmente incompatibili gli uni con gli altri: solo l'andamento europeo salva Ancelotti da critiche più feroci, perché il Madrid gioca male e non è una squadra. Il talento individuale decide le partite e il collettivo non esiste ancora, ma il Mister rimane apparentemente sereno e fiducioso che le cose andranno migliorando. La Juve, per uscire indenne dalla tana madridista, deve elevare il proprio livello di gioco come mai le è riuscito quest'anno, ma anche il Madrid deve dare un segnale forte per non continuare nel solco delle ultime prestazioni scialbe e appannate. C'è la possibilità che ne esca una partita spettacolare.

Casillas, promosso portiere di Coppa, continua nel solco dell'ultimo periodo con Mourinho: in campionato anche Ancelotti gli preferisce Diego Lopez. Difesa con Arbeloa e Carvajal a contendersi una maglia a destra, i "bollenti spiriti" di Ramos e Pepe centrali titolari - con Varane nel ruolo di rincalzo immediato - e a sinistra Marcelo, che se sta bene panchina costantemente Fabio Coentrao. In mezzo viene il bello, con Xabi Alonso fuori per guai fisici, Khedira medianaccio di copertura (in quel ruolo un tempo giocava Makelele: che abisso!) e il pupillo del Mister Luka Modric (Ancelotti lo voleva già ai tempi in cui allenava il Chelsea) a dirigere il traffico e innescare il quartetto Isco-Benzema-Ronaldo-Bale. Con Di Maria difficile da relegare in panchina, si accettano scommesse su eventuali mugugni e malumori - in verità già affiorati.. .- allorché "Mister 109 milioni" dovesse rientrare a pieno regime. Nello spogliatoio madridista si annidano le speranze degli avversari, visto l'ambientino che si era creato ai tempi dello Special On(c)e e che sembra aver lasciato diversi strascichi.

Non giurerei sull'effettivo rafforzamento di una rosa che ha sì acquisito giovani interessanti e un potenziale fuoriclasse come Bale, ma le cessioni di Higuain (120 gol in sette anni, di cui gli ultimi 5 da punta centrale) e Ozil (il miglior assist-man dell'ultimo triennio madridista) non sono state metabolizzate a dovere dal popolo merengue.
E, con tutto il rispetto, i due ex madridisti che oggi fanno le fortune di Napoli e Arsenal hanno un peso "leggermente" diverso rispetto ai nostri Matri e Giaccherini, la cui cessione fece sbottare Antonio Conte con la famosa frase: "Senza di loro, ci siamo indeboliti".

 

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